Protesta dei trattori: il Sud dov’è?

A distanza di un anno i trattori tornano a marciare in tutta Italia. Grandi assenti le regioni del Sud Italia, dove la protesta sembra non arrivare

da Federica Del Vecchio

“Ritorniamo a protestare con un obiettivo principale: la richiesta di crisi socio-economica per il mondo agricolo“. A distanza di un anno dalla prima protesta dei trattori, in Italia gli agricoltori tornano a marciare. Se nel 2024 le mobilitazioni si erano animate contro le politiche europee, oggi la protesta riguarda la crisi del settore primario. Una crisi – a detta degli operatori – aggravata dalla burocrazia. 

E ora gli agricoltori tornano a scendere in piazza in tutta Italia. O quasi. Grande assente della mobilitazione è infatti il Sud Italia. A fronte dei cortei che si stanno muovendo in Piemonte, Lombardia, Abruzzo, Lazio ed Emilia, nelle regioni meridionali la protesta sembra non essere ancora arrivata. Fa eccezione la zona del Foggiano, dove una delegazione della sigla ‘Agricoltori italiani’, ha organizzato una mobilitazione cominciata ufficialmente mercoledì 28 gennaio e che ha riunito centinaia di agricoltori in protesta. “Continueremo per evidenziare le criticità del comparto agricolo stretto nella morsa della pesante crisi idrica e dei costi elevati di produzione” – ha dichiarato in quella circostanza il presidente dell’associazione agricoltori italiani di Puglia, Antonio De Rosa. “Chiediamo risposte certe, soprattutto in relazione all’equità dei prezzi per le produzioni locali, meno burocrazia, più infrastrutture idriche e sicurezza nelle aree rurali”

Protesta dei trattori: cosa chiedono gli agricoltori

Alla base della mobilitazione diverse richieste. Prima fra tutte, la dichiarazione dello stato di crisi socio-economica dell’agricoltura, misura che permetterebbe di attuare misure straordinarie a sostegno delle aziende. I manifestanti chiedono inoltre una moratoria sui debiti che gravano sulle imprese agricole, ritenendo che senza un intervento mirato molte realtà rischino di chiudere.

Un altro punto critico riguarda il prezzo dei prodotti: secondo gli agricoltori, infatti, il settore è vittima di speculazioni e pratiche sleali che riducono i loro margini di guadagno. “All’agricoltore rimane solo il 7% del valore pagato dal consumatore” – denuncia Gabriele Ponzano, presidente nazionale degli Agricoltori autonomi italiani. 

A questo si aggiunge la richiesta di una riduzione dei costi di produzione, resa ancora più urgente dall’aumento dei prezzi delle materie prime, e l’applicazione di clausole di salvaguardia che limitino l’ingresso di merci ottenute con standard produttivi e qualitativi inferiori e tutelino il Made in Italy. 

Sul tavolo anche la questione ambientale per la quale gli agricoltori chiedono misure straordinarie in grado di tutelare le produzioni, sempre più frequentemente esposte a danni provocati da siccità, nuovi parassiti ed eventi climatici estremi.

protesta dei trattori

La protesta non si ferma

Le manifestazioni proseguiranno nei prossimi giorni con sit-in e cortei previsti a Orvieto, Orbetello, Pesaro e Alessandria. Domenica 2 febbraio, oltre ai mezzi agricoli, anche le imbarcazioni dei pescatori prenderanno parte alla protesta nel porto di Cesenatico. In Emilia Romagna, la mobilitazione continuerà fino a domenica.

Il Coordinamento degli agricoltori e pescatori italiani ha già programmato una grande manifestazione a Roma, fissata per il 5 marzo in piazza del Campidoglio. “Vogliamo far conoscere le nostre motivazioni e spiegare a tutti perché è fondamentale sostenere la nostra causa” – fa sapere attraverso una nota il Coapi, Coordinamento agricoltori e pescatori italiani.

Nel frattempo, la mobilitazione si fa sempre più intensa, mentre il settore primario attende risposte concrete dal Governo. Bisognerà vedere se le regioni del Sud si uniranno o meno al grido “”Stato di crisi, ora!”, divenuto già sintesi e slogan della protesta.

 

Ilaria De Marinis
©uvadatavola.com

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