Indice
- I marciumi radicali: un nemico apparentemente invisibile, ma letale
- Quali sono i sintomi dei marciumi radicali della vite?
- Prevenzione: la strategia più efficace
- La prevenzione e il monitoraggio costante sono le armi più efficaci per proteggere i vigneti dai marciumi radicali e garantirne la produttività nel tempo.
I marciumi radicali della vite sono una patologia complessa e difficile da gestire, in grado di compromettere seriamente la produttività e la longevità dei vigneti. Questa malattia può essere causata da diverse specie di patogeni fungini tra cui Rosellinia necatrix (marciume lanoso) e Roesleria hypogaea, ma sulla vite è più frequentemente attribuita a Armillaria mellea, agente causale del marciume fibroso. Le infezioni hanno luogo dell’apparato ipogeo delle piante e la sintomatologia sulla parte epigea è piuttosto asintomatica, caratterizzata da un progressivo deperimento delle piante che può condurre fino alla morte. La lunga persistenza del patogeno nel terreno e l’assenza di cure o principi attivi efficaci rendono indispensabile un approccio basato sulla prevenzione e sulla tempestiva identificazione dei sintomi. Riconoscere i segnali iniziali della malattia e comprendere le condizioni che ne favoriscono lo sviluppo sono passi fondamentali per limitare i danni e preservare la salute dei vigneti.
I marciumi radicali: un nemico apparentemente invisibile, ma letale
I marciumi radicali si manifestano attraverso un processo lento e difficile da identificare, soprattutto nelle fasi iniziali. Il fungo Armillaria mellea, principale responsabile della malattia, vive nel terreno come saprofita su frammenti di radici o legno morto, attendendo di entrare in contatto con radici vive da colonizzare. La sopravvivenza e la diffusione del patogeno sono facilitate da condizioni predisponenti, come terreni asfittici caratterizzati da elevata umidità e ridotta presenza di ossigeno.
La diffusione della malattia avviene principalmente tramite due modalità: il contatto diretto tra le radici infette e quelle sane, oppure attraverso la crescita delle rizomorfe, strutture simili a cordoni che A. mellea utilizza per propagarsi nel terreno e raggiungere nuove piante ospiti, motivo per il quale sesti d’impianto troppo stretti che favoriscono il contatto radicale sono da evitare per ridurre il rischio di diffusione del patogeno. La successione monocolturale nei vigneti, è un altro fattore che, favorendo l’accumulo di residui infetti e la stanchezza del terreno (o malattia da reimpianto), rappresenta uno dei principali fattori di rischio per l’insorgenza dei marciumi radicali e delle malattie da reimpianto. Questi meccanismi, combinati con le condizioni ambientali favorevoli, rendono i marciumi radicali particolarmente difficili da contenere, specialmente in terreni precedentemente occupati da vigneti o frutteti precedentemente infetti o particolarmente sensibili al fungo.
Quali sono i sintomi dei marciumi radicali della vite?
Uno degli aspetti più critici nella gestione dei marciumi radicali è il riconoscimento precoce dei sintomi, spesso confusi con altre problematiche. I sintomi più comuni includono:
- perdita di vigore, foglie più piccole, clorotiche e una maggiore sensibilità agli stress idrici;
- acini poco sviluppati, acini spargoli e riduzione della produzione;
- colore anomalo della vegetazione, a seconda dell’agente causale, si può osservare un precoce e anomalo ingiallimento o arrossamento delle foglie, soprattutto in autunno.
Per una diagnosi corretta e attendibile della patologia è indispensabile l’osservazione dell’apparato radicale. Le radici infette appaiono scure, friabili e facilmente estraibili. In presenza di elevata umidità, si può percepire un forte odore di fungo fresco e, grattando la corteccia delle radici, si possono notare il micelio biancastro e le rizomorfe tipiche di A. mellea. Sebbene, capiti sporadicamente sulle viti, in autunno si può notare la formazione dei corpi fruttiferi di A. mellea (chiodini) alla base delle piante infette.

Corpi fruttiferi di A. mellea (chiodini)
Prevenzione: la strategia più efficace
Non esistendo prodotti chimici o biologici in grado di eliminare i patogeni fungini responsabili dei marciumi radicali, la prevenzione rappresenta l’arma più efficace per limitare i marciumi radicali. Particolare attenzione deve essere riposta al momento dell’impianto: per ridurre il rischio di infezione, è fondamentale esaminare attentamente le radici delle piante rimosse dal terreno, al fine di individuare eventuali segni della presenza del patogeno. In caso di elevata probabilità di presenza della problematica è altrettanto importante lavorare il terreno in profondità, rimuovendo tutti i residui legnosi, comprese radici morte e frammenti di legno, che potrebbero rappresentare una fonte di inoculo del fungo. Inoltre, una buona pratica è quella di lasciare il terreno a riposo per un periodo compreso tra 3 e 5 anni, introducendo in questa fase colture non sensibili al patogeno, come leguminose o brassicacee.
Nei vigneti già esistenti, invece, la priorità è la rimozione tempestiva delle piante infette, facendo attenzione nel rimuovere e distruggere i residui radicali presenti nel terreno per evitare la diffusione del fungo. In queste aree è fortemente sconsigliato l’immediato reimpianto, ma è indispensabile lasciare il terreno libero per alcuni anni, monitorando lo stato di salute delle piante vicine per intervenire rapidamente in caso di ulteriori sintomi. È inoltre indispensabile adottare buone pratiche agronomiche, che includano la riduzione dei ristagni idrici per creare un ambiente sfavorevole al patogeno. Queste misure non solo limitano la diffusione del patogeno, ma favoriscono anche la resilienza complessiva del vigneto.
La prevenzione e il monitoraggio costante sono le armi più efficaci per proteggere i vigneti dai marciumi radicali e garantirne la produttività nel tempo.
Sebbene non molto frequenti, i marciumi radicali della vite sono una patologia complessa, che richiede un approccio mirato basato sulla prevenzione e sul monitoraggio costante. Riconoscere i sintomi in modo tempestivo e intervenire con misure profilattiche adeguate può fare la differenza nel contenere la diffusione del patogeno e salvaguardare la salute del vigneto.
Donato Liberto
©uvadatavola.com