Fino a qualche decennio fa, la lavorazione integrale del terreno rappresentava la tecnica colturale predominante nella gestione del suolo in viticoltura. Questo approccio mirava a contrastare la crescita delle erbe infestanti, interrare i fertilizzanti e ridurre le perdite d’acqua per evaporazione. Tuttavia, il tempo e la ricerca scientifica hanno sollevato dubbi significativi sui reali benefici di queste pratiche tradizionali. Negli ultimi anni, una crescente attenzione verso la sostenibilità ambientale e l’aumento dei costi di gestione aziendale hanno stimolato una profonda revisione dei metodi di lavorazione del terreno, privilegiando tecniche più sostenibili e meno invasive. Tra queste, l’inerbimento in vigneto ha guadagnato un ruolo di primo piano. Considerata una delle strategie di gestione del suolo a più basso impatto ambientale, questa pratica migliora la struttura del terreno, riduce l’erosione e favorisce il sequestro di carbonio dall’atmosfera. Tuttavia, sebbene l’inerbimento offra evidenti vantaggi per il vigneto, è fondamentale gestirlo correttamente, specialmente in areali come quelli del Sud Italia, caratterizzati da estati calde e siccitose. In queste regioni, si preferisce adottare l’inerbimento autunno-vernino, poiché risulta difficile gestire una copertura vegetale durante le stagioni più calde e aride, quando la competizione per l’acqua può diventare un problema significativo.
Tipologie di inerbimento in viticoltura da tavola
Per una corretta gestione del suolo in viticoltura, è fondamentale distinguere tra due principali tipologie di inerbimento: inerbimento definitivo e inerbimento a sovescio.
L’inerbimento definitivo prevede l’utilizzo di essenze perenni come Festuche, Loietti perenni e Trifogli, selezionate per garantire la persistenza di un cotico erboso stabile. Questo tipo di copertura migliora l’accessibilità al vigneto anche in condizioni meteorologiche avverse, poiché il cotico erboso aumenta la portanza del terreno, riducendo problematiche come il compattamento del suolo. La presenza costante di copertura vegetale limita le perdite di sostanza organica, contrastando la mineralizzazione e mantenendo attive le funzioni biologiche del suolo. Inoltre, l’inerbimento definitivo permette una migliore gestione delle risorse idriche, poiché la copertura erbosa agisce come una spugna naturale, trattenendo l’acqua piovana e riducendo l’evaporazione.
L’inerbimento a sovescio, invece, è quello più utilizzato nel Sud Italia, grazie alla sua durata limitata che consente una gestione efficace delle specie erbacee durante il periodo autunno-vernino, quando l’acqua non è un fattore limitante in campo. Questa pratica permette di sfruttare le piogge stagionali per la crescita delle essenze seminate, garantendo al contempo una copertura temporanea del terreno e facilitando la successiva lavorazione agricola. Consiste nella semina di essenze erbacee che, una volta cresciute, vengono interrate per aumentare la sostanza organica del terreno. Il miscuglio è formulato per garantire una biomassa di qualità, capace di migliorare la fertilità del suolo. L’inclusione di specie nematocide nel miscuglio, come le brassicacee, può aiutare a contrastare eventuali nematodi dannosi, migliorando ulteriormente la salute del terreno.
Vantaggi dell’inerbimento temporaneo nei vigneti
L’inerbimento temporaneo mediante sovescio offre numerosi benefici nei vigneti di uva da tavola. Una delle principali caratteristiche positive è la produzione di una significativa biomassa epigea, che in primavera può essere trinciata e interrata, incrementando la sostanza organica del terreno. Questo processo migliora la struttura del suolo, rendendolo più fertile e produttivo nel lungo periodo. Gli apparati radicali delle piante seminate per il sovescio svolgono un ruolo cruciale nel conferire maggiore porosità al terreno. Le radici possono svilupparsi fino a 20-25 cm di profondità, migliorando l’aerazione e l’assorbimento dell’acqua. Dopo la trinciatura, le radici subiscono un processo di senescenza che contribuisce ulteriormente all’accumulo di sostanza organica. L’incremento della sostanza organica consente una gestione più efficiente delle risorse idriche e una mobilitazione ottimale dei nutrienti presenti nel terreno. Questo processo stabilisce un collegamento tra le radici della vite e gli elementi nutritivi, migliorando così la salute generale delle piante.
Ripetere il sovescio per due o tre anni incrementa notevolmente lo spessore dello strato utile del suolo, favorendo uno sviluppo radicale più profondo e vigoroso.
Aspetti critici nella gestione dell’inerbimento in vigneto
Un aspetto cruciale nella gestione dell’inerbimento in vigneto riguarda il rischio di infestazione. Le essenze utilizzate per l’inerbimento temporaneo, se non gestite correttamente, possono riprodursi e andare a seme, diventando infestanti. Tuttavia, nel caso dei sovesci questo rischio è limitato poiché le piante vengono trinciate e interrate prima che possano produrre semi maturi. Una gestione tempestiva e accurata della biomassa consente di evitare disseminazioni indesiderate e garantisce una copertura vegetale controllata e funzionale.
Dal punto di vista nutrizionale, l’inerbimento temporaneo contribuisce significativamente ad aumentare il contenuto di sostanza organica nel suolo, migliorando la sua fertilità a lungo termine. Tuttavia, nei vigneti ad uva da tavola, data l’elevata specializzazione colturale, la concimazione autunnale non può essere completamente eliminata. Un suolo più ricco di materia organica consente però di ottimizzare le concimazioni successive, riducendo l’impiego di fertilizzanti chimici e migliorando la sostenibilità complessiva della coltura.
Infine, particolare attenzione deve essere riposta nella scelta delle specie erbacee da seminare. Le proporzioni nel miscuglio da sovescio devono essere calibrate con attenzione per ottenere un risultato equilibrato e duraturo. Un mix bilanciato tra leguminose e graminacee è ideale: le leguminose arricchiscono il terreno di azoto, mentre le graminacee migliorano la struttura del suolo grazie alle loro radici profonde. La formulazione del miscuglio deve quindi essere adattata alle caratteristiche del suolo e agli obiettivi produttivi del vigneto, garantendo una gestione sostenibile ed efficiente.
In conclusione, considerando il contesto agricolo attuale, sempre più orientato alla sostenibilità, l’inerbimento in vigneto è una pratica che offre una soluzione per ottimizzare le risorse e preservare la produttività del vigneto nel lungo termine. Il vero successo di questa tecnica parte, infatti, proprio dalla salvaguardia della salute del suolo, un elemento essenziale per garantire produzioni di qualità e resilienti nel tempo.
Donato Liberto
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