Il futuro dell’uva da tavola pugliese? L’innovazione. Ecco i risultati di un sondaggio

da Redazione uvadatavola.com

Durante la serata finale del Premio Bella vigna Thomas Drahorad, Presidente NCX Drahorad srl, uno dei relatori della serata, ha invitato il pubblico presente a partecipare ad un sondaggio sul futuro della filiera dell’uva da tavola.

Se sei curioso di conoscere gli argomenti trattati dai relatori durante la serata di premiazione puoi leggerli cliccando qui, ma in questo articolo vorremmo porre l’attenzione sui risultati del sondaggio. 

Dai dati si evince la volontà dei produttori di investire anche in prima persona nella ricerca. Il 29% dichiara di essere disposto ad investire oltre il 5% del fatturato nei programmi di ricerca varietale recentemente nati in Italia, come Nuvaut, IVC e Grape&Grape. Solo il 18% degli “intervistati” ammette di non aver previsto investimenti in programmi di ricerca già avviati.

Dalle risposte si respira fiducia per le potenzialità delle uve apirene sul mercato italiano: il 97% prevede tassi di crescita annuali superiori al 5% per i prossimi 3-5 anni.


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Thomas  Drahorad (del quale potete scaricare le slide utilizzate durante la serata cliccando qui), commenta: ”Le opportunità saranno innescate dall’incontro tra una crescente predilezione del consumatore italiano per le uve senza semi, un assortimento varietale che offrirà varietà molto attraenti per il mercato italiano come la bianca tardiva Autumn Crisp e la necessità della GDO italiana di innovare una referenza ultimamente ha mostrato segni di stanchezza”.

Continuando con il sondaggio, il 57% dei partecipanti al sondaggio ammette che il gusto è un elemento fondamentale per “conquistare” il consumatore e differenziarsi dalla concorrenza. Mentre la produttività per ettaro e la resistenza sia in campo che in post-raccolta si confermano le caratteristiche principali osservate dai produttori nel momento della scelta di una nuova varietà da produrre.

Il 52% dei produttori dichiara di essere intenzionato a impiantare varietà proposte da costitutori internazionali. Risposta che sottolinea l’importanza dei breeder e dei centri di ricerca internazionali, nonostante le tante polemiche a riguardo.

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La platea del Premio Bella Vigna ha dichiarato che è propensa ad impiantare varietà precoci (36%) e tardive (61%), più che alle medie. E non è un caso se si considera che proprio durante la raccolta delle varietà medie la concorrenza spagnola è più intensa.

Più della metà dei produttori, che potevano indicare più di una delle seguenti opzioni, ha ammesso di voler coltivare uve rosse seedless (71%), un po’ meno uve bianche apirene (64%), mentre il 21% pensa di poter impiantare uve senza semi nere, trend che interessa attualmente il mercato del Regno Unito.

 

 

Autore: Teresa Manuzzi
Copyright: uvadatavola.com

 

 

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