Indice
- Tra questi l’uva è utilizzata come frutta fresca, il cui consumo medio nei Paesi europei, secondo la banca dati europea sul consumo alimentare, è di 4,93 g/giorno.
- Alcuni studi sui benefici dell’uva
- Benefici dell’uva: ogni componente è importante
- Un altro target su cui l’uva ha mostrato svolgere un’azione salutistica è il microbiota intestinale.
La crescente consapevolezza del forte legame tra cibo e salute sta favorendo una costante crescita del consumo di alimenti funzionali. Tra questi, l’uva che – ricca di polifenoli – mostra attività antiossidanti, antinfiammatorie e cardioprotettive, e un impatto positivo sulla salute tanto da essere oggi al centro di numerosi studi. A parlare dei benefici dell’uva da tavola è la professoressa Filomena Corbo dell’Università degli Studi di Bari, che approfondirà il tema proprio questa mattina in occasione di LUV Fiera.
L’interesse dei consumatori per l’uso di alimenti che promuovono la salute è in crescita in tutto il mondo, grazie alla sempre maggiore consapevolezza del legame tra cibo e salute umana che ha portato allo sviluppo di una nuova categoria di alimenti, i cosiddetti alimenti funzionali. Poiché non tutti gli alimenti contengono ingredienti con proprietà funzionali o nelle concentrazioni desiderate, il loro arricchimento con tali ingredienti è una necessità. I frutti sono componenti importanti di una dieta sana. In tutte le linee guida del mondo, si raccomanda un maggiore consumo di frutta e verdura ricchi di nutrienti, vitamine, minerali e sostanze fitochimiche, con ampia azione preventiva su alcune patologie croniche non trasmissibili.
Tra questi l’uva è utilizzata come frutta fresca, il cui consumo medio nei Paesi europei, secondo la banca dati europea sul consumo alimentare, è di 4,93 g/giorno.
In termini di produzione globale, secondo FAO-STAT (FAO Statistic System Division), i primi tre produttori di uva nel 2018 sono stati Cina, Turchia e India. L’Italia è il primo produttore europeo di uve da tavola, con 1,1 milioni tonnellate raccolte nel 2018.
L’uva ha una lunga storia e fa parte della dieta umana da più di 6000 anni. Nel corso dei secoli è stata utilizzata in diverse forme, ad esempio direttamente come alimento (uva da tavola), per la produzione di succhi e vini (uva da vino) o come uva secca per una maggiore conservazione (uva passita). In particolare, la vite (Vitis vinifera L.) fornisce un frutto gradevole e nutriente con una lunga storia di coltivazione la cui produzione annua è di circa 75 milioni di tonnellate. Di questa, circa il 41% proviene dall’Europa, seguita da Asia (29%) e Americhe (21%).
L’uva viene consumata come frutta fresca, con una vasta gamma di applicazioni nell’industria alimentare. La vinificazione è l’applicazione più importante dell’uva, che interessa circa il 50% delle colture. L’uva (o altri frutti con composti bioattivi) è di per sé un alimento funzionale, e i suoi derivati hanno il potenziale per aumentare le proprietà funzionali di diversi alimenti o per crearne di nuovi.
Alcuni studi sui benefici dell’uva
È ampiamente dimostrato che l’uva presenta un ampio assortimento di attività biologiche, tra cui quella antiossidante, eubiotica, cardioprotettiva, antidiabetica. A questo riguardo, si annoverano diversi studi clinici, tra cui uno in particolare randomizzato in doppio cieco controllato con placebo (RCT) che ha rivelato che il consumo di 46 g di polvere di uva liofilizzata (equivalente a 252 g di uva fresca) presenta attività antiossidante e antinfiammatoria in soggetti con sindrome metabolica in assenza di dislipidemia. Un altro studio RCT sui benefici dell’uva ha dimostrato che l’assunzione giornaliera di 100 mg di estratto di semi d’uva per 8 settimane migliora significativamente la resistenza all’insulina negli adolescenti con sindrome metabolica. I benefici dell’uva dimostrati sono in gran parte attribuiti alla componente in composti bioattivi a struttura polifenolica, tra cui proantocianidine, antociani, flavonoli, acidi fenolici e stilbeni, che le conferiscono una molteplicità di attività biologiche. Sebbene i polifenoli abbondino nell’uva, il loro contenuto differisce notevolmente a seconda della parte del frutto. Il più alto contenuto fenolico totale (TPC) si trova nei semi d’uva, seguito dalla buccia e dalla polpa. Il TPC medio nei semi d’uva è di 130 volte superiore a quello della polpa. La composizione dei polifenoli nell’uva è complessa. I principali flavonoidi dell’uva includono i flavan-3-oli (flavanoli), i flavonoli e gli antociani, mentre i non-flavonoidi consistono principalmente di acidi fenolici e stilbenici. Gli antociani sono pigmenti idrosolubili concentrati principalmente nella buccia di cultivar di uve colorate (come le uve rosse o nere), mentre risultano assenti nelle cultivar di uve bianche.

