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La gestione della Jacobiasca lybica, comunemente nota come cicalina africana, rappresenta una sfida emergente per la viticoltura italiana, sia per l’uva da vino che per l’uva da tavola. Durante la 36esima edizione del Forum di Medicina Vegetale, diversi esperti, tra cui Arturo Cocco, Luigi Tarricone e Antonio Guario, hanno affrontato il tema, condividendo i risultati di recenti sperimentazioni e possibili strategie di contenimento. Antonio Guario, fitoiatra e coordinatore scientifico del gruppo Agrolab, nel corso del suo intervento ha presentato i risultati di sperimentazioni svolte principalmente negli areali di maggior produzione della vite da tavola, sottolineando l’importanza dell’applicazione di corrette tecniche di monitoraggio e delle soluzioni fitosanitarie più promettenti per contenere efficacemente questo parassita.
Un problema crescente per la viticoltura pugliese
“Negli ultimi due anni – ha subito spiegato l’esperto – i danni causati dalla cicalina africana su uva da tavola sono aumentati in maniera esponenziale nelle principali aree di produzione”, in particolare in Puglia, dove la diffusione della Jacobiasca lybica sta assumendo proporzioni preoccupanti. Oltre alle zone tradizionalmente vocate alla produzione di uva da vino, infatti, è emerso che la presenza del fitofago ha registrato un aumento significativo anche nelle aree del nord e sud-est barese. Per contrastare questa emergenza, sono state avviate numerose sperimentazioni in alcune aree specifiche della Regione caratterizzate da un’elevata densità di vigneti dedicati alla produzione di uva da tavola. Nello specifico, le sperimentazioni su uva da tavola sono state realizzate a Noicattaro (BA) su cultivar Victoria e a Ginosa Marina (TA) sulla varietà Thomson seedless. Come mostrato, le sperimentazioni hanno riguardato sia prodotti chimici che formulati adatti all’agricoltura biologica, con l’obiettivo di individuare strategie di difesa sostenibili ed efficaci contro la Jacobiasca lybica.

Aree della Puglia in cui sono state effettuate sperimentazioni sulla cicalina africana
Sperimentazioni sul campo e strategie di controllo della cicalina africana
Le sperimentazioni condotte in campo hanno previsto l’impiego di formulati chimici e biologici, ma la maggior parte dei prodotti testati, nonostante abbiano fornito risultati promettenti, sono ancora in fase di registrazione. Tra le sostanze attive utilizzate durante le sperimentazioni figurano Sulfoxaflor, non ancora registrato, Acetamiprid, Lambda-cialotrina e sali potassici di acidi grassi. Questi ultimi sono già registrati per l’uso sulla coltura e cicaline, ma sono ancora in attesa di registrazione specifica per la Jacobiasca lybica. Attualmente contro Jacobiasca lybica si dispone delle piretrine, grazie a una sperimentazione avviata ormai già da diversi anni. Secondo quanto riportato dall’esperto, per ciascuna sostanza attiva sono stati applicati protocolli specifici, con dosi di utilizzo precise e periodi di somministrazione definiti, ma mantenendo costante il volume di acqua pari a 800 litri per ettaro. Le prove sul campo sono state condotte tra agosto e settembre utilizzando formulati alternativi, con trattamenti mirati sia sulle neanidi che sugli adulti della cicalina africana, nella fase successiva alla raccolta. L’efficacia dei trattamenti è stata poi valutata attraverso monitoraggi regolari.
I risultati delle sperimentazioni hanno evidenziato una “riduzione significativa della popolazione sia di neanidi che degli adulti” ha spiegato Guario, evidenziando una leggera differenza relativa all’efficacia dei trattamenti in relazione alle diverse forme di allevamento con risultati leggermente meno significativi in quella a controspalliera rispetto al tendone. “È un problema legato al posizionamento delle neanidi sulle foglie, è probabile che nel caso della controspalliera la pagina inferiore delle foglie non sia stata completamente bagnata dalla miscela dell’insetticida; al contrario, nel tendone, la bagnatura completa della pagina inferiore delle foglie è facilitata dal posizionamento delle stesse, per questo probabilmente si è registrata una maggiore efficacia dei trattamenti”.
Identificazione e monitoraggio: prerogative per una gestione ottimale
“Prima di mettere in atto le strategie di controllo, nei diversi periodi utili e con le varie sostanze attive a disposizione, è molto importante identificare la Jacobiasca lybica”. Così Guario ha sottolineato la necessità di un’accurata identificazione genetica della cicalina africana. Il fitofago in questione, infatti, presenta una forte somiglianza morfologica con la cicalina verde, rendendo insufficiente una semplice valutazione visiva. “Bisogna essere certi della sua presenza e non confonderla con specie simili, specialmente quando ci si approccia a sperimentazioni sul campo” ha spiegato. Questa fase preliminare risulta fondamentale per evitare errori diagnostici e per garantire l’efficacia delle strategie di contenimento, basate su dati certi e verificabili.
Dopo un’identificazione corretta, il monitoraggio diventa fondamentale per gestire efficacemente Jacobiasca lybica. Un sistema di controllo continuo permette di rilevare tempestivamente l’evoluzione delle infestazioni, consentendo interventi mirati e limitando i danni. L’esperto ha evidenziato l’importanza di sistemi integrati di raccolta dati per analizzare la diffusione del fitofago e pianificare interventi tempestivi ed efficaci. “Noi di Agrolab abbiamo sviluppato da alcuni anni il sistema Clorisys, un’applicazione scaricabile gratuitamente in cui sono caricati dati reali di campo relativi alla presenza e alla valutazione delle cicaline”. Questo strumento permette di monitorare non solo la cicalina africana, ma anche altri parassiti chiave come la mosca della frutta, la tignola e la cocciniglia della vite. Attraverso Clorisys vengono elaborati grafici dettagliati che illustrano l’andamento dei voli degli adulti e lo sviluppo biologico degli insetti, supportando l’adozione di misure di controllo mirate e offrendo dati “fondamentali per comprendere la movimentazione, lo spostamento e la diffusione del fitofago, che consentono interventi più precisi e riducendo i margini di errore”.

Monitoraggio cicaline – catture di adulti e % foglie infestate
Conclusione
L’efficacia delle misure di contenimento di questo fitofago emergente dipende dall’attivazione di un monitoraggio capillare degli adulti e delle neanidi, attraverso osservazioni visive e l’installazione di trappole cromotropiche. Intervenire tempestivamente contro le neanidi è decisivo, poiché prevenire lo sviluppo di adulti riduce drasticamente le infestazioni future. Parallelamente anche gli interventi autunnali, condotti dopo il raccolto, giocano un ruolo cruciale nella lotta Jacobiasca lybica, eliminando una parte degli adulti svernanti e contribuendo a contenere le infestazioni dell’anno successivo.
Donato Liberto
©uvadatavola.com