Coldiretti Puglia partner di LUV Fiera

Partner ufficiale della prima fiera dell'uva da tavola, Coldiretti Puglia intende promuovere l'eccellenza dell'uva pugliese e il suo legame con il territorio, senza tralasciare l'analisi di difficoltà e sfide

da uvadatavoladmin
coldiretti Puglia LUV Fiera

Coldiretti Puglia sarà partner di LUV – Fiera dell’uva da tavola. Obiettivo di questa collaborazione è promuovere l’eccellenza dell’uva pugliese e il suo legame con il territorio, tra tradizione e innovazione, senza tralasciare difficoltà e sfide che – già all’orizzonte – non dovranno cogliere di sorpresa i diversi operatori della filiera.

Il comparto dell’uva da tavola, tra i più dinamici e importanti dell’agricoltura pugliese, si mette in “mostra” a LUV Fiera con la partnership di Coldiretti Puglia.

L’evento non ha solo lo scopo di promuovere l’uva da tavola pugliese, sottolineando come la nostra regione sia la principale area di produzione italiana, ma intende anche mostrare il profondo legame del prodotto con il territorio e soprattutto la qualità delle imprese agricole locali, e il loro equilibrio tra tradizione e innovazione tecnologica.

La Puglia, infatti, con oltre 25mila ettari coltivati, rappresenta più del 50% della produzione nazionale di uva da tavola, dato in crescita negli ultimi anni, a fronte di un valore di resa e produttivo fondamentalmente stabili. Il valore medio del comparto degli ultimi anni supera i 370 milioni di euro, pari quasi al 10% della P.L.V. regionale. La produzione media regionale, negli ultimi 6 anni, si conferma superiore alle 565mila tonnellate, condizionata in negativo dalle campagne 2022 e soprattutto 2023, quando sono state prodotte non più di 459mila tonnellate.

Restando al dato 2023, si evidenzia come sia l’export il principale canale di sbocco dell’uva da tavola pugliese, rappresentando oltre il 43% del totale, sebbene resti decisivo il consumo nazionale (e locale) al 37%, con la restante quota residuale destinata alla trasformazione. Gli indici evidenziano come l’export rappresenti un mercato stabile e in costante crescita, seppur lieve. Nell’ambito del mercato nazionale, la vendita al dettaglio si conferma il principale sbocco (vale il 75% del mercato nazionale), dominata dalla Grande Distribuzione Organizzata, nonostante i problemi di relazioni, costi e posizionamento del prodotto che spesso penalizzano i produttori.

Questi  dati di Coldiretti Puglia, così come presentati, offrono un quadro interessante, con un potenziale produttivo straordinario che contribuisce a confermare l’agricoltura come il più vitale asset dell’economia regionale e con lei la viticoltura da tavola. Un comparto che, di conseguenza, merita la massima attenzione e soprattutto una costante verifica delle politiche produttive e soprattutto di mercato. Non vanno infatti dimenticati i problemi che lo interessano e che ne possono compromettere i risultati. Basti ricordare la campagna 2022, dove la concomitanza tra un evidente calo di consumi interni e una qualità non sempre all’altezza ha messo in crisi molte imprese agricole dell’area del sud-barese. Al contrario della stagione 2023, che ha invece regalato belle soddisfazioni commerciali, concedendo così al comparto finalmente “un po’ di respiro”. Relativamente a quest’anno, senza dubbio una problematica di primo piano è rappresentata dalla siccità che sta interessando tutta l’agricoltura regionale e tutti gli areali, sia quelli serviti da comprensori irrigui collettivi, che quelli in cui si fa ricorso a pozzi artesiani. 

In ogni caso, è evidente come negli ultimi anni l’offerta regionale si sia arricchita, trainata da un incremento sia delle varietà apirene coltivate, sia degli ettari in produzione.

