La presenza della peronospora – Plasmopara viticola – (Berk. & M.A. Curtis) Berl. & De Toni. – è legata essenzialmente alle condizioni microclimatiche del vigneto, mostra ogni anno differenti indici di gravità.
La presenza della prime macchie d’olio dà il via alle infezioni per la germinazione delle oospore mature, determinata soprattutto dalle prime precipitazioni primaverili (mesi di marzo e aprile), dalla recettività degli organi infettabili (nuova vegetazione) e da adeguate condizioni termo-i-grometriche. La loro presenza deve far avviare i programmi di protezione su base preventiva, attraverso l’applicazione del criterio della “prevenzione ragionata”.
Non deve inoltre prescindere dall’adozione di strategie di difesa collegate alle previsioni meteo, alla tecnica di coltivazione (copertura con film plastico, copertura con rete, coltivazione in piena aria), alla fase fenologica, all’uso di modelli previsionali e alla necessità di evitare fenomeni di resistenza.
È bene considerare che sono in atto programmi di ricerca pubblici e privati finalizzati alla costituzione di nuove varietà di uva da tavola tolleranti e/o resistenti al patogeno. I primi risultati registrati in vigneto sono estremamente promettenti.
Da alcuni anni si riscontra un’aumentata e irregolare pressione infettiva della peronospora (compresa l’annata 2020) che richiede criteri di protezione più stringenti nella scelta sia della tempistica d’intervento, che delle sostanze attive e dei diversi formulati commerciali. Tuttavia, in alcuni casi si riscontrano anche difficoltà di controllo, con danni significativi alla produzione nelle fasi vegetative precoci e intermedie. La corretta conoscenza dell’effettiva persistenza d’azione del formulato e la consapevolezza che, con elevata pressione della malattia, potrà essere necessario ridurre i turni di intervento normalmente previsti, possono rappresentare una soluzione nel controllo delle infezioni. Di sicuro interesse, specie in annate ad alta incidenza di infezioni e con piogge frequenti, appare efficace la tecnica dell’inerbimento interfilare che permette una maggiore transitabilità nel vigneto anche in condizioni di eccessivo ristagno idrico del suolo.
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Le conduzioni
Un ruolo fondamentale nel controllo delle infezioni di P. viticola è poi legato alla tecnica di semiforzatura del vigneto (semiforzatura precoce con film plastico, semiforzatura tardiva con film plastico, protezione con sola rete). Le diverse tecniche determinano situazioni microclimatiche differenti, con effetti evidenti sulle infezioni primarie in misura maggiore, sulle infezioni secondarie in misura minore e sulla comparsa di “peronospora larvata sugli acini”.
In foto: peronospora larvata su acini di uva da tavola
Nello specifico, il quadro sintomatologico potrebbe essere il seguente:
- nelle prime fasi vegetative e sino alla pre-fioritura in presenza di macchie d’olio o nei casi di possibili infezioni, è consigliabile l’utilizzo di p.a. di copertura in miscela con sostanze attive dotate di mobilità locale, citotropici/translaminari.
- dalla pre-fioritura sino alla fase di allegagione possono essere utilizzati p.a. sistemici, dotati di elevata mobilità, in miscela con p.a. di contatto e/o citotropici;
- dall’allegagione sino a inizio maturazione per evitare le subdole infezioni larvate la protezione del grappolo riveste massima priorità, in tali casi vanno privilegiati p.a. che presentano spiccata affinità per le cere epicuticolari, in miscela con prodotti endoterapici e/o citotropici o prodotti di contatto in relazione al rischio epidemico. La spiccata affinità alle cere viene espressa per ogni singola sostanza attiva con il valore di ripartizione ottanolo/acqua e questo coefficiente (varia da valori negativi a circa 4). Per cui più il valore è elevato, maggiore è la capacità della molecola di legarsi alle cere degli organi verdi e quindi di resistere al dilavamento, con conseguente incremento di persistenza.
Nei sistemi di impianto utilizzati nelle aree viticole pugliesi le infezioni di peronospora risultano completamente incontrollabili sui germogli che fuoriescono dal sistema di copertura (film plastico). Si manifestano riduzione di attività fotosintetica, conseguente ritardo di maturazione dell’uva, oltre che incremento delle forme svernanti del fungo.
La situazione, purtoppo, non è risolvibile dopo la realizzazione dell’impianto, ma solo nella impostazione progettuale della struttura. Questa consente, infatti, di contenere sotto il film plastico la vegetazione, mutuando sistemi di protezione adottati per esempio nelle aree siciliane.
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Come effettuare il controllo della peronospora in vigneto
Le sostanze attive per il controllo della peronospora della vite sono numerose, con caratteristiche differenti e possono essere considerate sufficienti per una ottima programmazione degli interventi. In relazione alla loro modalità di azione, è possibile classificarli in più gruppi.
Sostanze attive di copertura:
• rameici, ditiocarbammati (mancozeb e metiram), olio essenziale di arancio dolce con limitata persistenza;
• folpet e dithianon, dotati di una maggiore persistenza anche nella protezione dei grappoli;
• zoxamide, famoxadone e ametoctradina, dotati di una maggiore persistenza anche a protezione del grappolo, favorita dall’affinità con le cere cuticolari;
• cerevisane, agisce come induttore di resistenza mimando l’attacco del patogeno, favorendo la liberazione da parte della pianta dei composti correlati ai meccanismi di difesa.
Queste sostanze non sono in grado di penetrare nei tessuti vegetali; svolgono un’azione esclusivamente preventiva sulle superfici trattate e vengono dilavate in caso di piogge ripetute.
Sostanze attive in grado di penetrare in modo più o meno spiccato nei tessuti vegetali:
• dimetomorf, iprovalicarb, bentiavalicarb, valifenalate, mandipropamid, azoxystrobin e piraclostrobin, cyazofamid, amisulbrom, fluopicolide, oxathiapiprolin. Presentano parziale penetrazione e mobilità locale, oltre a una più o meno marcata capacità di permanere in superficie grazie all’affinità con le cere cuticolari.
• Cymoxanil; presenta una spiccata penetrazione e una buona traslocazione locale.
• Metalaxil-M, benalaxil-M, fosetil-Al, fosfonato di potassio e didisodio, caratterizzati da una sistemia acropeta (ad eccezione del fosetil-Al che è anche basipeta).
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Gestione agronomica corretta
Un’adeguata strategia di protezione non può prescindere da una corretta gestione agronomica del vigneto che eviti gli eccessi azotati e preveda l’adozione di pratiche di gestione del suolo. Queste sono, in particolare, l’inerbimento, che facilita tempestivamente il rientro in vigneto in caso di frequenti precipitazioni; il controllo della perfetta efficienza delle attrezzature per la distribuzione; il passaggio su tutti i filari per garantire una distribuzione uniforme sulla chioma delle viti, nel rispetto della corretta quantità di sostanza attiva per ettaro.
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Autori: Antonio Guario1, Luigi Tarricone2, Vito Lasorella3, Onofrio Grande3, Nicola Antonino3, Francesca Tarricone2
1. Agronomo Fitoiatra – Bari
2. CREA – Centro di ricerca Viticoltura ed Enologia,
Via Casamassima 148, Turi (BA)
3. AGROLAB, Centro di sperimentazione e diagnosi fitosanitarie,- Via San Vincenzo 36, Noicattaro (BA)