Come coltivare uva da tavola: come procede la stagione nel Sud Est barese

da Redazione uvadatavola.com

A Turi (Ba) per la varietà Vittoria l’acinellatura è conclusa e tra qualche giorno il frutto raggiungerà la piena maturazione e potrà essere raccolto.

Per la cultivar Italia in questi giorni sta procendendo con la tolettatura dei grappoli, operazione che richiederà ancora un’altro paio di settimane. La raccolta comincerà a fine agosto.

Il produttore di uva da tavola Tonio Palmisano racconta come procede la stagione 2019 e spiega alcune delle operazioni colturali necessarie a produrre uva da tavola.

Il portale turiweb.it ha intervistato il produttore di uva da tavola Tonio Palmisano, che produce uva Italia, Vittoria, Red Globe, Thomposon Seedless, Cotton Candy, Pizzutella e Luisa.

“Un agricoltore che desidera rimanere sul mercato è quasi obbligato a tenersi aggiornato sullle novità del panorama varietale. Dobbiamo saper unire la saggezza dei nostri padri –esordisce Palmisano– con l’innovazione tecnico-colturale. Senza dimenticare l’inestimabile risorsa che abbiamo avuto in eredità: una terra tra le più fertili, favorita da condizioni climatiche che ci invidiano tutti”.

In che periodo sarebbe meglio effettuare l’acinellatura?
“L’acinellatura deve avvenire prima dell’invaiatura. In questa fase, l’acino cresce in volume e cambia colore: per l’uva bianca si passa dal verde al giallo oro; per l’uva nera il grappolo inizia ad assumere le varie tonalità del rosso e del viola. Contemporaneamente aumenta la gradazione zuccherina. Dopo l’invaiatura non è più possibile lavorare il frutto con le mani perché si rischierebbe di ammaccare gli acini. Se è necessario effettuare qualche operazione di tolettatura del grappolo si interviene con le forbici, si tratta di un lavoro quasi chirurgico”.

Per l’uva “Italia” la procedura è differente, vero?
“L’uva “Italia” è l’unica varietà che prevede una doppia lavorazione: oltre ad eliminare l’acinino, si toglie anche il mezzo acino per dare la possibilità ai chicchi più grandi di crescere ancora meglio. Il risultato è un grappolo che acquista un aspetto più uniforme ed esteticamente accattivante per l’occhio del consumatore”.

Quali sono i costi della manodopera per questa operazione?
“Su ogni chilo di uva il costo della manodopera non supera i 15 centesimi. Ci sono poi le eccezioni legate alla specifica stagione. Quest’anno nelle zone costiere, quelle più calde, si è arrivati a preventivare 20 centesimi a chilo poiché la fioritura è andata male e il grappolo si è presentato ricco di acini piccoli”.

Avete avuto problemi di natura fitosanitaria?
“La pioggia che ci ha colpito lo scorso 13 luglio è stata abbondante e, soprattutto, è stata seguita da poco vento. Una congiuntura che ha fatto sì che il grappolo, anche a causa della forma particolarmente serrata con cui si presenta quest’anno, non ha avuto modo di asciugarsi. La conseguenza è stata la comparsa di qualche episodio di muffa, un danno che tuttavia è abbastanza trascurabile e non ha compromesso la qualità del prodotto. Infatti quando l’uva è ancora acerba, l’acino colpito dalla muffa tende a seccarsi ed è sufficiente rimuoverlo. Aumentano i costi di manodopera ma il grappolo non viene rovinato. Al contrario, la muffa che colpisce l’uva già matura è pericolosa: gli zuccheri, abbondanti in questa fase, iniziano a fermentare e creano il cosiddetto “effetto nido”, ovvero la muffa prolifera, contagiando gli acini dall’interno verso l’esterno e rendendo invendibile l’intero grappolo”.

Cosa pensa della sicurezza alimentare del prodotto?
“Oggi la maggior parte delle aziende agricole produce uva con al massimo cinque principi attivi residui, tutti con concentrazioni al di sotto del 50% delle soglie imposte dalla normativa italiana che, tra l’altro, è una delle più restrittive al mondo”.

 

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