Difesa fitosanitaria: quali sono le sfide di oggi?

Tra riduzione dei principi attivi disponibili e nuove sfide emergenti, gestire la difesa dell'uva da tavola risulta sempre più complesso. Cosa dicono gli esperti?

da Federica Del Vecchio
difesa fitosanitaria

Nuovi scenari dopo la revoca dello Spirotetramat”: questo il focus della tavola rotonda tenutasi giovedì 20 febbraio durante l’evento organizzato da Suterra e relativo alle nuove sfide della viticoltura da tavola. A prendervi parte i tecnici Antonio Mastropirro di Agriproject, Giacomo Mastrosimini di Graper, Giuseppe Cacucci di Food Agri Service e Carmelo Giarracca di Coragro che hanno condiviso esperienze e prospettive sul futuro della protezione dell’uva da tavola.

La difesa fitosanitaria in un panorama che cambia

Uno dei primi punti affrontati è stato il cambiamento del panorama varietale della viticoltura da tavola e il conseguente adattamento delle strategie di difesa. Come sottolineato da Antonio Mastropirro, “Il numero di varietà coltivate è aumentato significativamente, passando dalle 10 di qualche anno fa alle attuali 120”. Un cambiamento – si è detto – che ha implicato una diversa sensibilità delle piante ai patogeni e ai parassiti, rendendo necessaria una gestione più attenta e personalizzata.

Altro tema centrale la vocazionalità territoriale, concetto – a detta degli esperti intervenuti – più opportuno rispetto a quello abusato di “sostenibilità”: scegliere le varietà più adatta alle condizioni climatiche e ai suoli di una determinata area – ha chiarito Mastropirro – può ridurre l’incidenza di malattie e la necessità di interventi fitosanitari: “Nel complesso è sempre più importante integrare la selezione varietale con pratiche agronomiche sostenibili, per ridurre costi e impatto ambientale” – ha chiosato.

Le sfide della difesa fitosanitaria senza spirotetramat

A complicare il quadro la progressiva riduzione dei principi attivi disponibili, che pone tecnici e agricoltori di fronte a nuove difficoltà nella gestione delle avversità fitosanitarie. “Questo – ha spiegato Giacomo Mastrosimini – ci ricorda come la difesa integrata debba essere ripensata, con un maggiore utilizzo di strategie alternative”. E da ripensare è anche l’impiego di piretroidi, una classe di insetticidi che, sebbene efficace – come sottolineato da Giuseppe Cacucci – ha generato squilibri nell’ecosistema agricolo. “L’impiego massiccio di queste sostanze ha contribuito alla riduzione della biodiversità e all’aumento della resistenza di alcuni insetti chiave, come i ragnetti”. A tal riguardo, Antonio Mastropirro ha ribadito come “il sistema agricolo sia un equilibrio dinamico: alterarlo con trattamenti intensivi può avere conseguenze impreviste, come dimostrato in passato dall’abuso di piretroidi che ha favorito la proliferazione degli acari”. La strategia futura – convengono gli esperti – deve essere quella di ridurre al minimo gli interventi chimici e adottare un approccio più sostenibile e integrato.

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Strategie alternative per il controllo dei parassiti

Dalla Sicilia, Carmelo Giarracca ha posto l’accento sulla gestione della cocciniglia e degli acari, sottolineando l’importanza di strategie integrate. Tra le tecniche più efficaci adottate in alcune aziende dell’Isola, l’esperto ha ricordato la pulizia invernale delle piante, per ridurre la presenza di forme svernanti di insetti dannosi; l’utilizzo della confusione sessuale per limitare la riproduzione dei parassiti attraverso l’emissione di feromoni e il lancio di insetti utili, come Anagyrus, per il controllo biologico della cocciniglia.

“Queste metodologie hanno dimostrato un’efficacia significativa nel contenimento delle infestazioni – ha riportato – ma devono essere personalizzate in base alle condizioni specifiche di ciascuna azienda”.

La sfida delle cicaline e la necessità di un approccio comprensoriale

E il tema delle cicaline è tornato a più riprese nel corso della tavola rotonda. A causa della loro elevata capacità riproduttiva, questi insetti risultano difficili da controllare. In più, come evidenziato da Giacomo Mastrosimini i prodotti biologici disponibili “mostrano un’efficacia limitata e la rapida successione delle generazioni rende il loro contenimento particolarmente complesso”. In continuità, Mastropirro ha quindi sollevato la necessità di “un approccio comprensoriale, in cui non siano solo le singole aziende a trattare i propri appezzamenti, ma si agisca su scala territoriale per una gestione coordinata e più efficace”. Inoltre, non va tralasciato che la difesa integrata comporta costi elevati: “l’uso di insetti utili, la confusione sessuale e trattamenti mirati richiedono investimenti consistenti, che gli agricoltori devono essere pronti a sostenere” – hanno concordato.

Condivisione delle conoscenze e aggiornamento dei disciplinari

A chiusura dell’evento, gli esperti hanno condiviso l’importanza di una maggiore condivisione delle informazioni tra tecnici, agricoltori e ricercatori. La rapida evoluzione delle problematiche fitosanitarie impone un costante aggiornamento delle pratiche agricole e dei disciplinari di produzione, affinché siano allineati alle reali necessità del campo e alle normative sulla digitalizzazione agricola. In questa prospettiva, l’obiettivo comune deve essere quello di garantire una viticoltura sostenibile, che coniughi produttività, qualità e rispetto dell’ambiente. La difesa fitosanitaria, oggi più che mai, richiede un approccio olistico, capace di integrare le più moderne conoscenze agronomiche con l’esperienza pratica degli operatori del settore.

 

Ilaria De Marinis
©uvadatavola.com

 

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