Oidio: controllo e trattamenti estintivi

Come e perché posticipare la stagione epidemica dell'oidio con i trattamenti estintivi?

da Redazione uvadatavola.com

Con i trattamenti estintivi si può ritardare il più possibile l’inizio delle infezioni ascosporiche dell’oidio per la stagione seguente. Così si posticipa la fase epidemica del ciclo infettivo.

La stagione vegetativa 2021 è stata caratterizza da una elevata pressione infettiva di Erysiphe necator, agente di oidio, la cui recrudescenza si è esacerbata maggiormente nelle fasi finali della stagione vegeto-produttiva con il susseguirsi di numerosi cicli infettivi a carico sia del rachide che delle foglie.

Il modello previsionale per la malattia, incorporato nel sistema di supporto alle decisioni (DSS, dall’inglese Decision Support System) uva.net®, ha segnalato per l’intero mese di settembre il rischio infettivo da medio ad elevato, a seconda delle condizioni microclimatiche, a carico degli organi verdi ed ancora suscettibili. Tale pressione rende necessario il mantenimento degli interventi di difesa per poter preservare la qualità delle uve in vigneto nonché durante la loro vita post-raccolta.

E. necator è in grado di svernare secondo due distinte modalità, ovvero:

  1. come micelio vivace nelle gemme dormienti della vite;
  2. come corpo fruttifero risultato dalla riproduzione gamica del fungo: i cleistoteci, riclassificati di recente in ‘casmoteci’ (Braun et al., 2002).

Tuttavia, se non si rilevano infezioni gravi in vigneto intorno alla fase della fioritura, momento in cui le gemme stanno ultimando la differenziazione a fiore e possono essere colonizzate dalle ife di E. necator, la forma di svernamento come micelio vivace è poco probabile.

Casmoteci

I casmoteci, invece, si formano a fine estate ed inizio autunno sugli organi interessati dalle infezioni fungine e la loro formazione può continuare fino alla completa caduta delle foglie. I casmoteci, a seguito delle piogge del periodo autunnale, vengono dispersi nel ritidoma della vite in cui trascorrono il periodo invernale fino alla primavera successiva in cui, rilasciando le ascospore, danno l’abbrivio alle infezioni primarie (Rossi et al., 2010).

Quindi, da tale scenario si evince come una stagione sia concatenata a quella successiva in materia di oidio e ciò deve educarci a parlare di ‘stagione epidemiologica’ che non coincide con quella vegetativa, così come suggerito da Rossi e Caffi (2015).

Nei vigneti ad uva da tavola in cui la presenza del telo non rende raggiungibile le foglie al di fuori di esso da parte della miscela fitoiatrica, è evidente come in annate ad elevata pressione infettiva la quantità di casmoteci che si differenziano sugli organi colpiti può essere elevata e costituire un’abbondante fonte di inoculo per la stagione successiva.

Anche i grappoli il cui rachide risulta infetto da oidio qualora non raccolti ed allontanati dal vigneto, a seguito della rimozione dei teli possono essere colpiti dalle piogge che provvedono alla dispersione degli organi svernanti in esso differenziatisi. È importante sottolineare come i casmoteci che cadono a terra o rimangono nei residui vegetali della lettiera perdono velocemente vitalità e non partecipano allo sviluppo dell’epidemia nella stagione successiva (Cortesi et al., 1997).

Appare comunque evidente come sia importante eseguire dei trattamenti di “sanitazione” o estintivi capaci di ridurre tale dose di inoculo al fine di ritardare il più possibile l’inizio delle infezioni ascosporiche nella stagione seguente posticipando così la fase epidemica del ciclo infettivo.

In buona sostanza, col trattamento di fine stagione si deve cercare di guadagnare terreno nei confronti del patogeno inducendolo a ritardare il più possibile le infezioni conidiche in modo da sfruttare successivamente la resistenza ontogenetica, che produce una sostanziale barriera all’attacco del patogeno, che le bacche sviluppano a partire dalla fase fenologica ‘acino di pepe’ (BBCH 73; Gadoury et al., 2003).

oidio

Lavori sperimentali condotti dal gruppo di ricerca dell’Università di Piacenza guidato dai professori Rossi e Caffi in vigneti ad uva da vino, hanno dimostrato come in condizioni di alta dose di inoculo l’applicazione di alcuni fungicidi di sintesi in post-raccolta o del fungo iperparassita Ampelomyces quisqualis in pre e post-vendemmia hanno ridotto la gravità delle infezioni sui grappoli fino alla fenofase BBCH 73, con una efficacia media del 59%.

