Atomizzatori: aspetti e performance

Con il prof. Pascuzzi scopriamo caratteristiche e performance delle macchine irroratrici più diffuse per la distribuzione dei prodotti fitosanitari in viticoltura

da uvadatavoladmin

Nella viticoltura pugliese a tendone per uva da tavola, le macchine irroratrici più diffuse per la distribuzione dei prodotti fitosanitari sono atomizzatori e nebulizzatori. Diverse sono le loro performance, che è possibile massimizzare prestando la giusta attenzione a caratteristiche strutturali, manutenzione e taratura. Le abbiamo analizzate nello scorso numero di Uva da tavola magazine con Simone Pascuzzi – Professore di Meccanizzazione di precisione presso il Di.S.S.P.A. dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”. Ecco una prima parte.

L’impianto a tendone per la coltivazione dell’uva da tavola possiede delle caratteristiche particolari che lo differenziano dagli impianti delle altre colture arboree. Di queste è importante tener conto nella scelta e nell’utilizzo delle macchine irroratrici per la distribuzione dei prodotti fitosanitari.

Tali caratteristiche possono essere riassunte in: 

  1. fascia vegetativa, di spessore variabile, collocata al di sopra della struttura metallica di sostegno, sistemata orizzontalmente ad un’altezza dal terreno di circa 1,8-2 m (Fig. a); 
  2. fascia produttiva, distinta e sottostante la precedente, posizionata ai lati dell’interfila (Fig. a);
  3. fascia vegetativa e produttiva raggiungibili dallo spruzzo della macchina irroratrice solo dal lato inferiore (Fig. b);
  4. larghezza della vegetazione investita dallo spruzzo dell’irroratrice coincidente con la larghezza dell’interfila di transito dell’irroratrice (Fig. b).

Le macchine irroratrici attualmente in commercio, prevalentemente o esclusivamente utilizzate nella viticoltura pugliese a tendone per uva da tavola, sono a getto assistito da corrente d’aria e dal punto di vista costruttivo si differenziano in irroratrici ad aeroconvezione (atomizzatori) e irroratrici pneumatiche (nebulizzatori)

Le irroratrici ad aeroconvezione (o atomizzatori)

Le irroratrici ad aeroconvezione o atomizzatori sono costruite nelle versioni portate o trainate dal trattore. Sono dotate di ventilatore a flusso d’aria assiale, a volte accoppiato a controventola fissa, raramente fornito di 2 ventole controrotanti e di raddrizzatori a lamelle regolabili, posizionate all’uscita dell’aria (Fig. 2).

In questa tipologia di macchine, grazie a un circuito idraulico, una pompa mette in pressione il liquido da distribuire, che viene polverizzato attraversando gli ugelli muniti di un orifizio sottile (Fig. 3) (polverizzazione per pressione sul liquido).

Gli ugelli hanno il compito di polverizzare per pressione la miscela fitoiatrica; i parametri operativi che intervengono sul grado di polverizzazione, infatti, sono il tipo di ugello e la pressione di esercizio.
Gli ugelli sono costituiti essenzialmente da un corpo filettato, un filtro, una testina o punta di spruzzo, dotata di foro centrale calibrato, e una ghiera di bloccaggio (Fig. 4).

La portata erogata dagli ugelli è funzione della dimensione dell’orifizio e della pressione di esercizio, secondo la seguente relazione:

Q=k∙p

con: Q = portata (l/min); k = coefficiente caratteristico dell’ugello; p = pressione di esercizio (bar). Questa relazione evidenzia che la portata aumenta con l’aumento della radice quadrata della pressione di esercizio; in altre parole, per raddoppiare la portata, occorre incrementare la pressione di quattro volte. Questo significativo aumento della pressione condiziona notevolmente la qualità della polverizzazione, in quanto a un incremento di pressione corrisponde una produzione di gocce più fini, la cui entità dipende dalle caratteristiche degli ugelli. Nella documentazione tecnica redatta dai produttori di ugelli sono riportati tutti i dettagli sulle variazioni di portata erogata e sui livelli di polverizzazione delle goccioline in relazione alle diverse pressioni di esercizio.

Sugli atomizzatori sono usualmente impiegati gli ugelli a cono, il cui getto può essere a cono vuoto o pieno, in funzione delle caratteristiche costruttive e dell’angolo di uscita.

L’impronta a terra è una corona circolare (“cono vuoto”), se l’angolo di uscita è relativamente grande e con forte turbolenza. Se l’angolo non è molto ampio e la turbolenza è minore, si ha un’impronta circolare formata da gocce non troppo dissimili fra loro (“cono pieno”). Le parti funzionali di un ugello sono generalmente realizzate in ceramica o acciaio e presentano un foro di uscita circolare con diametro di 0,8-3 mm, mentre l’angolo di spruzzo è solitamente compreso fra 60° e 80°. Per quanto riguarda le pressioni di esercizio, queste variano in genere fra i 5 e i 20 bar, ma in commercio sono disponibili anche gli ugelli a cono antideriva a inclusione d’aria che lavorano a pressioni di 5-20 bar. Gli ugelli a cono antideriva a inclusione d’aria sono dotati di un corpo allungato con due fori laterali, che collegano con l’esterno il condotto dell’ugello. Per effetto Venturi, viene richiamata aria dall’esterno che si miscela con il liquido nel corpo dell’ugello stesso (Fig. 5).

In questo modo si ottengono gocce contenenti bolle d’aria e di dimensioni maggiori, rispetto a quelle ottenute con la polverizzazione tradizionale, che esplodono quando colpiscono il bersaglio e creano un maggior numero di gocce in grado di coprire sufficientemente la superficie fogliare. Di ultima generazione, sono gli ugelli PWM, cosiddetti a modulazione pulsata in ampiezza. Ciascun ugello PWM è dotato di un solenoide elettrico, che comanda l’apertura e/o la chiusura di una valvola di intercettazione per il controllo della portata erogata. Il solenoide si attiva e disattiva, con una media di 10 volte al secondo, creando uno spruzzo intermittente a impulsi attraverso l’ugello; la percentuale di tempo in cui il solenoide è attivo, nota come ciclo di lavoro, rappresenta il tempo in cui l’ugello è aperto rispetto a quello in cui è chiuso e determina la portata erogata dall’ugello.

 

A cura di: Simone Pascuzzi – Professore di Meccanizzazione di precisione presso il Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti (Di.S.S.P.A.) dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”

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