L’Italia è leader europeo nella produzione di uva da tavola, un comparto strategico per l’agroalimentare nazionale e particolarmente rilevante per l’export. Gran parte della produzione è destinata ai mercati internazionali, dove la freschezza e la qualità del prodotto made in Italy sono da sempre simbolo di eccellenza. Tuttavia, la fase di post-raccolta dell’uva costituisce una delle sfide più complesse e strategiche per mantenere alta la competitività del nostro Paese. Da essa dipende la capacità di mantenere elevati standard qualitativi, ridurre le perdite e garantire che il prodotto arrivi fresco e intatto a destinazione.
Il deterioramento causato da funghi come la Botrytis cinerea, noto anche come marciume grigio, è una delle principali cause di perdite economiche nell’uva da tavola e non solo. In alcuni casi, i danni possono compromettere fino al 40% della produzione, rappresentando una minaccia concreta per la redditività dei produttori. In un contesto di competizione globale sempre più intensa, investire in tecnologie per il post-raccolta e nell’estensione della shelf-life dell’uva da tavola è una strategia necessaria per affrontare le sfide del futuro.
L’innovazione cilena: il gas in polvere per la protezione dell’uva da tavola
In questo scenario, nuove tecnologie, come i metodi avanzati di raffreddamento e i sistemi di confezionamento innovativi, stanno aprendo la strada a soluzioni che non solo garantiscono maggiore freschezza, ma sono anche più rispettose dell’ambiente. Un esempio significativo arriva dal Cile, dove i ricercatori della Universidad Andrés Bello (UNAB) hanno sviluppato un film biodegradabile con rilascio controllato di fungicidi naturali.
“Il nostro progetto – ha affermato Yorley Duarte, ricercatore del CBIB dell’UNAB – mira a proteggere la salute delle persone evitando l’uso di sostanze chimiche dannose e anche la salute dell’ambiente, incorporando prodotti biodegradabili“. I fungicidi utilizzati, infatti, sono a base di composti volatili naturali, pertanto sono considerati sicuri per la salute umana e l’ambiente, offrendo un’alternativa sostenibile ai metodi tradizionali basati su sostanze chimiche potenzialmente dannose.
Questa innovazione, progettata specificatamente per l’uva da tavola, permette di estendere la qualità del prodotto fino a 60 giorni, riducendo le perdite causate dal marciume grigio a meno dello 0,1%. La tecnologia sviluppata dai ricercatori dell’UNAB in Cile rappresenta una svolta significativa per la gestione del post-raccolta dell’uva da tavola. Il cuore dell’innovazione risiede nell’utilizzo di un sistema basato sul “gas in polvere“, una tecnica avanzata che unisce sostenibilità ed efficienza nella protezione della frutta.
Ma in cosa consiste esattamente questa soluzione?
Il gas in polvere è una tecnologia basata sull’incapsulamento di composti volatili all’interno di matrici biopolimeriche biodegradabili. Queste matrici fungono da “contenitori intelligenti“, che rilasciano in modo controllato fungicidi naturali nel tempo. “Rispetto ai metodi di imballaggio tradizionali per le esportazioni di frutta, questo è più sicuro, più efficiente e più rispettoso dell’ambiente” – spiegano i ricercatori. Questa tecnologia può essere applicata al confezionamento dell’uva da tavola, proteggendo i frutti durante il trasporto e preservandoli dalla proliferazione di agenti patogeni come la botrite, uno dei principali responsabili del deterioramento post-raccolta. Il risultato è una protezione efficace contro il marciume grigio e una maggiore longevità del prodotto, consentendo di arrivare ai mercati internazionali con uva fresca e di alta qualità.
I vantaggi del gas in polvere per il post-raccolta
Questa soluzione non si limita a prolungare la shelf-life dell’uva da tavola, ma rappresenta una vera e propria evoluzione nella gestione del post-raccolta. La possibilità di controllare in modo preciso il rilascio di composti naturali volatili offre numerosi vantaggi, tra cui:
- riduzione delle perdite alimentari, limitare il deterioramento significa meno sprechi e maggiori ricavi per i produttori;
- sostenibilità ambientale, l’uso di biopolimeri biodegradabili e fungicidi naturali riduce l’impatto ambientale rispetto ai metodi di imballaggio tradizionali;
- flessibilità e adattabilità, la tecnologia del gas in polvere non è limitata all’uva da tavola, ma può essere applicata anche ad altre colture ortofrutticole soggette a problemi di deterioramento post-raccolta;
- salvaguardia della qualità: garantire frutta fresca e di alta qualità ai mercati internazionali rafforza la competitività del prodotto esportato, confermando il made in Italy come simbolo di eccellenza.
Prospettive future e scalabilità
Uno degli aspetti più promettenti della tecnologia è la sua scalabilità. I ricercatori della UNAB, in collaborazione con la società ANASAC, stanno lavorando per ottimizzare i prototipi e renderli pronti per un’applicazione industriale su larga scala. Questo consentirà non solo di soddisfare le esigenze del settore agroindustriale, ma anche di espandere l’uso del gas in polvere in altri ambiti, come la conservazione di altri prodotti ortofrutticoli. Per l’Italia, un sistema simile potrebbe rappresentare un’opportunità unica per innovare il segmento del post-raccolta dell’uva da tavola, migliorando la sostenibilità della filiera produttiva e riducendo le perdite durante le esportazioni. Guardare a modelli di successo come quello cileno può essere il primo passo per rispondere in maniera efficace alle sfide di un mercato globale sempre più competitivo, puntando su qualità, sostenibilità e innovazione.
Donato Liberto
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