Pochi mesi alla seconda edizione della Biostimolanti Conference di Bari, l’evento organizzato da Fruit Communication e Arptra interamente dedicato al mondo dei biostimolanti, ecco le ultime novità dal settore.
Nel corso del Meeting nazionale Biostimolanti 2020 , organizzato da Sagea Group lo scorso 16 ottobre, Lorenzo Gallo – presidente del gruppo Fertilizzanti di Federchimica Assofertilizzanti ha infatti illustrato tendenze del mercato e prospettive future legate ai biostimolanti.
“Per quanto riguarda la dimensione del mercato, premettiamo che i dati purtroppo non sono semplici da reperire per diverse ragioni – ha esordito Gallo – essendo un settore nuovo, infatti, non è mai stato monitorato in maniera continuativa, sebbene qualche numero abbastanza reale si possa poi osare ”.
“Parliamo di un mercato mondiale di 2,6 miliardi di dollari , concentrato fra Europa, Cina e Stati Uniti, e con un trend in crescita, a tal punto da prevedere per il 2025 una stima che si attesta intorno ai 5 miliardi di dollari con incrementi importanti sia nell’ambito dei mercati già esistenti, sia nei mercati emergenti, al momento più marginali”.
“ Attualmente il trend europeo rappresenta il 30% del business del mercato , subito in coda troviamo Cina, Stati Uniti, Messico, Brasile, Cile e Australia; il turnover europeo è stimato intorno ai 680 milioni di euro , con presente che le aziende europee, e in particolare quelle italiane, sono dei forti esportatori: si stima che in Europa il giro d’affari che ruota attorno ai biostimolanti è pari a circa 277 milioni di euro , impiegando all’attivo circa 2000 lavoratori ”- ha spiegato Gallo, il quale ha poi analizzato la situazione del mercato nazionale.
“Il valore di questi prodotti per il solo mercato italiano viene stimato intorno ai 50 milioni di euro, con un trend di crescita pari al 10%, valore vicino a quello mediamente registrato a livello internazionale. La realtà italiana possiede inoltre una peculiarità: molte aziende produttrici, al di là del consumo interno, vendono ed esportano i loro prodotti anche all’estero ”.
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Biostimolanti: le ragioni del successo
Come chiarito dal dott. Gallo, è possibile individuare tre ragioni principali alla base dell’incremento di interesse verso questi prodotti .
L’aumento demografico a livello mondiale , un driver che riguarda non solo i biostimolanti, ma i fertilizzanti in genere; è ormai noto, infatti, come la popolazione mondiale sia in forte crescita, con conseguente espansione della domanda di cibo . Si stima un aumento compreso tra il +60 e il + 90% di richiesta di prodotti agricoli entro il 2050, una produzione che dovrà far fronte alla crescita demografica mondiale (dai 7 miliardi e mezzo di abitanti attuali ai 9 miliardi previsti nel 2050) e dovrà essere necessariamente sostenuta con degli appositi mezzi tecnici, nonché fertilizzanti e biostimolanti.
Strettamente legato alla maggiore richiesta di produzione, è il secondo motivo di interesse verso i biostimolanti, ovvero la riduzione di superfici coltivabili : molto presto, infatti, occorrerà produrre di più su superfici sempre più limitate . E accanto a questa necessità, si pone anche un altro paradigma: evitare ricadute negative per l’ambiente . Quindi produrre, contenendo al massimo quelli che sono i rischi per il territorio. Non dobbiamo poi dimenticare il cambiamento climatico che sta stressando coltivatori e culture, contribuendo a distruggere alcune produzioni. Tra le azioni dei biostimolanti è riconosciuta proprio un’azione antistress per le colture .
Infine, un altro fattore che potrebbe determinare una notevole impennata della richiesta di biostimolanti, è il consolidamento del mercato . Il fatto che ci sia stato un processo di legittimazione di questi prodotti e una loro chiara identificazione favorirà, infatti, anche l’armonizzazione a livello europeo. Si spera, inoltre, che in futuro ci saranno degli accordi anche a livello internazionale. Di conseguenza, si potrebbe avere un interessante sviluppo nella ricerca e un aumento degli investimenti in questo settore specifico .
Europa: tutti i dati
A tal proposito, l’esperto ha illustrato i dati europei, assimilabili anche alla realtà italiana, relativi agli investimenti attuati da parte delle imprese in ricerca e sviluppo verso il mondo sempre più innovativo e tecnologico dei biostimolanti.
“Le aziende investono dal 3-10% del fatturato annuo in ricerca e sviluppo, in Italia siamo mediamente intorno al 7-8%; c’è poi un’ampia parte dei lavoratori coinvolti nel settore (10-33%) nell’ambito della ricerca e sviluppo. In questi ultimi anni, inoltre, proprio per lo sviluppo dei prodotti, trovare altre matrici e definire nuove soluzioni biostimolanti, sono aumentati i rapporti di collaborazione tra imprese e enti di ricerca: si parla a livello di EBIC (European Biostimulants Industry Council) di almeno 150 collaborazioni esistenti tra università, centri di ricerca e imprese che operano nel settore ”.
“D’altra parte, i biostimolanti sono legati al concetto di sostenibilità – ha chiarito Lorenzo Gallo – oggi abbiamo necessità di avere un uso più efficiente delle risorse naturali, in particolare quelle idriche o del suolo, di ottenere produzioni sempre più salubri e, insieme, dagli alti contenuti qualitativi, per cui è inevitabile cambiare il nostro modo di fare agricoltura, rivedere il nostro modo di operare, utilizzando tutti gli input e gli accorgimenti tecnici che ci sono per perseguire questi risultati”.
“Tra questi chiaramente i prodotti biostimolanti: essendo in grado di migliorare l’uso degli elementi nutritivi, i biostimolanti possono contribuire alla realizzazione di un modello di intensificazione sostenibile della produzione vegetale, permettendo di produrre maggiormente su una stessa superficie, aumentando le rese, preservando le risorse e l’impatto sull’ambiente”.
Accanto alla richiesta quantitativa, va però affiancandosi una richiesta di tipo qualitativo : diversi Paesi con redditi elevati ricercano, infatti, una qualità sempre maggiore dei prodotti. Qualità che, se da un lato è da intendersi come sicurezza alimentare, dall’altro è da interpretare in termini di qualità organolettiche. Non a caso, si sta valutando la possibilità di sondare le qualità nutraceutiche dei prodotti agricoli attraverso parametri legati all’uomo, quindi la valutazione di alimenti funzionali che possono aiutarci a vivere meglio ed essere anche meno esposti alle malattie che purtroppo ancor oggi imperversano ”.
Autore: Ilaria De Marinis
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