Ecco come continuare a proteggere la vite da tavola da funghi, insetti e malattie

da Redazione uvadatavola.com

Da diversi anni, in linea con il quadro normativo europeo, l’agricoltura è chiamata a investire in sistemi di produzione sempre più rispettosi dell’ambiente e della salute.

Per questo l’impiego dei prodotti fitosanitari e la sicurezza alimentare costituiscono oggi un tema di grande attualità.

Quali strumenti, quindi, hanno a disposizione i viticoltori da tavola per proteggere le proprie colture da funghi, insetti e malattie? Lo abbiamo chiesto all’Osservatorio per le malattie delle piante di Acireale.

Dal 2014, con l’applicazione del Piano di Azione Nazionale (PAN) per l’attuazione della Direttiva 2009/128/CE sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, tutte le aziende agricole hanno l’obbligo di adottare i principi della difesa fitosanitaria integrata, qualora non scelgano di produrre in regime di agricoltura biologica.

In tale contesto, i produttori di uva da tavola sono sempre più impegnati a immettere sul mercato un prodotto con valori di residui al di sotto dei limiti ammissibili. Una sfida che deve fare i conti con l’esigenza di garantire elevati standard qualitativi, redditività del vigneto e produzioni extra-stagionali. Queste spinte comportano anche l’adozione di tecniche di forzatura che sottopongono le piante a stress fisiologici e possono determinare una maggiore suscettibilità alle avversità e un maggior utilizzo di agrofarmaci. Si ricordi, a tal proposito, il fenomeno del cracking e l’innesco dei marciumi acidi.

A seguito del processo europeo di revisione dell’assetto tossicologico delle sostanze attive e di riclassificazione dei prodotti fitosanitari, iniziato con la Direttiva 91/414/CEE e proseguito con il Regolamento (CE) n. 1107/2009, sono state revocate e sono in fase di revoca numerose sostanze attive a causa del profilo tossicologico ed eco-tossicologico sfavorevole.

Molte di esse hanno costituito per decenni i pilastri della difesa fitosanitaria, grazie al largo spettro d’azione e alla modalità di azione multi-sito nei confronti dei parassiti bersaglio. Gli agricoltori hanno avuto in mano armi potenti, di facile autogestione e anche dal costo contenuto. Certamente le revoche di molecole storiche, come il clorpirifos e il mancozeb, hanno creato un vuoto a cui bisogna sopperire con soluzioni meno impattanti.

L’uscita di vecchie sostanze attive, tra l’altro, non sempre è ben compensata dall’ingresso di molecole di sintesi appartenenti a nuovi gruppi chimici dotati di meccanismi di azione innovativi. Le sostanze attive immesse sul mercato negli ultimi vent’anni sono caratterizzate da meccanismi di azione più sofisticati, sono dotate di minor impatto tossicologico ed eco-tossicologico, quindi anche più selettive nei confronti degli organismi utili alla lotta biologica.

Tuttavia, essendo generalmente dotate di specifico meccanismo di azione monosito, potrebbero più facilmente innescare fenomeni di resistenza da parte dei parassiti target in seguito all’uso ripetuto e all’appartenenza a gruppi chimici con la stessa modalità di azione. Per mantenere nel tempo l’efficacia delle sostanze attive è importante impiegare correttamente i formulati commerciali, senza abusarne, rispettando le prescrizioni di etichetta e utilizzando attrezzature tarate, dotate di accorgimenti che garantiscano la massima efficienza nella distribuzione della miscela antiparassitaria.

La difesa fitosanitaria della vite per uva da tavola sta evolvendo e presenta diverse alternative alla chimica di sintesi, quali formulati a base di microrganismi antagonisti, sostanze derivate da piante o da substrati naturali, induttori di resistenza alle malattie, sostanze inorganiche ad azione fisico-chimica, confusione sessuale per il contenimento di insetti.

Tra i fungicidi microbiologici si citano, a titolo di esempio, quelli a base di Ampelomyces quisqualis (per il controllo dell’oidio), di Bacillus amyloliquefaciens (per il controllo di oidio, botrite e marciume acido), di Bacillus subtilis (attivo su botrite e marciume acido), di Trichodermaspp. (con azione preventiva nei confronti del Mal dell’esca).

Inoltre, si stanno diffondendo alcuni fungicidi a base di sostanze attive di derivazione naturale, quali Cos-Oga (antioidico), Cerevisane (registrato per oidio, peronospora e botrite), Eugenolo+Geraniolo+Timolo (antibotritico), Laminarina (antioidico e uso  in deroga per peronospora dal 30 aprile al 27 agosto 21), Olio essenziale di arancio dolce (con azione su malattie fungine, insetti e acari).

Questi agrofarmaci, tra l’altro, sono utili a limitare gli interventi con prodotti rameici, in linea con quanto stabilito dal Regolamento di esecuzione (UE) 2018/1981 che impone una riduzione dell’apporto di rame nel terreno.

Tra i formulati microbiologici non bisogna dimenticare gli insetticidi a base di Bacillus thuringiensis, batterio impiegato da anni con successo nel controllo della tignoletta della vite (Lobesia botrana), nei confronti della quale l’applicazione della confusione sessuale rappresenta comunque il punto di partenza della strategia di difesa. Quest’ultima tecnica, che risulta più efficace se applicata su superfici estese, si sta sviluppando anche nei confronti della cocciniglia (Planococcus ficus).

IL RUOLO DEL CONSULENTE FITOSANITARIO
Queste opportunità, inserite in una strategia che contempli i principi delle buone pratiche agricole – gestione del suolo, della flora spontanea e della fertilizzazione – costituiscono una valida soluzione per contrastare il possibile 
fenomeno delle resistenze, ma richiedono un approccio tecnico più evoluto che non sempre l’imprenditore possiede. Emerge quindi il ruolo importante del consulente fitosanitario che deve assistere l’azienda agricola nella gestione della difesa fitosanitaria integrata, avvalendosi del monitoraggio dei parassiti, di modelli previsionali e soglie d’intervento, al fine di effettuare interventi mirati ed ecosostenibili.

I DISCIPLINARI
Una guida di riferimento tecnico è rappresentata dai disciplinari di produzione integrata regionali, che riportano sia tutte le tecniche consentite, sia le sostanze attive autorizzate per coltura e avversità e i loro limiti d’impiego. Da queste considerazioni si evince che l’impresa agricola, per essere competitiva e garantire la sostenibilità delle produzioni, deve investire sempre più in innovazione e formazione.

La sfida è già stata lanciata dal Green Deal, attraverso la strategia “Dal produttore al consumatore” e la strategia per la biodiversità 2030, con cui la Commissione Europea intende intraprendere azioni per ridurre l’uso degli agrofarmaci del 50 percento entro il 2030.

Autori: Sebastiano Vecchio, Roberta Bonsignore e Giuseppe Campo
Servizio Fitosanitario Regione Siciliana – Osservatorio per le malattie delle piante di Acireale
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