Quindi, appare evidente come gli agenti di biocontrollo quali l’A. quisqualis possano essere favorevolmente impiegati nei trattamenti estintivi a cavallo tra fine estate ed inizio autunno poiché capaci di parassitizzare i giovani casmoteci, ostacolando così la produzione di ascospore nella stagione successiva n+1 riducendone conseguentemente l’inoculo primario.

La stagione epidemica

Questo approccio si rifà al concetto di stagione epidemica (Caffi et al., 2019) che rappresenta un punto chiave nella comprensione del ciclo biologico del patogeno e, di conseguenza, uno strumento utile per il contenimento della malattia oidio.

Nelle prove su vite da vino in cui i trattamenti estintivi a base di A. quisqualis sono stati abbinati a trattamenti
primaverili a base di zolfo secondo le indicazioni del modello previsionale, è stato possibile controllare la malattia sui grappoli ottenendo un’efficacia pari al 98%, mentre il solo impiego primaverile di zolfo aveva fatto registrare una efficacia dell’80%. Invece, il controllo con l’uso esclusivo di alcuni fungicidi antioidici in primavera ha fatto registrare l’efficacia pari al 99% (Caffi et al., 2019).

I trattamenti estintivi consentono, dunque, da un lato di ottimizzare l’impiego delle sostanze attive di sintesi e dall’altro di sviluppare strategie di difesa anti-resistenza.

Strategia di difesa e sostanze attive

Allorquando si parla di strategia di difesa nei confronti dell’oidio della vite, non si può prescindere dal concetto di resistenza, la quale indica la riduzione di sensibilità del patogeno ad un fungicida o ad un gruppo di fungicidi. Tutte le sostanze attive impiegate nella difesa dell’oidio, ad eccezione di zolfo e meptyl-dinocap, sono considerate a rischio medio ed elevato per lo sviluppo di resistenza.

Esecuzione del trattamento estintivo durante la fenofase di gemma cotonosa con miscela a base di olio bianco e zolfo bagnabile. L’obiettivo è quello di colpire i corpi fruttiferi svernanti di E. necator sul ritidoma della vite.

Esecuzione del trattamento estintivo durante la fenofase di gemma cotonosa con miscela a base di olio bianco e zolfo bagnabile. L’obiettivo è quello di colpire i corpi fruttiferi svernanti di E. necator sul ritidoma della vite.

Secondo quanto riportato da Ouimette (2012) le famiglie chimiche che al loro interno contemplano principi attivi autorizzati nel disciplinare di lotta integrata nei confronti dell’oidio della vite ed a rischio di assunzione di resistenza da parte di E. necator sono: IBS (penconazolo,tetraconazolo etc.), Idrossipirimidine (bupirimate), QoI (azoxystrobim, trifloxystrobin etc.), Aza-naftaleni (proquinazid), Benzofenoni (metrafenone e pyriofenone), Piridincarbossamidi (boscalid) e Fenilacetamidi (cyflufenamid).

Per cui, per limitare lo sviluppo di tali resistenze è importante disegnare una strategia di difesa che contempli l’alternanza dei principi attivi secondo il loro meccanismo d’azione (linee guida del FRAC) nonché rispettare i dettami delle etichette.

Caratteristiche che influenzano l’uso dei fungicidi

Altro aspetto interessante da conoscere dei principi attivi, è rappresentato da PMoA (Physical Mod of Action), il quale definisce tutte le caratteristiche che influenzano l’uso pratico dei fungicidi (Caffi et al., 2020), ossia:

  •  tipo di attività del fungicida, ossia preventiva, curativa o antisporulante, che guida il posizionamento ottimale del fungicida in rapporto alle fasi dell’infezione;
  • le caratteristiche chimico-fisiche del formulato che ne determinano distribuzione all’esterno della pianta, la sua penetrazione ed eventualmente traslocazione all’interno dei tessuti vegetali;
  • dinamica nel tempo del fungicida nei tessuti vegetali, che riguarda la ritenzione delle goccioline del prodotto sulla superficie della pianta, l’evaporazione della gocciolina e la formazione del deposito, la redistribuzione del deposito sulla superficie, la sua resistenza al dilavamento e, infine, l’eventuale assorbimento da parte della pianta e i successivi movimenti endofitici;
  • effetto fungicida che si riferisce alla durata e al grado di attività in condizioni di campo.

Quindi, la conoscenza del PMoA permette di posizionare al meglio le singole sostanze attive all’interno della strategia di difesa ed in relazione alla fase fenologica della vite (Caffi et al., 2020).

