Professori universitari, tecnici di campo, ricercatori e aziende. Giovedì 17 marzo non mancava il punto di vista di nessuno per fare chiarezza sugli effetti e sul corretto uso degli induttori di resistenza per la protezione delle piante.
Gli induttori di resistenza sono prodotti che da qualche anno sono al servizio della protezione delle colture in generale e dell’uva da tavola in particolare.
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Dalla “chiacchierata” è sicuramente emerso che questi nuovi formulati rappresentano un passo importante per il settore agricolo. Gli studi effettuati in laboratorio – Presentati dal Prof. Francesco Faretra e dalla ricercatrice Milvia De Miccolis dell’Università di Bari – hanno persino dimostrato che in alcuni casi le piante trattate con gli induttori di resistenza non solo hanno conservato “attive” le loro naturali difese immunitarie, ma in taluni casi questa caratteristica è stata addirittura trasmessa geneticamente alla loro “prole”.
Un elemento davvero molto interessante, se visto in prospettiva. Infatti i ricercatori sono già all’opera per sfruttare queste naturali reazioni per ottenere varietà e piante resistenti non solo alle malattie fungine, ma anche agli attacchi da parte degli insetti indesiderati.
Oltre alle novità della ricerca durante l’incontro si è parlato – con la dottoressa Enza Dongiovanni, direttrice del CRSFA Basile Caramia di Locorotondo (Ba) – dei risultati che tecnici e ricercatori hanno ottenuto in campo, in vigneti ad uva da tavola, con l’utilizzo di prodotti che sollecitano l’attivazione delle difese della pianta.
Sulla stessa scia il racconto dal campo di – Tonino Melillo, tecnico di campo afferente allo studio Agrimeca e dall’esperienza più che trentennale circa la conduzione dei vigneti ad uva da tavola. Melillo ha chiarito che con questi nuovi prodotti deve cambiare la concezione di difesa. Infatti non si tratta più di effettuare trattamenti a calendario, ma di pianificare una strategia di difesa preventiva.
L’asticella della competenza in campo, quindi, sale sempre più in alto perché questi prodotti vanno utilizzati con cognizione di causa, consapevoli delle risposte differenti a seconda della suscettibilità varietale e delle precise condizioni pedoclimatiche dell’areale in questione e seguendo adeguatamente l’etichetta.
Infine il tecnico Luigi Evangelista – Field Advisor Gowan Italia per il Centro-Sud ha presentato le caratteristiche di Ibisco.
IBISCO riproduce le interazioni pianta-patogeno e agisce come duplice «elicitore» (attivatore) delle difese naturali della pianta, con un doppio segnale biochimico d’allarme, molto rapido e intenso, che si diffonde nella pianta e «accende» diverse risposte fisiologiche di difesa.
Autore: Teresa Manuzzi
©uvadatavola.com
DeMiccolisAngelini_Induttori_di_resistenza_17mar2021.pdf