Composizione polifenolica delle varie parti dell’uva
Benefici dell’uva: ogni componente è importante
Il resveratrolo è lo stilbene più importante dell’uva, presente principalmente nella forma trans. La buccia dell’uva è il principale serbatoio di resveratrolo, una fitoalessina che agisce come meccanismo di difesa contro gli attacchi patogeni e lo stress ambientale, come infezioni fungine, lesioni e irradiazione UV. Inoltre, nell’uva esiste una molteplicità di acidi fenolici sia in forma libera che coniugata, con gli acidi idrossibenzoici e idrossicinnamici tra i più abbondanti.
Tra le attività biologiche attribuite alla componente polifenolica spiccano quella antiossidante e antinfiammatoria. L’uva ha dimostrato un’eccellente capacità antiossidante sia in studi in vitro che in vivo. Lo stress ossidativo è caratterizzato da una alterazione dello stato redox cellulare dovuta a un aumento di sostanze ossidanti, tra cui i radicali liberi e i prodotti di glicosilazione e lipoossidazione avanzata (AGE e ALE), coinvolti nell’accelerazione dell’invecchiamento cellulare e nell’insorgenza di varie malattie metaboliche.
Diverse parti dell’uva presentano attività antiossidante in funzione del contenuto e della tipologia di polifenoli. I semi d’uva, per esempio, sembrano essere uno dei principali serbatoi di composti fenolici, possedendo la più alta capacità antiossidante; in essi la componente in proantocianidine contribuisce a potenziare l’attività antiossidante dell’uva. Alcuni studi su linee cellulari e su animali hanno esplorato la capacità antiossidante dell’uva e i meccanismi coinvolti; ad esempio, lo studio di Nallathambi et al. ha dimostrato che l’estratto di semi d’uva diminuisce significativamente la produzione di ROS (radicali liberi dell’ossigeno) intracellulare in cellule di colon umano Caco-2 e potenzia l’espressione genica di enzimi antiossidanti intracellulari. In un altro studio, la polvere di buccia d’uva ha migliorato il danno ossidativo indotto dall’acido solfonico 2,4,6-trinitrobenzene (TNBS) nei ratti, ripristinando le attività degli enzimi antiossidanti e diminuendo i livelli di ossidazione nel colon.
L’uva, inoltre, mostra una notevole efficacia nel combattere l’infiammazione. I meccanismi antinfiammatori dell’uva sono principalmente legati a una diminuzione della secrezione di citochine proinfiammatorie, come TNF-, IL-6 e IL-1, e alla regolazione delle relative vie di segnalazione, come PPAR-/COX-2, via MAPK e NF-B. Ad esempio, uno studio ha rivelato che la polvere d’uva intera inibisce significativamente l’infiammazione mediata dal fattore di necrosi tumorale (TNF) umano e allevia i sintomi dell’artrite infiammatoria nei topi transgenici che sovraesprimono il TNF-6. Un altro studio ha confrontato l’attività antinfiammatoria di 16 varietà di uva da tavola e da vino nelle cellule epiteliali gastriche, rivelando che due varietà di uva (Exalta e Albarossa) hanno mostrato l’effetto più attivo rispetto all’inibizione dell’interleuchina (IL) indotta dal TNF-8, perché particolarmente ricche di polifenoli. Questo studio ha inoltre rivelato che le porzioni di semi d’uva e buccia ricche di polifenoli erano strettamente associate all’effetto antinfiammatorio. È stato riportato che le proantocianidine dei semi d’uva possono inibire l’infiammazione nei ratti con ipertensione arteriosa polmonare esposti al fumo di sigaretta attraverso la via del recettore attivato dal proliferatore del perossisoma/cicloossigenasi 2 (PPAR-/COX-2).

