Se da un lato il protocollo GLOBAL GAP ha diffuso legalità e consapevolezza tra gli attori della filiera, è anche vero che le nuove richieste e “Add-on” rischiano di diventare un boomerang che colpisce le aziende medio piccole.
La sicurezza agroalimentare, così come la protezione dell’ambiente, iniziano dal settore primario.
Con i suoi ormai 23 anni di storia, GLOBAL GAP – organizzazione riconosciuta a livello internazionale – ha definito i requisiti per l’applicazione delle Buone Pratiche Agricole nei principali comparti del settore primario (GAP – Good Agricultural Practice).
Che cos’è Global GAP IFA?
Il protocollo GLOBAL GAP IFA (Integrated Farm Assurance) è oggi lo standard globalmente riconosciuto per il settore agricolo, e aderire ad esso è ormai un prerequisito indispensabile per poter offrire i propri prodotti sui circuiti della Grande Distribuzione Organizzata, che richiede un livello sempre più alto di conformità delle produzioni.
GLOBAL GAP, è una certificazione volontaria di prodotto, nata con lo scopo di orientare i protocolli di produzione verso pratiche agricole eco-sostenibili, che negli anni ha visto svariate revisioni ed aggiornamenti. Le tematiche affrontate dal protocollo vertono principalmente su: sicurezza alimentare, tutela ambientale, favorire la biodiversità, permettere la rintracciabilità, favorire salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Oggi, a solo pochi anni dalla nascita di questa certificazione, si registrano numeri straordinari; infatti si contano circa 200.000 produttori certificati Fruit and Vegetables per un totale di più di 4 milioni di ettari.
I nuovi moduli aggiuntivi richiedono alle aziende il rispetto per i lavoratori e per le risorse
Negli ultimi anni si stanno diffondendo sempre più gli “Add-on” legati a GLOBAL GAP su richiesta dei Clienti, ovvero moduli aggiuntivi al principale che trattano argomenti specifici. Tra questi il più famoso è il modulo GRASP – GLOBALG.A.P Risk Assessment on Social Practices (Controllo dei Rischi nelle Pratiche Sociali) focalizzato alla valutazione degli aspetti sociali connessi alle attività dei lavoratori in agricoltura. Si tratta di un modulo sviluppato da GLOBALGAP con il sostegno e la collaborazione di alcuni rappresentanti della GDO, tra cui Coop Switzerland, Edeka, Lidl, Metro AG e Migros.
L’attenzione del modulo GRASP è particolarmente concentrata su alcuni argomenti quali: rappresentanza dei lavoratori, diritti legali ed accesso alle leggi nazionali sul diritto del lavoro, presenza di documentazione scritta rappresentata da contratti, buste paga e definizione dei salari, diritti dei minori, ore di lavoro (sulla base dei contratti nazionali e provinciali).
Altri Add-on che si stanno diffondendo sono GDO-specifici, ovvero richiesti in maniera specifica per poter aver accesso a determinati mercati, tra questi i più diffusi sono:
- Nurture Module, per il mercato inglese, essendo di fatto “Nurture” un marchio creato dalla nota catena d’oltremanica TESCO, leader nel settore dei prodotti ortofrutticoli;
- A.H. Residue Protocol, per la catena di supermercati olandese Albert Heijn con filiali estere in Belgio, Germania, Curaçao e Aruba;
- GLOBALG.A.P. PLUS, per tutti i prodotti destinati al colosso McDonald’s.
Ogni add-on prevede richieste e temi specifici, che si aggiungono a quelli di Global Gap.
L’ultima frontiera delle richieste della GDO è la gestione sostenibile dell’acqua, con l’Add-on SPRING – Sustainable Program for Irrigation and Groundwater Use. Questo perché il 70% dell’acqua dolce del mondo viene impiegata in agricoltura e, visto che stiamo parlando di una risorsa limitata, diventa fondamentale per le filiere agricole applicare un approccio sempre più attento e sostenibile alla gestione della risorsa idrica per poter continuare a produrre.
