Se in Italia il Capodanno è spesso associato al consumo di cotechino e lenticchie, simboli di abbondanza e ricchezza, in Spagna la fortuna si cerca con gli acini d’uva. Ogni cultura ha i suoi rituali per propiziare l’anno nuovo, e “las uvas de la suerte” è diventata parte integrante della tradizione per festeggiare il Capodanno in Spagna, creando un momento di gioia condivisa che unisce milioni di persone nel Paese. Ma in cosa consiste questa usanza così particolare? E da dove ha origine?
Las uvas de la suerte: dodici acini d’uva, uno per ogni mese dell’anno
L’ultima notte dell’anno, conosciuta in Spagna come Noche Vieja (notte vecchia), è il momento in cui prende vita una delle tradizioni più affascinanti e simboliche del Capodanno in Spagna: las uvas de la suerte, ovvero “gli acini d’uva della fortuna”. Questo rituale consiste nel mangiare dodici chicchi d’uva, uno per ogni rintocco dell’orologio, affidando a ciascuno un desiderio o una speranza per l’anno che sta per iniziare.
Secondo la tradizione, la maggior parte delle famiglie spagnole si sintonizzano sulla Televisión Española, che trasmette in diretta il conto alla rovescia dalla celebre Puerta del Sol di Madrid, scandito dai solenni rintocchi dell’orologio della piazza. Quando iniziano le ultime 12 campanadas, che simbolicamente rappresentano i mesi dell’anno nuovo, bisogna mangiare un chicco d’uva per ogni rintocco. Questo gesto, carico di significato, spesso si trasforma in un momento di ilarità a causa della rapidità con cui si devono mangiare gli acini d’uva uno dietro l’altro. Al termine dell’ultimo rintocco, chi è riuscito a terminare tutti i dodici acini può aspettarsi un nuovo anno prospero e fortunato. Al contrario, chi non riesce a completare la sfida dovrà armarsi di pazienza e fiducia per affrontare l’anno, in attesa di tempi migliori.
Che il Capodanno in Spagna si festeggi in casa, nelle strade affollate o al ristorante, una cosa è certa: ogni persona ha con sé i propri dodici acini d’uva, pronti a trasformarsi in simboli di desideri, sogni e speranze per l’anno che verrà. Un tempo la tradizione spagnola comprendeva anche la preparazione di questi acini: qualche ora prima della mezzanotte l’uva veniva sbucciata e privata dei semi. Oggi invece, l’usanza comune è quella di recarsi al supermercato e acquistare confezioni di uva seedless già pronte per l’occasione.
Capodanno in Spagna: le origini della tradizione
L’origine della tradizione di las uvas de la suerte non è del tutto chiara, ma due storie affascinanti si sono tramandate nel tempo, contribuendo a consolidare questo rito unico. La loro combinazione ha dato vita a una tradizione che oggi rappresenta un simbolo radicato nella cultura spagnola.
Una beffa diventata tradizione
La prima versione risale a Madrid, tra il XIX e l’inizio del XX secolo. Si narra che nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, gli abitanti del posto organizzassero feste abbastanza caotiche in attesa dei Re Magi, trasformando la città in un luogo di divertimento sfrenato. Per porre fine a questi eccessi, nel 1882 il sindaco José Abascal impose una tassa di 1 duro (5 pesetas) a chiunque volesse uscire di casa per festeggiare. In segno di protesta, un gruppo di cittadini decise di ridicolizzare l’élite locale, nota per festeggiare il Capodanno con uva e champagne. Nella notte del 31 dicembre, si riunirono nella Puerta del Sol, consumando uva e brindando per strada, dando così inizio a una nuova tradizione popolare.
Una soluzione creativa all’eccesso di uva
Un’altra teoria attribuisce l’origine del rito al 1909, quando un’eccessiva produzione di uva spinse i viticoltori spagnoli a trovare una soluzione ingegnosa per evitare sprechi. L’uva in eccesso venne distribuita alla popolazione, inventandosi che avrebbe portato fortuna per il raccolto dell’anno successivo, se consumata entro l’ultimo giorno dell’anno. Venne così trasformato un problema agricolo in una tradizione che continua ancora oggi.
Entrambe le storie, seppur diverse, convergono nel celebrare las uvas de la suerte come un simbolo di speranza e rinascita. Ogni acino d’uva rappresenta un piccolo gesto carico di significato, un’opportunità per lasciarsi alle spalle il passato e accogliere il nuovo anno con fiducia e ottimismo. Dai rintocchi solenni della Puerta del Sol alle tavole imbandite nelle case di tutto il Paese, l’energia condivisa nel mangiare quei dodici acini è una promessa di giorni migliori.
Donato Liberto
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