Crisi idrica in Puglia, le piogge non bastano

Le piogge degli ultimi giorni non sono bastate. In Puglia è emergenza acqua e si teme già per un'altra estate a corto di risorse idriche

da uvadatavoladmin
crisi idrica puglia def (1)

A poco sono servite le piogge degli scorsi giorni. In Puglia, la crisi idrica non è un problema del passato, ma continua a rappresentare una minaccia concreta che incombe sul futuro. A confermarlo i dati dell’Osservatorio Anbi, riportati da Coldiretti Puglia, secondo cui le precipitazioni atmosferiche degli ultimi giorni non hanno risolto i problemi creati nel territorio regionale dalla siccità. Stando a quanto riportato, le piogge – pur avendo garantito un po’ di sollievo – hanno determinato solo una lieve riduzione del deficit idrico che segna un impressionante -65% rispetto all’anno scorso. 

I dati, dunque, parlano chiaro: la crisi idrica in Puglia persiste e richiede interventi urgenti.

Nonostante le piogge, gli invasi principali della regione sono in riserva. L’invaso di Occhito sul Fortore, uno dei principali serbatoi della regione, il 4 gennaio 2025 contava poco più di 31,5 milioni di metri cubi d’acqua, ben al di sotto dei 115 milioni disponibili nello stesso periodo del 2024. In un solo anno, la Puglia ha perso oltre 83 milioni di metri cubi d’acqua. La situazione non è migliore per l’invaso di Marana Capacciotti, passato dai 19,4 milioni di metri cubi dello scorso anno agli attuali 8,6 milioni: un crollo di quasi 11 milioni di metri cubi. Numeri che dipingono un quadro desolante e confermano un trend di forte contrazione delle riserve idriche.

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Invaso e diga di Occhito sul Fortore oggi sempre più vuoti

Crisi idrica, l’appello di Confagricoltura e Coldiretti Puglia

Già a inizio 2025, il presidente di Confagricoltura Puglia, Luca Lazzaro aveva lanciato l’allarme: “Questa realtà impone una riflessione sul futuro dell’approvvigionamento idrico, non solo in Puglia. Il riutilizzo delle acque reflue trattate rappresenta una delle risposte più promettenti, già adottata con successo in Paesi come Israele, California, Australia e Singapore, ma ancora sottoutilizzata in Italia”. Il riuso dell’acqua in agricoltura, che oggi si attesta a un misero 4%, potrebbe arrivare al 20% e coprire fino al 45% della domanda irrigua. Un potenziale enorme, bloccato da parametri normativi stringenti e costi di gestione proibitivi. “Il riuso delle acque reflue, se ben regolamentato e supportato da politiche adeguate, offre vantaggi ambientali, economici e sociali” – ha sottolineato. “Si tratta di una fonte d’acqua affidabile e indipendente dalle oscillazioni climatiche, che può garantire continuità all’agricoltura anche nei periodi di siccità, riducendo il rischio di perdite di raccolto. Inoltre, l’utilizzo di queste acque consente di abbattere i costi legati ai fertilizzanti, grazie alla presenza naturale di nutrienti come azoto e fosforo”.

A intervenire sulla questione anche Coldiretti Puglia. “Con i periodi di siccità destinati a diventare più lunghi e intensi, è urgente realizzare un piano nazionale sugli invasi” – fanno sapere dall’associazione. La proposta? Un sistema di bacini di accumulo e depurazione dell’acqua piovana. “Il progetto, che potrebbe partire immediatamente, prevede la creazione di una rete di bacini di accumulo costruiti senza l’uso di cemento, ma con pietre locali e terra di scavo, utilizzando i materiali già presenti in loco – conclude l’associazione di categoria dei produttori agricoli – Questi bacini avrebbero la funzione di raccogliere l’acqua piovana e utilizzarla in caso di necessità. L’intento è di raddoppiare la capacità di raccolta dell’acqua piovana, rendendola disponibile per usi civili, per l’agricoltura e per la produzione di energia idroelettrica pulita, oltre a contribuire alla gestione delle piogge abbondanti e a prevenire il rischio di inondazioni. In questo contesto, è essenziale anche il recupero e la manutenzione degli invasi già esistenti nel territorio”.

Nel frattempo, gli agricoltori pugliesi pagano il prezzo più alto: costi di irrigazione alle stelle, raccolti ridotti e gestione in campo sempre più complessa. E mentre le istituzioni restano impantanate in burocrazia e promesse vuote, il settore primario rischia il collasso.

La richiesta – ormai ridondante – è quella di un’azione immediata e concreta che preveda investimenti in manutenzione, incentivi per il riutilizzo delle acque reflue, politiche di risparmio idrico e sensibilizzazione della popolazione. Il rischio, come sottolineato da Giuseppe De Filippo, presidente del Consorzio di Bonifica della Capitanata, è di ritrovarsi ad affrontare un’altra estate in queste condizioni.

La Puglia ha la possibilità di diventare un modello di innovazione nella gestione delle risorse idriche. Ma senza un cambio di rotta deciso, il futuro della regione si preannuncia sempre più arido.

 

Ilaria De Marinis
©uvadatavola.com

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