Con una flessione dell’8% su base annua e del 12% rispetto alla media del triennio precedente la produzione di uva da tavola continua a registrare un trend a ribasso. A riportarlo è l’ultimo report realizzato da Ismea relativo all’andamento del mercato e della produzione di uva da tavola per il 2023.
Basato su dati e statistiche aggiornate, obiettivo del report è fornire una panoramica completa della situazione attuale, al fine di supportare i professionisti del settore e non solo. A tal fine, sono stati dunque esaminati i principali fattori che influenzano il mercato dell’uva da tavola, tra cui la produzione nazionale, le varietà più coltivate, i trend di consumo, le esportazioni, i prezzi di mercato e le sfide che il settore deve affrontare.
In particolare, stando a quanto riportato da Ismea, la campagna 2023 si è caratterizzata per un’offerta nettamente inferiore a quella del 2022, con una flessione dell’8% su base annua e del 12% rispetto alla produzione media del triennio precedente.
Tale flessione è il risultato di una serie di fattori concomitanti.
In primo luogo, a causa degli scarsi risultati economici delle ultime campagne, molti agricoltori hanno preferito sostituire le varietà tradizionali con semi con nuove varietà seedless. Nel complesso, però, tra il 2020 e il 2022 il saldo delle aree vitate in produzione è comunque positivo, con un incremento del 3,4% di ettari destinati alla coltivazione di uva da tavola. Dati che trovano conferma anche nelle statistiche degli ultimi anni, secondo le quali sono attualmente 47mila gli ettari coltivati a uva da tavola, con una fortissima concentrazione in Puglia e Sicilia.
Altro fattore responsabile di tale diminuzione è stato poi l’aumento della presenza di peronospora in vigneto, favorita dalle condizioni climatiche riscontrate nel corso della stagione, e in modo particolare dalle precipitazioni abbondanti di maggio e giugno.
Terzo elemento, non meno incisivo, è infine il cosiddetto “riposo fisiologico” delle piante. Sottoposte a stress a causa di due annate consecutive caratterizzate da siccità ed elevate temperature, queste hanno prodotto meno frutti rispetto al passato, contribuendo così al calo produttivo registrato.
In termini commerciali, questa riduzione di prodotto disponibile – congiuntamente all’aumento dei costi di gestione a carico dei produttori – si è tradotta in un aumento dei prezzi di vendita al dettaglio, con un rincaro in media pari al 19%. Un aumento che, secondo quanto riportato nel report, ha determinato a sua volta anche una contrazione del 7% su base annua della domanda.
Non mancano tuttavia eccezioni per alcune varietà o alcune piazze che mostrano variazioni negative di prezzo.
D’altra parte, la presenza di una curva di offerta ridotta rispetto allo scorso anno – posizionato in una situazione opposta a quella corrente – ha permesso quest’anno di effettuare velocemente contrattazioni in campo, sulla base di prezzi soddisfacenti nonostante la domanda finale ridotta. Inoltre, grazie alla riduzione del potenziale produttivo conseguente agli espianti, anche le varietà con semi stanno trovando un mercato positivo.
Accanto a questo, la leva inflattiva ha favorito la vendita di uva da tavola rispetto ad altra frutta di stagione. L’aumento generalizzato dei prezzi al dettaglio, infatti, ha livellato verso l’alto le quotazioni dei diversi prodotti, consentendo così alle uve di beneficiare di una differenza di prezzo tra i vari prodotti minima. Un fattore, quest’ultimo, in controtendenza rispetto a quanto avveniva negli scorsi anni, quando il consumatore – a fronte di un prezzo al dettaglio dell’uva superiore a quello di pesche, nettarine, meloni e angurie – preferiva comprare altra frutta di stagione.
In compenso, contrariamente a quanto registrato in termini quantitativi, la produzione di uva da tavola 2023 ha potuto contare su un ottimo profilo qualitativo.
A garantirlo soprattutto l’elevato contenuto di zuccheri (grado Brix) e la colorazione delle bacche di uva da tavola, parametri favoriti da condizioni climatiche favorevoli che – dopo le piogge di maggio e giugno – si sono caratterizzate per l’assenza di precipitazioni e temperature elevate.
In definitiva, come sottolineato dal report Ismea, questa campagna può rappresentare un avvertimento significativo per i produttori, poiché dimostra che l’equilibrio tra domanda e offerta consente loro di operare in modo più stabile e gratificante. Tuttavia, è fondamentale riconoscere che gestire l’offerta non è un compito semplice e che gli strumenti necessari sono ancora in fase embrionale o del tutto assenti. Inoltre, la principale sfida rimane quella di coordinare gli sforzi, superando le resistenze naturali all’individualismo e alla condivisione di informazioni strategiche che purtroppo ancora oggi contraddistinguono un comparto come quello dell’uva da tavola.
Donato Liberto
©uvadatavola.com