Indice
- Il costo dell’urea, il concime azotato più diffuso e impiegato al mondo, è passato da 350 a 850 euro a tonnellata. In generale i costi dei fertilizzanti segnano un +130%. Produrre ortofrutta sta diventando sempre più complesso, il direttore CAA Gruppo Liberi Professionisti, Lorenzo Benanti, approfondisce la questione.
- Sul tavolo dell’energia si gioca la partita più importante per le aziende.
- Inflazione e mercato ingolfato
Il costo dell’urea, il concime azotato più diffuso e impiegato al mondo, è passato da 350 a 850 euro a tonnellata. In generale i costi dei fertilizzanti segnano un +130%. Produrre ortofrutta sta diventando sempre più complesso, il direttore CAA Gruppo Liberi Professionisti, Lorenzo Benanti, approfondisce la questione.

Lorenzo Benanti
“La produzione e la distribuzione dei mezzi tecnici come fertilizzanti e fitofarmaci è stata travolta dal rincaro delle materie prime e dei mezzi di produzione già diversi mesi prima dello scoppio della guerra”, esordisce Lorenzo Benanti.
Urea +143%
“Il prezzo dei fertilizzanti è aumentato già durante l’autunno 2021- Continua il direttore CAA – con rincari superiori al 50% rispetto ai mesi precedenti. Quanto accaduto al costo dell’urea è un esempio lampante. Il concime, infatti, è passato da costare 350 euro a tonnellata a costarne 850 euro/tonnellata, segnando così un rincaro del +143%. Il conflitto russo/ucraino ha poi favorito la speculazione da parte di alcune aziende e i prezzi sono lievitati ancora. Al momento per i produttori la situazione è persino peggiorata a causa dell’incremento dei costi dei combustibili fossili (gas e petrolio). I prezzi non accennano a diminuire, le tensioni e la paura di rimanere a “secco” nei prossimi mesi complica non poco le prospettive – a breve e medio termine – di tutti i settori produttivi, e di quelli legati all’agricoltura in particolare”.
Sul tavolo dell’energia si gioca la partita più importante per le aziende.
Il settore primario, secondo il presidente, ha bisogno di un piano energetico condiviso da tutti gli attori istituzionali e privati: “I vincoli e le resistenze sono ancora molti e superarli per un agricoltore spesso risulta difficile”.

Teresa Diomede
Ed è proprio sul piano energetico che si innestano le dichiarazioni della produttrice pugliese di uva da tavola, socia dell’Op APOC – e più precisamente – Responsabile Ufficio Commerciale Zonale 1 – Teresa Diomede: “L’energia elettrica è fondamentale per il funzionamento dei pozzi artesiani. Stanno arrivando bollette con cifre da capogiro. Si tratta di spese che, seppur rateizzabili, influiscono enormemente sul bilancio dell’impresa agricola. In fase di raccolta. Inoltre ci sono rincari esponenziali per gli imballaggi. Non da ultimi, i danni provocati dalla grandine sulle strutture dei vigneti. Saremo costretti ad affrontare altre spese non previste per il riacquisto e il posizionamento di film plastici e reti. Tutto ciò considerando anche la carenza di personale. Sarà complesso, ma ma lo faremo”.
Infine Diomede tocca il discorso prezzi
“Il mercato quest’anno è difficile, l’inflazione crescente spaventa le famiglie, che stanno risparmiando in vista di un autunno pesante”.
In Sicilia i viticoltori non se la passano meglio
Gianni Raniolo, presidente del Consorzio di Tutela dell’Uva da Tavola di Mazzarrone IGP cerca di fare il punto su di una campagna non brillante dal punto di vista dei consumi che a suo parere sono “ingolfati”. Un vero peccato, se si considera anche l’alta qualità del prodotto italiano.

Giovanni Raniolo
Bloccate le vendite anche per le seedless
Gianni dichiara: “Vendite stantie per la prima parte di questa campagna contrassegnata da rincari mai visti prima. In questo 2022 per la prima volta, inoltre, perfino le uve seedless hanno subito un rallentamento delle vendite. Si tratta di un segnale preoccupante, sintomo della crisi economica in atto”.
Inflazione e mercato ingolfato
“Il tasso d’inflazione, infatti – specifica Raniolo – risulta in crescita e, a causa del caro bollette, molte aziende rischiano il default, mentre il valore del denaro diminuisce”.
“Il prezzo medio alla produzione – continua il presidente – per le varietà con seme classiche, come Victoria e Red Globe, ha visto una forbice che va da 1,50 a inizio campagna a 0,70 euro al kg, con un prevedibile ulteriore ribasso in fase di chiusura”.
“In Sicilia – conclude infine Raniolo – le aziende sono molto prossime alla raccolta della varietà Italia. Staremo a vedere quanto inciderà il carovita e gli sviluppi di una crisi internazionale senza eguali sulle vendite”.
Autrice: Teresa Manuzzi
©uvadatavola.com