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Con l’avvicinarsi della ripresa vegetativa, le colture entrano in una fase cruciale in cui devono fare affidamento sulle riserve nutritive accumulate durante il ciclo precedente per garantire uno sviluppo equilibrato e produttivo. Tra gli elementi chiave che determinano il successo di questa transizione, l’arginina riveste un ruolo di primaria importanza, fungendo non solo da riserva di azoto, ma anche da indicatore metabolico della pianta.
Accumulata durante l’autunno negli organi di riserva – radici, fusto, branche e rami – l’arginina è un amminoacido che sostiene i processi vitali della pianta fino a quando l’apparato fotosintetico non torna pienamente operativo. La sua analisi consente di ottenere informazioni preziose sulla capacità della pianta di affrontare il risveglio vegetativo, permettendo agli agricoltori di pianificare interventi nutrizionali mirati in base alle reali necessità della coltura. Oggi, grazie ai progressi scientifici e tecnologici, è possibile monitorare il contenuto di arginina, insieme ad amido, fosforo e potassio, negli organi di riserva delle piante, ottenendo dati preziosi per ottimizzare le concimazioni primaverili. L’adozione di questo approccio non solo migliora l’efficienza degli interventi fertilizzanti, ma favorisce anche una gestione sostenibile delle risorse, minimizzando gli sprechi e prevenendo fenomeni di carenza o eccesso, entrambi deleteri per le colture.

Gonzalo Allendes Lagos – Direttore Tecnico di AGQ Labs
Il ruolo delle riserve nutritive nella ripresa vegetativa
La ripresa vegetativa – o germogliamento della vite – dipende strettamente dalla disponibilità di riserve nutritive accumulate negli organi permanenti delle piante durante il ciclo precedente. Tra le molecole chiave si annoverano amido, fosforo, potassio e arginina, ciascuna con un ruolo specifico e indispensabile.
- L’amido rappresenta la principale fonte di energia. Costituisce una riserva di carboidrati essenziale per alimentare i processi energetici della pianta nella fase iniziale della ripresa vegetativa, quando l’attività fotosintetica non è ancora efficiente.
- Il fosforo e il potassio sono coinvolti nel metabolismo energetico, favorendo rispettivamente la sintesi degli acidi nucleici e l’equilibrio osmotico necessario alla divisione cellulare e alla crescita.
- L’arginina, invece, è una riserva strategica di azoto, fondamentale per supportare lo sviluppo vegetativo. Questo amminoacido è un indicatore diretto della disponibilità di azoto pronto per essere metabolizzato e rappresenta un parametro cruciale per valutare lo stato nutrizionale della pianta.
Accumulo dell’arginina negli organi di riserva
Durante l’autunno, le specie caducifoglie traslocano i nutrienti dalle foglie agli organi di riserva. Le proteine presenti nelle foglie senescenti vengono convertite principalmente in arginina, una forma stabile di azoto facilmente immagazzinabile di azoto. Questa viene accumulata nelle radici, nel fusto e nelle branche, dove rimane disponibile fino al risveglio vegetativo della primavera successiva. Oltre all’azoto riciclato dalle foglie, le piante possono assorbire i nutrienti anche dal terreno, per questo risulta strategica una concimazione autunnale mirata, poiché favorisce l’accumulo di riserve e garantisce un germogliamento più uniforme nella stagione successiva.
L’analisi dell’arginina offre informazioni fondamentali sullo stato nutrizionale e metabolico della pianta. Un alto contenuto di arginina nelle radici non è necessariamente indicativo di un’eccessiva vigoria, ma piuttosto di un equilibrio fisiologico ottimale. Negli ultimi anni, sono stati sviluppati protocolli analitici avanzati per misurare il contenuto di arginina nelle radici, affiancati dalla determinazione del contenuto di amido, fosforo e potassio. Questi parametri consentono di stimare le riserve disponibili nella pianta e di pianificare strategie di fertilizzazione mirate e razionali.

Prelievo radici per analisi sul contenuto di arginina – Fonte: AGQ Labs
Interpretazione dei dati e pianificazione delle fertilizzazioni
Valori normali di arginina nelle radici si attestano generalmente tra il 2,5% e il 3% (25-30 mg/g), anche se possono variare in funzione della specie, della varietà e delle condizioni climatiche locali. È importante effettuare il campionamento delle radici durante la pausa invernale massima, poiché in questo momento le riserve raggiungono il loro apice.
Se i livelli di arginina risultano inferiori alla norma, è probabile che la pianta indirizzi gran parte delle riserve disponibili verso lo sviluppo vegetativo a scapito di altre funzioni, come la formazione delle radici e dei frutti. Questo squilibrio può compromettere la resa complessiva e ridurre la qualità del raccolto.
Pianificare concimazioni basate su un’analisi preventiva delle riserve consente di intervenire in modo proattivo, evitando situazioni di carenza o eccesso di nutrienti. È essenziale ricordare che, nel caso della vite e di altre specie caducifoglie, le concimazioni primaverili dovrebbero iniziare solo dopo il germogliamento, quando la pianta ha esaurito parte delle riserve accumulate e necessita di un apporto esterno per sostenere ulteriori fasi di crescita. Oltretutto, concimazioni effettuate prima potrebbero risultare inutili in quanto lo sviluppo dell’apparato radicale ha inizio solo quando la temperatura del terreno supera i 14 °C, solitamente dopo il germogliamento delle viti.
Conclusioni
L’arginina rappresenta un indicatore strategico per comprendere lo stato fisiologico delle piante e ottimizzare la gestione agronomica del vigneto. La sua analisi, integrata con quella di altri nutrienti chiave, offre strumenti concreti per pianificare interventi nutrizionali mirati, garantendo uno sviluppo equilibrato e sostenibile. Investire in un monitoraggio accurato delle riserve nutritive consente non solo di migliorare le rese produttive, ma anche di adottare pratiche agronomiche rispettose delle risorse naturali, contribuendo a una viticoltura più efficiente e sostenibile.
Donato Liberto
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