Nella campagna 2023 le uve seedless hanno infatti costituito il 55-60% dell’offerta pugliese di uva da tavola, mentre le uve con semi si sono fermate al 40-45%. D’altronde, si tratta di una dicotomia ormai nota e che caratterizza anche il dibattito sullo stato attuale e soprattutto sul futuro dell’uva da tavola italiana e in particolare pugliese. Non vi è alcun dubbio, infatti, che i mercati stiano dando un segnale indiscutibile, con un aumento preponderante del consumo delle senza semi, ma è pur vero che una parte della vocazione produttiva regionale di molte imprese resta ancora orientata verso le storiche varietà con semi. Non a caso, la nostra regione vanta una IGP nell’uva da tavola riservata alle tradizionali varietà con i semi – le storiche Italia, Regina e Vittoria per le bianche, Red Globe per le rosse e Michele Palieri per le nere – che insieme costituiscono un ampio panorama varietale in una zona delimitata comprendente praticamente tutti gli areali produttivi regionali e in particolare la zona del Nord-barese. Queste varietà, così perfettamente “acclimatate” nella nostra Regione, sono in grado di esprimere il massimo dei valori della qualità anche in presenza di bassi input e, soprattutto, possono essere gestite per molti mesi durante la stagione di raccolta, facilitando la programmazione aziendale. 

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Il prossimo passo sarà ripensare alle modalità con cui le uve “con semi” devono essere proposte al mercato e alla grande distribuzione, valorizzando questo patrimonio di bontà e bellezza della frutticoltura regionale.

E non solo a livello di Consorzio: anche le Organizzazioni di Produttori possono determinare la valorizzazione di questo prodotto e assicurare più solidi mercati di sbocco. Per farlo, però, le OP devono applicare concretamente quel principio di democraticità delle scelte che, pur in una logica di organizzazione commerciale, seguano le volontà dei produttori associati, senza quei condizionamenti di natura padronale come spesso avviene in certe realtà locali.
A riguardo anche i produttori sono chiamati a un maggior protagonismo all’interno della filiera, acquisendo la consapevolezza che il loro “lavoro” non può considerarsi concluso con la produzione in campo, ma va seguito fino alla raccolta e – perché no – anche alla commercializzazione.
Accanto a questo, va poi sottolineato che le uve senza semi, che rispondono soprattutto a quel principio di “standardizzazione” richiesto dai mercati esteri, stanno ora vivendo un momento di grande attenzione che permette di allentare “il controllo” dei breeder. Mesi fa, infatti, la Suprema Corte di Cassazione ha statuito un importante principio in tema di privativa comunitaria per ritrovati vegetali, con il quale si annulla la clausola contrattuale che attribuisce al titolare dei diritti di proprietà intellettuale delle cultivar brevettate il potere di individuare i soggetti ai quali spetta la distribuzione dei frutti ottenuti dal produttore autorizzato all’utilizzo delle varietà protette, ove questi ultimi siano inutilizzabili come materiale di moltiplicazione. Si è così aperto lo spazio per scenari nuovi e interessanti. Sempre in materia di varietà apirene, si valuta inoltre con molto interesse l’impegno della ricerca statale (CREA) per fornire ai produttori nuove varietà apirene che combinino maggiore resa e resistenza alle malattie con buone caratteristiche sensoriali ed elevato valore nutrizionale delle uve, delineando così la strada dell’innovazione che va perseguita con coerenza e costanza.

A conclusione, si può decisamente guardare con ottimismo al comparto dell’uva da tavola, ma senza dimenticare alcune necessità e rischi.

Questo prodotto infatti può raggiungere elevati standard qualitativi necessari a bilanciare costi di produzione impegnativi, ma vanno sempre considerati lo stato del potere d’acquisto dei consumatori e la tendenza in corso a un generale calo dei consumi di frutta e verdura che negli ultimi due anni si è attestato attorno al 15% in volume e sembra continuare anche nel 2024. Tutto, in un contesto economico e geopolitico segnato da profonda instabilità, avvertita non solo in Italia, ma anche in tutta Europa, Germania compresa, principale Paese importatore dell’uva da tavola pugliese. In tal senso si rivelerà vincente la capacità dei produttori nel saper gestire l’offerta e riflettere sulla necessità di un equilibrio produttivo-commerciale, senza correre costantemente a un aumento degli ettari coltivati, ma basando la crescita sul miglioramento delle tecnologie produttive per una maggiore sostenibilità, sul miglioramento della qualità e soprattutto sulla valorizzazione del prodotto regionale. Infine, come per molte altre coltivazioni di pregio, non va tralasciato il problema della carenza idrica, che – nel prossimo futuro, ormai già presente – rischia di incidere in maniera sempre più significativa sulle colture.

 

A cura di: Coldiretti Puglia
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