Clima in Italia: com’è cambiato e con quali ricadute

Anticipi delle fasi fenologiche, maggiore esposizione a fitopatie e stress: negli ultimi 20 anni il clima è cambiato, determinando stravolgimenti anche sul piano agricolo che ora deve fare i conti con nuove sfide

da uvadatavoladmin

Negli ultimi vent’anni, il clima in Italia ha subito cambiamenti profondi e ormai innegabili, con implicazioni dirette sull’agricoltura e sulla capacità del settore di rispondere a questi mutamenti. A ricordarlo ieri, in occasione del 36° Forum di Medicina Vegetale, l’intervento della dottoressa Antonella Pontrandolfi dell’Osservatorio di Agro-meteo-climatologia del CREA di Roma che, partendo dall’analisi dei principali parametri climatici, ha offerto al pubblico una panoramica relativa all’andamento climatico degli ultimi venti anni nel nostro Paese. 

La percezione, infatti, è che il clima stia incidendo in maniera sempre più incisiva sul settore. D’altra parte, come sottolineato in apertura dall’esperta, per verificare quanto effettivamente queste percezioni corrispondano in termini di analisi statistiche ai fenomeni riscontrati è necessario effettuare analisi mirate. Un lavoro che negli ultimi anni ha visto impegnato in prima linea l’Osservatorio che ha avviato delle indagini specifiche sugli eventi estremi e il loro impatto in agricoltura. 

Capire il clima in Italia

Diversi sono stati gli indici meteorologici presi in esame. Primo fra tutti gli estremi termici che possono essere analizzati come ondate di calore. Secondo quanto riportato, dal 2011, le ondate di calore – un tempo eventi straordinari – sono diventate una costante. Il numero minimo di giorni con temperature estreme in Italia non è mai sceso sotto i 13 all’anno, fino a toccare il record di 47 giorni nel 2022. Basti pensare che temperature superiori ai 35°C, soglia critica per le colture, si sono registrate sempre più frequentemente, non limitandosi ai soli mesi estivi tradizionali, come agosto, ma comprendendo anche giugno e settembre che hanno registrato picchi significativi soprattutto nelle regioni settentrionali.

clima in italia anomalie Un cambiamento che ha ampliato il periodo di esposizione delle piante a condizioni termiche estreme, compromettendo funzioni fisiologiche fondamentali e anticipando fasi cruciali come la fioritura e la maturazione, in particolare quella della vite da tavola – coltura al centro delle analisi dell’Osservatorio. Altro dato particolarmente rilevante riguarda le anomalie di temperatura in Italia, ovvero gli scarti dei valori di temperatura minima e massima, che negli ultimi anni sono sempre più lontani dalla norma.

Si parla infatti di inverni miti, un’altra anomalia del clima in Italia degli ultimi anni, per cui le temperature minime invernali sono spesso superiori alla media, impedendo il soddisfacimento del fabbisogno in freddo delle colture. Questo fattore, unito a un anticipo sempre più marcato delle fasi fenologiche, aumenta la vulnerabilità delle piante a fitopatie e gelate tardive. Queste, come chiarito dalla ricercatrice, “a differenza di altri fenomeni, presentano una variabilità negli anni, non prevedibile nel tempo, se non a breve termine”: se, però, “in passato tipicamente il numero di giorni di gelate si calcolava solo nel mese di aprile, oggi abbiamo dovuto aggiungere anche il mese di marzo”. Con ricadute sulle colture che registrano anticipi nelle diverse fasi fenologiche.

clima in italia fabbisogniÈ questo il caso dell’uva da tavola che sta registrando una fioritura e una maturazione sempre più anticipate, rendendo il ciclo produttivo meno prevedibile e più esposto a rischi climatici.

A questo si aggiunge la crescente instabilità delle risorse idriche. Le precipitazioni, costantemente sotto la media, si concentrano in pochi eventi estremi, rendendo difficile una gestione equilibrata dell’acqua. Al di là del caso della Sicilia, l’area più calda e secca d’Italia negli ultimi anni è il nord-ovest del Paese, che nel 2022 ha vissuto dieci mesi consecutivi di siccità severa. Sempre in questo stesso anno, particolarmente rilevanti sono risultati anche i dati relativi alle precipitazioni estreme, che pur rappresentando “un fenomeno tipico del territorio italiano” nel 2022 hanno registrato un incremento, con ben il 31% delle precipitazioni estreme totali concentrato in pochi giorni, contro una media annuale del 20%. Come si osserva, d’altro canto, l’alternanza tra lunghi periodi di siccità e improvvisi eccessi di pioggia è diventata una caratteristica del clima in Italia.

Quale sarà il prossimo step?

Riprendendo la riflessione dell’esperta, il procedere verso un nuovo clima in Italia richiede un ripensamento radicale delle strategie agricole. “Per il futuro occorrerà ripensare gli strumenti di gestione del rischio, rivedere cosa è oggetto di rischio e scendere sempre di più a livello delle colture, esaminando ogni singola cultura o addirittura ogni varietà per capire a quali fenomeni sono più sensibili, in quali periodi, e dare degli strumenti conoscitivi. Accanto a questo, poi, si dovrà continuare a introdurre innovazioni nella gestione delle pratiche agricole.
L’obiettivo non è solo garantire la competitività delle imprese agricole italiane, ma anche assicurarne la sopravvivenza in un contesto climatico che cambia a ritmi sempre più rapidi. La resilienza non è più un’opzione, ma una necessità per affrontare fenomeni climatici che, da eccezionali, sono ormai diventati la norma. 

Ilaria De Marinis
© uvadatavola.com

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