Crisi idrica, peggiora la situazione al Sud

In Puglia a farne le spese le coltivazioni di uva da tavola e da vino, dighe dimezzate in Basilicata, mentre in Sicilia continua l'allerta rossa

da uvadatavoladmin
crisi idrica

Se il Nord Italia non sembra passarsela bene dal punto di vista meteorologico per le numerose piogge, al Meridione la situazione continua a non essere delle migliori. È solo di qualche mese fa la notizia dell’emergenza idrica in Sicilia, a cui è seguito l’emanazione dello stato di emergenza da parte del Governo. Ormai, però, da qualche settimana il problema della crisi idrica si sta facendo sentire anche in Basilicata e in Puglia, in particolare nella provincia di Taranto.

A farne le spese, inevitabilmente, sono le produzioni agricole del territorio, come i vigneti di uva da tavola e da vino, il frumento e il pomodoro da industria per gli areali della Capitanata e ancora agrumi, olive e ortive. Stando ai dati pubblicati da Anbi, Associazione nazionale coesione e tutela del territorio e acque irrigue, in Puglia, rispetto allo scorso anno, è disponibile meno della metà delle riserve di acqua. Inoltre, dagli invasi fuoriescono circa 1,4 milioni di metri cubi al giorno ed è prevedibile che la situazione possa peggiorare nei prossimi mesi.

L’emergenza nel Tarantino 

Da più parti, ormai, anche per la Puglia si sta chiedendo lo stato di emergenza e di calamità naturale. Come sta facendo l’area Due Mari Taranto-Brindisi di Cia – Agricoltori Italiani di Puglia, che nei giorni scorsi ha lanciato l’allarme. “Non c’è più tempo da perdere, la situazione è drammatica e all’emergenza non si può che rispondere con strumenti emergenziali, bypassando immediatamente ogni procedura ordinaria”, hanno sottolineato dall’associazione di categoria. In alcune zone del territorio – si legge ancora – le quantità di acqua erogate sono così scarse da non soddisfare le esigenze degli agricoltori.

Cia critica i “disastri di venti anni di totale abbandono delle strutture irrigue che non si riescono a riparare in così poco tempo”. Tra le ipotesi pensate dall’associazione per ovviare alla crisi idrica inizia a farsi strada quella del razionamento dell’acqua per uso potabile oltre a interventi repentini per salvare le colture di pregio attingendo a risorse economiche straordinarie. 

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La situazione nel Tarantino (Fonte: Cia Due Mari)

Prova a tracciare un quadro anche Confagricoltura Taranto tramite le parole del presidente, Luca Lazzàro. “La situazione è allarmante e richiede interventi immediati. La siccità sta mettendo in ginocchio le nostre colture e l’intera economia agricola della provincia – ha detto il presidente –  senza un’azione concreta e tempestiva rischiamo di perdere gran parte del nostro patrimonio agricolo”. Ad essere colpiti sono maggiormente tutti i territori serviti dall’ex Consorzio di Bonifica Stornara e Tara, tra cui ci sono i Comuni di Laterza, Ginosa, Castellaneta, Palagianello, Palagiano e Massafra.

Per quanto riguarda, invece, la parte orientale della provincia, sono i pozzi di falda ad essere a rischio, in quanto sempre meno ricchi di acqua e con un certo preoccupante aumento della salinità. Confagricoltura Taranto teme che per i vigneti da uva da tavola e da vino potrebbe registrarsi un danno superiore al cinquanta per cento rispetto alle rese annuali, con grappoli di dimensioni ridotte. 

Al limite della sofferenza anche le dighe del Consorzio della Capitanata, in particolare quella di San Pietro sull’Osento

La capacità idrica attualmente disponibile all’interno di quest’ultima è di 1,2 milioni di metri cubi, a fronte di una capacità che lo scorso anno raggiungeva i 17,1 milioni di metri cubi. L’invaso Occhito sul Fortore, il più grande dell’area, invece, ha registrato una diminuzione rispetto al 2023 del cinquanta percento. Stessa percentuale in calo anche per l’invaso di Marana Capacciotti, nell’agro di Cerignola. Il presidente del Consorzio di bonifica della Capitanata, Giuseppe De Filippo, durante un’intervista rilasciata a Telenorba, non ha escluso l’introduzione di possibili restrizioni per l’utilizzo dell’acqua per usi agricoli. Ha poi aggiunto che, probabilmente, già a fine agosto la dotazione idrica nella diga di Occhito sarà terminata. 