In figura: azioni salutistiche dell’uva
Un altro target su cui l’uva ha mostrato svolgere un’azione salutistica è il microbiota intestinale.
Il microbiota intestinale è la vasta e complessa comunità di microrganismi che popolano l’intestino e che aiuta a regolare funzioni metaboliche e immunitarie vitali, esercitando un marcato effetto sulle condizioni nutrizionali e di salute dell’ospite. La disregolazione della composizione e della diversità del microbiota intestinale (disbiosi) è strettamente associata alla sindrome metabolica e a varie malattie, come allergie, diabete, obesità e disturbi immunitari. Negli ultimi anni, una crescente attenzione è stata focalizzata sull’efficacia dell’uva nel modulare il microbiota intestinale. È stato per esempio riportato che un estratto di uva ha ripristinato la disbiosi del microbiota intestinale indotta da una dieta ricca di grassi, aumentando il rapporto Firmicutes/Bacteroidetes e favorendo l’abbondanza dei generi benefici come Bifidobacteria, Clostridia e Akkermansia. Infine, uno studio ha rivelato che l’estratto di polifenoli dei semi d’uva ha avuto un’influenza positiva sul recupero del microbiota intestinale dopo il trattamento con un cocktail di antibiotici in topi alimentati con una dieta ricca di grassi.
La ricerca si sta spingendo sempre più verso l’individuazione di nuove strutture chimiche che, ispirandosi a quelle naturalmente presenti in alimenti con un profilo nutraceutico (cioè capaci di manifestare un’azione preventiva sull’insorgenza di patologie), possano rappresentare nuovi lead compound nella sintesi di nuovi composti ad azione antitumorale o fungere da validi coadiuvanti della medicina allopatica. Interessante a tal proposito è lo studio condotto su nove nuovi genotipi di uve da tavola senza semi (Aika N., Apenestae N., Appia N., Daunia N., Egnatia N., Maula N., Murex N., Netium N., Turese N.) condotta presso il Centro di Ricerche CREA-Viticoltura ed Enologia di Turi mirato a valutarne la composizione, l’attività antiossidante in vitro e l’azione antiproliferativa. In particolare, tra le diverse classi di polifenoli, i flavan-3-oli e le proantocianidine hanno mostrato la più alta correlazione positiva con l’azione antiproliferativa, rendendo queste varietà candidate ideali per ulteriori studi e per la preparazione di nuovi estratti per l’industria farmaceutica e nutraceutica. Inoltre, si prevede la selezione di cultivar sempre più performanti per queste azioni biologiche.
Un’ultima considerazione va fatta relativamente ai sottoprodotti (come le vinacce e i semi d’uva) che, con l’espansione della produzione di prodotti vitivinicoli, rappresentano una quantità considerevole di matrici che potrebbero trasformarsi da problema ambientale a risorsa per ottenere prodotti bioattivi utili ad arricchire gli alimenti e aumentarne le caratteristiche funzionali.
Come evidente, dunque, l’uva rappresenta un alimento funzionale di grande valore e dai numerosi benefici per la salute umana. Le sue proprietà antiossidanti, antinfiammatorie, eubiotiche e cardioprotettive, dimostrate attraverso vari studi clinici e sperimentali, rendono l’uva e i suoi derivati strumenti potenti nella prevenzione e gestione di diverse patologie croniche non trasmissibili. Il tutto a beneficio della ricerca che, trainata dall’interesse crescente dei consumatori per una dieta salutare e consapevole, prosegue nello sviluppo di alimenti arricchiti con ingredienti funzionali, confermando la centralità dell’uva non solo quale frutto di consumo quotidiano, bensì come risorsa preziosa per l’industria alimentare e nutraceutica.
A cura di: Filomena Corbo
©uvadatavola.com