Per quanto se ne dica, in Puglia la voglia di fare squadra e di aggregarsi non manca. Lo testimonia la storia di APEO, Associazione produttori esportatori ortofrutticoli, da oltre quarant’anni all’attivo sul territorio regionale e nazionale per favorire l’aggregazione e il dialogo tra operatori, istituzioni e organizzazioni datoriali, con un’attenzione particolare al comparto dell’uva da tavola. Ne abbiamo parlato con Giacomo Suglia, Presidente APEO, nel secondo numero della rivista.
Nata in provincia di Bari come associazione provinciale degli esportatori ortofrutticoli, l’APEO raggruppa oggi circa 100 organizzazioni ortofrutticole tra le più importanti della Puglia, tutte altamente specializzate e dotate degli standard tecnologici più avanzati.
Come in passato, ancora oggi l’obiettivo è lavorare in sinergia con le istituzioni, gli operatori della filiera e le organizzazioni datoriali come Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Copagri, nell’ottica di un’azione strategica per la valorizzazione e la tutela del settore, con particolare riferimento al comparto dell’ortofrutta fresca. Scopriamone storia e attività con il presidente Giacomo Suglia.
Partiamo dalle origini: come nasce l’associazione?
Fondata nel 1980 per iniziativa del professor Pasquale Pignataro con un gruppo di esportatori ortofrutticoli del Barese, l’APEO si configura inizialmente come associazione provinciale. Sin da subito, però, l’attenzione richiamata dall’iniziativa ne ha favorito l’ampliamento, interessando progressivamente tutta la Puglia e coinvolgendo i produttori, al punto che la “p” dell’acronimo da “provinciale” è passata a indicare la parola “produttori”. Nel tempo, grazie alla sua attività giornaliera e programmatica, APEO è cresciuta ancora e oggi è conosciuta anche a livello nazionale.
L’obiettivo con cui nasce e che cerchiamo di portare avanti da ormai più di quarant’anni è sempre lo stesso: favorire l’aggregazione di tutti gli operatori agricoli e commerciali per una migliore gestione degli aspetti commerciali, lavorativi e produttivi legati ai diversi comparti.
Come si traduce questo obiettivo nella pratica?
Considerato il territorio pugliese dove l’associazione ha preso vita, il principale prodotto di interesse di APEO è l’uva da tavola. In tal senso, come APEO abbiamo seguito l’attività di ricerca portata avanti dal CREA-VE (Centro di ricerca in Viticoltura ed Enologia) di Turi (Ba), con l’allora direttore Donato Antonacci che sempre ringrazieremo per la sua lungimiranza e competenza. Non appena ci siamo resi conto che c’erano varietà interessanti in campo sperimentale e che il mercato guardava con interesse alle varietà apirene, abbiamo costituito il consorzio Nu.Va.UT (Nuove Varietà Uva da Tavola) composto da 23 aziende che operano nel territorio pugliese, con l’obiettivo di finanziare la ricerca di varietà di uva da tavola sempre più performanti. Tra queste, la Maula, un’uva a bacca nera, vellutata, che matura già nelle prime settimane di luglio e la cui produzione quest’anno interesserà una cinquantina di ettari.
Spostandoci a livello nazionale, invece, l’associazione aderisce all’organizzazione Fruitimprese, con sede a Roma, collabora con Enti e Istituzioni, quale organo consultivo e propositivo nella definizione di accordi commerciali internazionali, e studia gli accordi di lavoro, i contratti, le convenzioni nel settore assicurativo e bancario.
Accanto a questo, riteniamo sia fondamentale confrontarsi con le realtà di tutto il mondo, scambiare informazioni e conoscere tutti gli sviluppi del settore. Per questo l’associazione prende parte a numerosi eventi e iniziative: da 15 anni, per esempio, organizziamo un volo charter per partecipare al FruitLogistica di Berlino, ma negli anni abbiamo coinvolto i nostri associati in moltissime iniziative. Penso alla fiera di Mosca o ai congressi che si sono tenuti a Dubai in collaborazione con l’ICE (Istituto Commercio Estero).
In prospettiva, invece, cosa c’è nel futuro dell’APEO?
L’intento è continuare con la ricerca che rappresenta oggi un nodo cruciale per la crescita e il miglioramento delle produzioni. E questo non solo per l’uva da tavola: con l’Università di Bologna, infatti, stiamo seguendo progetti volti allo sviluppo di nuove varietà di ciliegie (Puglia primo produttore a livello nazionale) e l’intero comparto ortofrutticolo. In generale, il nostro intento è quello di lavorare per garantire il meglio per il nostro territorio e la nostra agricoltura. Per questo, un primo obiettivo è riuscire a trovare accordi in merito ai costi energetici, di produzione e di gestione che – sempre più elevati – limitano le potenzialità dei nostri imprenditori. Analogamente, considerate le conseguenze economiche determinate dall’interruzione dal 2014 degli scambi con la Russia, dove la produzione italiana era molto richiesta e apprezzata, dobbiamo cercare di aprirci a nuovi mercati. Per farlo, però, sarà indispensabile la collaborazione con le istituzioni, affinché si avviino le procedure di apertura dei nuovi dossier, specialmente per i mercati orientali tra cui Paesi come Vietnam, Cina e India.
Più immediato, invece, il nostro appuntamento con LUV, la prima fiera di filiera in Europa dell’uva da tavola. Sin da subito abbiamo deciso di entrare a far parte del comitato organizzatore dell’evento. Siamo il primo Paese in Europa per la produzione di uva da tavola, con la Puglia che ne rappresenta il 70% a livello nazionale: non potevamo tirarci indietro. Anche LUV sarà la prova che la Puglia agricola è in grado di fare squadra, di aggregarsi e raggiungere obiettivi importanti. L’APEO – d’altronde – ne è la prova da ben quarantaquattro anni anche grazie all’instancabile lavoro di chi mi ha preceduto – i presidenti Pasquale Pignataro, Franco Di Donna, Gino D’Aprile con i rispettivi consigli direttivi – ai quali va la nostra gratitudine. Io, in qualità di presidente, non potrei che esserne più orgoglioso.
Ilaria De Marinis
©uvadatavola.com