Il protocollo GLOBALG.A.P. IFA ha sempre prestato attenzione alla gestione sostenibile dell’acqua, con requisiti specifici, ma questo sembra non bastare più. Il modulo aggiuntivo SPRING è stato originariamente sviluppato dalla catena della GDO svizzera Coop nel 2016, in collaborazione con GLOBALGAP. La proprietà dello standard è stata ufficialmente trasferita a GLOBAL GAP nel luglio 2019.
Il modulo SPRING, che sarà richiesto per rifornire il mercato svizzero, include una vasta gamma di criteri per valutare la gestione sostenibile dell’acqua all’interno dell’ azienda agricola:
- conformità legale delle fonti idriche e dei volumi di estrazione;
- monitoraggio del consumo d’acqua;
- impatto dei produttori sulla gestione sostenibile degli spartiacque;
- buone pratiche nella gestione delle risorse idriche;
- protezione delle fonti d’acqua;
- misure per dimostrare il miglioramento continuo della gestione delle risorse idriche;
Gran parte dei requisiti del Protocollo GLOBAL GAP e dei suoi Add-on si sovrappongono alle norme cogenti europee, fino a qualche tempo fa spesso ignorate dagli operatori del settore; in questo la certificazione GLOBAL GAP ha avuto il grande merito di diffondere legalità e consapevolezza tra gli attori della filiera, rendendo più sostenibile la nostra agricoltura e più sicuri e salubri i prodotti immessi sul mercato.
D’altro canto la nascita negli anni dei vari Add-on e le continue nuove richieste del mercato stanno stravolgendo l’obiettivo principale del protocollo GLOBAL GAP: avere delle regole chiare e uniche per l’intero comparto, accettate da tutte le catene di distribuzione.
In foto: l’autore del testo, l’agronomo Angelo Gasparre
Considerazioni e proposte sulle certificazioni e sulle nuove richieste
A seguito di questo cambiamento di rotta nelle certificazioni volontarie, in realtà obbligatorie per la fornitura alla GDO, le domande nascono spontanee e sono diverse:
- tutte queste richieste di conformità nella produzione primaria nascono da una reale sensibilità della GDO o si tratta solo di paletti commerciali per gestire i flussi di prodotto in determinati momenti della stagione?
- Perché la comunicazione di questa tipologia di certificazioni, definita “B to B”, non riesce a colpire il consumatore finale, magari attraverso un marchio, un logo (come avviene nel Biologico ad esempio). Ciò permetterebbe alle produzioni certificate di essere riconoscibili sul mercato anche con – perché no – un plus di valore aggiunto per la produzione primaria.
Se a tutto questo aggiungiamo gli innumerevoli audit di seconda parte dei Clienti, personalmente credo che si stia un po’ esagerando. Di questo passo le aziende agricole medio-piccole, non associate a nessuna Organizzazione di Produttori o Gruppo Commerciale saranno letteralmente tagliate fuori dai giochi.
È dunque necessario supportare le aziende in questo grande cambiamento che sta avvenendo, con iniziative guidate dalle rappresentanze di categoria o dalle istituzioni pubbliche, per favorire l’aggregazione, fornire supporti di assistenza e gli strumenti necessari.
Altro aspetto fondamentale di cui prendersi cura è quello della comunicazione: sarebbe opportuno coinvolgere la GDO in progetti che abbiano l’obiettivo di far conoscere le realtà agricole, il lavoro straordinario degli agricoltori, gli sforzi quotidiani che vengono effettuati dagli stessi e dai loro tecnici per poter offrire ai consumatori prodotti di altissima qualità attraverso tecniche di produzione sostenibile. Le richieste nuove e pressanti, molto probabilmente, sono mosse da una mancata conoscenza della produzione primaria e dalla mancanza di fiducia verso il comparto.
Autore: Angelo Gasparre – Food Agri Service Srl