Patogeni e fitofagi svernanti: il ruolo del ritidoma

Il ritidoma della vite offre spesso rifugio a forme svernanti di diversi parassiti che, se non opportunamente gestiti possono compromettere la produttività delle stagioni successive

da uvadatavoladmin
patogeni e parassiti

Con l’arrivo dell’autunno e il ciclo vegetativo che si avvia alla conclusione, il vigneto entra in una fase di rallentamento fisiologico che porterà le colture alla dormienza invernale. Anche se l’attività in campo sembra ridursi, il lavoro per proteggere le colture non si ferma. Se da un lato l’attenzione tende a diminuire con la fine delle operazioni di raccolta, dall’altro questo periodo è fondamentale per difendere le colture dalle minacce future. Mentre le piante si preparano per il riposo invernale, patogeni e fitofagi trovano rifugio nelle anfrattuosità del ritidoma, nei residui vegetali e nel terreno. Questi organismi, pronti a riprendere il loro ciclo vitale con l’arrivo delle condizioni climatiche favorevoli in primavera, rimangono dormienti durante i mesi invernali e rappresentano una minaccia silenziosa in grado di compromettere la futura produttività del vigneto se non gestiti correttamente. Capire quali sono le principali minacce da tenere sotto controllo e sapere come intervenire con precisione è fondamentale per garantire la salute del vigneto nella prossima stagione.

Principali patogeni e fitofagi da monitorare nel vigneto

Durante l’inverno, diverse specie di parassiti rimangono dormienti nel vigneto, nascoste nel ritidoma e nei residui vegetali. Se non controllati, questi organismi possono riattivarsi con le prime condizioni favorevoli, compromettendo la produttività delle viti. Per questo motivo, è importante dare la giusta importanza all’esecuzione di trattamenti estintivi mirati, che aiutano a ridurre l’inoculo svernante e contenere le infezioni primarie o le prime infestazioni. Nel caso delle viti di uva da tavola ci sono alcune avversità che bisogna contenere con particolare priorità, distinguibili in patogeni e fitofagi.

Patogeni

Oidio della vite (Erysiphe necator): è una delle malattie più comuni e dannose per la vite. Sverna principalmente come micelio nelle gemme o come casmoteci (corpo fruttifero che contiene gli aschi con le ascospore) sulla superficie del ritidoma. I trattamenti estintivi, possono rivelersi particolarmente efficaci se effettuati nella fase in cui i casmoteci sono in fase di formazione, generalmente nei mesi di settembre-ottobre. Intervenire quando tali strutture assumono una colorazione nera, al contrario, non ha alcun effetto in termini di efficacia in quanto sono invulnerabili ai trattamenti. Nel controllo di questo patogeno fungino, particolarmente efficaci risultano le applicazione di olio di arancio o Meptildinocap, attraverso i quali è possibile ridurre significativamente la quantità di inoculo svernante, limitando così la diffusione dell’oidio durante la stagione vegetativa.

Fitofagi

  • Cocciniglia farinosa della vite (Planococcus ficus): sverna sotto forma di femmine fecondate o neanidi di seconda e terza età all’interno del ritidoma o dei residui vegetali. La fase del monitoraggio invernale attraverso l’asportazione a campione del ritidoma delle viti risulta essenziale per individuare piccoli focolai. In caso di presenza rilevante di tali parassiti, trattamenti con oli minerali e altri insetticidi specifici dopo la raccolta aiutano a limitare la popolazione svernante. 
  • Acari della vite: sono tra i principali parassiti che possono causare danni alle viti, svernando nel ritidoma o nei tessuti legnosi della pianta. Tra i più comuni troviamo il ragnetto giallo della vite (Eotetranychus carpini), l’acaro rugginoso della vite (Calepitrimerus vitis) e altri acari che possono deformare foglie e germogli, compromettendo lo sviluppo della pianta. I trattamenti estintivi, applicati con oli minerali e zolfo durante la fine della stagione vegetativa, potrebbero essere utili per ridurre la popolazione di questi parassiti. Tuttavia, raramente si effettuano tali trattamenti per via della loro limitata efficacia, preferendo trattamenti da effettuare direttamente durante la stagione primaverile, quando gli acari riprendono la loro attività.

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Applicati al momento giusto, i trattamenti estintivi limitano la proliferazione di patogeni e fitofagi svernanti nel ritidoma, riducendo così la pressione delle infezioni primarie nella stagione successiva. 

Per ottenere il massimo dai trattamenti estintivi, è importante eseguirli nel periodo corretto, poiché trattamenti troppo anticipati non sono possibili a causa dei frutti pendenti, mentre trattamenti troppo tardivi rischiano di risultare inefficaci a causa del difficile raggiungimento degli individui ormai protetti all’interno del ritidoma. Per questo, ancor prima di effettuare tali trattamenti, un ruolo di primo piano è occupato dal monitoraggio costante del vigneto per valutare l’efficacia dei trattamenti e identificare tempestivamente eventuali nuove minacce. In tal senso i sistemi di supporto alle decisioni (DDS), come i modelli previsionali in uso, sono utili a sollecitare l’attenzione dei tecnici circa la presenza di parassiti o patogeni in vigneto, suggerendo il momento più indicato per effettuare trattamenti estintivi in modo efficace e nel rispetto della sostenibilità ambientale.

Trattamenti estintivi: strategie per proteggere la produttività futura

I trattamenti estintivi rappresentano una pratica agronomica essenziale per mantenere la salute del vigneto a lungo termine. Riducendo le forme svernanti di patogeni e parassiti, questi trattamenti permettono di iniziare la stagione successiva con una pressione fitosanitaria ridotta, prevenendo danni alle piante e garantendo una produzione di ottima resa e qualità. La loro corretta applicazione, insieme a un monitoraggio costante e all’uso di strumenti previsionali, assicura un’azione mirata, efficace e rispettosa dell’ambiente, contribuendo al tempo stesso a migliorare la redditività e il successo a lungo termine del vigneto.

 

Donato Liberto
©uvadatavola.com

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