L’importanza del tecnico

Tuttavia, nella pratica, applicare tutti questi principi spesso non è semplice, poiché nella realtà bisogna tener conto delle richieste della grande distribuzione in termini di residualità che non contemplano tali dettami di fitoiatria.

Per tutti questi motivi oggi esistono strumenti di supporto che aiutano il tecnico, l’agronomo, il viticoltore e chiunque sia preposto al ruolo di prendere le decisioni legate alle attività di difesa fitoiatrica. L’obiettivo è aumentare la qualità e la tempestività delle informazioni a disposizione così da poter soddisfare le condizioni (previste dalla Direttiva 128/EC/2009 e richieste dal PAN) di interventi consapevoli ed informati per il controllo delle fitopatie.

Conclusioni

Allorquando si fronteggia l’oidio e si decide la strategia di difesa da impiegare per il suo contenimento, risulta fondamentale ragionare in termini di ‘stagione epidemica’ ed introdurre i trattamenti estintivi a valle dei monitoraggi da effettuare a fine stagione per osservare i casmoteci (Caffi et al., 2019; 2020). In sintesi, tali trattamenti possono essere eseguiti in diversi periodi ed avere differenti obiettivi:

  1.  i casmoteci ancora in fase di sviluppo, tra la tarda estate e l’inizio dell’autunno;
  2. i corpi fruttiferi svernanti sul ritidoma delle viti in inverno;
  3. le ascospore rilasciate dai casmoteci dal germogliamento nella primavera successiva.

Nei vigneti ad uva da mensa a raccolta tardiva le ultime due opzioni risultano essere quelle più agevolmente percorribili anche per poter organizzare i trattamenti da un punto di vista pratico.

È importante sottolineare, però, che gli interventi al bruno sul ritidoma richiedono molta “precisione” ovvero la necessità di bagnare molto bene e puntualmente il ritidoma della vite. Ne consegue che non sempre, e non tutti, gli atomizzatori sono calibrati per un intervento efficace così preciso e l’intervento manuale, ancorché molto preciso, richiede costi (in termini di tempo) molto più alti.

Monitoraggio

Inoltre, bisogna sempre più porre attenzione al monitoraggio delle infezioni ascosporiche sia osservando le foglie più prossime al fusto che seguendo le proiezioni infettive restituite dai modelli previsionali. Come quelli presenti nel DSS uva.net®, al fine di posizionare più razionalmente i trattamenti d’inizio stagione tentando di posticipare il più possibile l’inizio delle infezioni conidiche.

Inoltre, nell’ambito dei programmi di difesa integrata e biologica di oidio, appare fondamentale affinare le ricerche per comprendere il miglior posizionamento degli agenti di biocontrollo durante il ciclo biologico del patogeno.

Poiché è estremamente riduttivo ragionare solo in termini di residualità e confinare l’utilizzo dei vari formulati commerciali a base dei suddetti agenti quasi esclusivamente nelle fasi finali della difesa.

Alcuni di essi – quali il Bacillus pumilus o il Bacillus amyloliquefaciens – potrebbero più propriamente essere vantaggiosamente posizionati anche nei trattamenti di inizio stagione per fronteggiare le infezioni ascosporiche.

La validità di questo approccio è già stata confermata, ad esempio, per la botrite su uva da vino (Fedele et al., 2020) e potrebbe essere ovviamente esteso anche all’oidio.

GDO

Inoltre, la grande distribuzione organizzata, piuttosto che dettare linee molto stringenti e poco razionali in termini di residualità sul prodotto in fase di raccolta, potrebbe rendersi parte attiva della difesa integrata. Ad esempio finanziando attività di ricerca volte a rendere le strategia di difesa realmente sostenibili e in ottemperanza ai disciplinari di difesa integrata. La complessità dell’argomento non può infatti ridursi a messaggi legati alla sola presenza del numero di principi attivi che residuano nella frutta.

Il rame

Infine, un ultimo punto da approfondire dal punto di vista della ricerca è il ruolo che il rame può giocare nell’aiutare a contenere le infezioni oidiche, per dare seguito alle osservazioni di ricerche francesi degli anni ‘90. Considerando che, spesso, nei trattamenti di fine stagione, per ragioni varie si tende ad impiegare alcuni formulati commerciali a base di rame.

 

Autori:
ANTONIO CARLOMAGNO – Agronomo di Agriproject Group
ANTONIO MASTROPIRRO – Agronomo di Agriproject Group
TITO CAFFI – Università Cattolica del Sacro Cuore – Piacenza
©uvadatavola.com

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