Oidio su vite: come difendere i grappoli

Dalla fase di allegagione a quella di maturazione, l'oidio su vite è in grado di compromettere la sanità dei grappoli. Come si può contrastare?

da uvadatavoladmin
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Dopo aver difeso le viti nelle fasi iniziali di sviluppo e durante la fase di fioritura, è fondamentale non sottovalutare la presenza dell’oidio su vite anche nei mesi di giugno e luglio. In questo periodo, un’infezione da oidio può arrecare gravi danni alla produzione, riducendo drasticamente la resa e la qualità del raccolto. Strategie di prevenzione, operazioni agronomiche di potatura verde e trattamenti mirati sono quindi indispensabili per prevenire esplosioni dell’infezione, che risulterebbero poi difficilmente gestibili.

Una difesa inefficace contro l’odio in primavera può rivelarsi estremamente dannosa in estate, durante le fasi di allegagione e accrescimento degli acini.

I danni causati dalla malattia sono molteplici e derivano dalla capacità del patogeno di infettare tutti i tessuti verdi della vite. L’agente causale di oidio, infatti, può infettare i tessuti delle foglie dal germogliamento. Questi attacchi precoci, se non adeguatamente monitorati e gestiti, possono aggravare la malattia durante la stagione produttiva.

Negli stadi iniziali dell’infezione su germogli e foglie, i sintomi non sono facilmente visibili. Tuttavia, le infezioni primarie svolgono un ruolo chiave nella manifestazioni delle infezioni secondarie sui grappoli, favorite da condizioni climatiche favorevoli allo sviluppo del patogeno. Le caratteristiche biologiche del fungo e la difficoltà di individuare i primi sintomi ostacolano una gestione razionale dell’oidio. Questo porta spesso a una difesa preventiva, con trattamenti più o meno cadenzati a partire dalla ripresa vegetativa.

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Sintomi di oidio su foglia di vite

Durante l’estate, si creano le condizioni ideali per lo sviluppo e la diffusione di Erysiphe necator, agente causale dell’oidio su vite. 

In presenza di temperature tra i 20 e i 30°C e in assenza di piogge consistenti, il fungo è in grado di riprodursi velocemente. In seguito alle infezioni post-fiorali, le cellule epidermiche degli acini infetti necrotizzano, non riuscendo ad assecondare la crescita della polpa e causando la spaccatura degli acini, che diventa una facile via di ingresso per altri patogeni. I conidi (o spore) germinano e infettano gli acini fino a che questi ultimi raggiungono un contenuto zuccherino di 8° Brix. Raggiunta la fase fenologica dell’invaiatura, gli acini non sono più infettabili dall’oidio.

Difesa contro l’oidio: quali misure mettere in atto?

Prima di adottare le misure dirette di controllo, è fondamentale applicare tutte le misure di profilassi disponibili per ritardare la diffusione della malattia nel vigneto. La scelta di varietà meno sensibili e il mantenimento di un equilibrio vegeto-produttivo ottimale nel vigneto possono contrastare indirettamente la malattia. L’elevata sensibilità degli acini all’oidio costituisce l’aspetto più problematico della difesa antioidica della vite. L’oidio può manifestarsi repentinamente con infezioni sui grappoli, anche senza sintomi particolarmente visibili in precedenza sulla vegetazione. A partire dalla comparsa della quinta o sesta foglia durante la fase di ripresa vegetativa, è quindi opportuno verificare attentamente la possibile presenza di oidio nel vigneto.

Difesa integrata: l’efficace compromesso

La difesa integrata utilizza metodi biologici, tecnici e chimici per proteggere la vite, rispettando e salvaguardando la salute dell’uomo, dell’ambiente e edelll’entomofauna utile. Il principio cardine della difesa integrata si basa sull’utilizzo oculato di principi attivi a basso spettro d’azione, che riducono il rischio di eliminare nemici naturali e di sviluppare fenomeni di resistenza da parte di alcuni ceppi del patogeno.

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Sintomi di oidio su acino in fase di accrescimento

L’impiego dello zolfo contro l’oidio: un mezzo biologico

Ancora oggi lo zolfo rappresenta il mezzo più economico e utilizzato in agricoltura contro l’oidio. Agisce sotto forma di vapore sul micelio e sulle spore del parassita. La sua azione è detta multisito in quanto danneggia diversi punti della cellula fungina evitando, di conseguenza, l’insorgere di fenomeni di resistenza. Provoca la morte del fungo per disidratazione, danneggiando la membrana cellulare e causando la fuoriuscita di acqua. L’efficacia dello zolfo varia in funzione della temperatura, dell’umidità relativa ambientale e della grandezza delle particelle con cui viene somministrato. L’azione anticrittogamica dello zolfo è ridotta da basse temperature e alta umidità relativa. Attualmente, non ci sono limitazioni all’uso dello zolfo in viticoltura biologica.

Ampelomyces quisqualis: un nemico naturale dell’oidio

Ampelomyces quisqualis è un fungo deuteromicete noto sin dal secolo scorso, la sua attività di parassitizzazione nei confronti degli oidi di diverse specie vegetali, tuttavia, è stata riconosciuta soltanto negli anni 30. A differenza di altri antagonisti, come Trichoderma spp., che possono indurre fenomeni di resistenza nella pianta e competono per nutrienti e spazio con il patogeno, A. quisqualis agisce come vero e proprio iperparassita invadendo il citoplasma delle cellule del fungo patogeno causandone una rapida degenerazione. A. quisqualis riconosce la presenza di oidio tramite la presenza dei metaboliti e provoca la germinazione delle sue spore che penetrano le cellule del fungo patogeno sia per via enzimatica che meccanica. La parassitizzazione di A. quisqualis nei confronti dell’oidio è abbastanza efficace, tuttavia il suo utilizzo esclusivo nei confronti dell’oidio della vite non è sufficiente a controllarla in modo soddisfacente.

In conclusione, emerge come il monitoraggio in campo e un approccio combinato di misure preventive e trattamenti mirati fin dai primi stadi di sviluppo della vite è essenziale per identificare i momenti di rischio e le finestre di infezione, così da evitare la diffusione della malattia. L’inosservanza di infezioni primarie sulla vegetazione, anche se circoscritte può causare attacchi più pesanti sui grappoli e sulla produzione.

Donato Liberto
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