La protesta degli agricoltori nel Barese

Una protesta che si è fatta sentire in maniera più consistente anche nelle aree dell’hinterland barese, grazie all’intervento di Coldiretti Puglia. Gli agricoltori hanno incatenato i loro trattori ai cancelli di pozzo della Parata, a Bitonto, come azione dimostrativa nei confronti di un’erogazione dell’acqua definita “a singhiozzo”. Nelle loro parole è emersa una certa stanchezza per una crisi idrica che si ripete uguale ogni anno. Le proteste hanno interessato anche i territori di Palo del Colle, Adelfia, Terlizzi e Putignano. “Con la siccità e l’aumento dei livelli del mare – hanno detto da Coldiretti Puglia – la risalita del cuneo salino rende inutilizzabili le risorse idriche e gli stessi terreni con uno scenario che è più preoccupante per l’economia agricola dell’intera regione”. 

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Agricoltori in proteste nell’agro di Bitonto, nel Barese

Critica la situazione nelle dighe lucane

La grave carenza idrica che sta colpendo il Tarantino trascina con sé anche quella lucana, con gli invasi e le dighe quasi a secco, come evidenziano i dati diffusi quotidianamente dall’Autorità di Bacino distrettuale dell’Appennino Meridionale – sede Basilicata. È il caso della diga di San Giuliano che ad oggi ha una capacità di 21,5 milioni di metri cubi e registra un calo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno di 47,6 milioni di metri cubi. Situazione critica anche per l’invaso di Monte Cotugno, che registra una diminuzione dal 2023 di 122,2 milioni di metri cubi.

“Gli invasi potrebbero accumulare tanta risorsa idrica se solo fossero completati i lavori di ristrutturazione degli stessi programmati e finanziati da tempo – ha sottolineato la Coldiretti di Basilicata tramite il presidente, Antonio Pessolani – Anche in periodo di siccità prolungata l’acqua che oggi staziona negli invasi potrebbe essere gestita velocemente consentendo la sopravvivenza di migliaia di aziende”. Il confronto con l’anno scorso è inclemente, viste le numerose piogge registrate a giugno, ma per tornare a situazioni simili dobbiamo tornare al 2008, anno in cui ci furono livelli al di sotto di quelli presenti oggi, e al 2020. 

Emergenza continua in Sicilia

La situazione in Sicilia è, come risaputo, emergenziale ormai da mesi, ma ufficialmente dal 6 maggio scorso. Secondo quanto pubblicato dall’Autorità del bacino del distretto idrografico della Sicilia l’acqua trattenuta nelle 29 dighe dell’Isola è pari a 154,23 milioni di metri cubi, in netto calo rispetto soltanto a un mese fa quando erano presenti 288,95 milioni di metri cubi.

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Il lago di Pergusa, in provincia di Enna, quasi del tutto prosciugato (Fonte: Ragusa News)

Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha paragonato la mancanza d’acqua sull’Isola a quella che si registra in Marocco e Algeria. Bisogna sottolineare però che la carenza idrica in questione non è dovuta soltanto alla mancanza di piogge per periodi prolungati o a temperature elevate, ma anche alle gravi perdite che interessano gli impianti, ormai vetusti. La Sicilia, stando ai dati Istat per l’anno 2022, si conferma al secondo posto tra le Regioni italiane per la dispersione idrica, con il 51,6 percento di acqua sprecata. Un esempio eclatante riguarda la grave condizione in cui si trova il lago di Pergusa, uno specchio d’acqua nei pressi di Enna, che cerca di resistere al prosciugamento.

Una crisi idrica non di certo inaspettata, complici i cambiamenti climatici in atto

Se ai lunghi periodi di siccità intervallati da piogge abbondanti e fulminee dovremmo abituarci, non possiamo adeguarsi invece a una condizione che nel Sud è ormai diventata endemica, con dispersioni idriche e gravi danni alle infrastrutture che vanno a ripercuotersi non solo sull’economia agricola dell’intero Paese, ma indirettamente anche sugli altri settori.

Silvio Detoma
© uvadatavola.com

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