Siccità in Puglia, prossima mossa lo stato di calamità

A seguito della ritrovata pace tra Emiliano e Fitto suI Fondo di Sviluppo e Coesione, arriveranno nelle casse regionali 307 milioni di euro da investire in progetti che riguardino la rivitalizzazione del settore idrico pugliese

da uvadatavoladmin
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Le prime piogge di questi giorni di certo non potranno cancellare la serie negativa di mesi nei quali l’agricoltura pugliese ha sofferto a causa della siccità, in particolare nei mesi di luglio e agosto quando le riserve idriche di alcuni bacini della Regione sono rimaste a secco. Adesso, da più parti si sta facendo strada l’ipotesi di chiedere al Governo lo stato di calamità naturale. Per farlo, però, servirà dotarsi di una serie di documentazioni utili a quantificare i danni, che devono essere superiori almeno al 30% della produzione lorda vendibile annua media. In attesa della conta ufficiale dei danni che sarà effettuata durante le prossime settimane, bisogna accontentarsi delle stime diffuse dalle associazioni di categoria.

I danni all’agricoltura provocati della siccità in Puglia si assesterebbero tra il 40 e il 60%, con alcuni comparti particolarmente compromessi, a partire da quello del grano duro.

La campagna di raccolta dell’uva da vino, così come quella dell’uva da tavola, è partita 15/20 giorni prima del previsto, proprio per effetto delle temperature elevate e della siccità che hanno accelerato la maturazione. Il risultato, al momento, è stato quello di una diminuzione della resa, anche se non della qualità. Difficoltà si stanno registrando anche per gli altri comparti tipici della Regione, a partire da quello della mandorla pugliese, per il quale è previsto un calo del 60%, per passare poi a quello dell’olivo, che a causa della ridotta disponibilità idrica potrebbe perdere il 30% della produzione rispetto allo scorso anno. 

La mancanza di acqua nei bacini di contenimento però si ripercuote anche sulle semine di verdure e ortaggi da raccogliere nei mesi autunnali e invernali. A ciò si aggiunge anche la situazione dell’acqua presente nei pozzi artesiani, per la cui estrazione stanno lievitando sempre più i costi, a causa della crescita dei prezzi dell’energia elettrica necessaria agli impianti per raccoglierla dalla falda.

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“Siamo al lavoro nel rispetto delle procedure – ha dichiarato l’Assessore all’Agricoltura regionale, Donato Pentassuglia – consapevoli delle difficoltà correlate alla siccità che ha colpito la Puglia in questa lunga estate”. La richiesta dello stato di calamità naturale, infatti, servirà ad alleggerire i danni economici, da una parte abbattendo i costi previdenziali e assistenziali per le aziende, dall’altra dando opportunità alle aziende di ricontrattualizzare i mutui. “La richiesta dello stato di calamità per la siccità in Puglia è uno degli interventi già previsti dal piano di emergenza, approvato a fine luglio dalla Giunta regionale – ha sottolineato l’Assessore – sebbene gli effetti dell’evento calamitoso non si sono ancora completamente manifestati, le indicazioni dei funzionari regionali lasciano pensare che sussistano tutte le condizioni necessarie”. 

Al netto di come andrà avanti la questione emergenziale, sarebbero in arrivo nelle casse pugliesi almeno 307 milioni di euro, da destinare esclusivamente alle risorse idriche, di un totale che dovrebbe raggiungere 700 milioni. Il denaro proverrà in larga parte dal Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) 2021-2027 e dall’altra dai fondi europei del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). La somma è frutto di un accordo tra il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e il ministro della coesione territoriale e del Pnrr, Raffaele Fitto, arrivati al compromesso dopo due anni di beghe politiche. 

Sulla carta, i fondi serviranno a finanziare progetti già cantierabili, tra i quali 25 impianti di affinamento dell’acqua utili a produrre una capacità di circa 50 milioni di metri cubi d’acqua utile all’irrigazione nei campi. 

Sul tema ha detto la sua Gennaro Sicolo, presidente regionale di CIA Puglia e vicepresidente nazionale. Andando oltre l’entusiasmo per il ritrovato accordo per le risorse del Fondo di Coesione, ha ribadito la necessità – ora più che mai – di implementare tutti gli interventi, dalle opere alle tecnologie, per ripensare il futuro dell’agricoltura pugliese. “La nostra Regione attende da oltre 50 anni il potenziamento e l’adeguamento dei piani irrigui per i differenti territori – ha puntualizzato Sicolo – occorre superare l’inerzia dei consorzi di bonifica commissariati oltre all’insufficiente dotazione di strutture e tecnologie per il risparmio e il riuso dell’acqua”.

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L’associazione di categoria, da tempo, chiede la realizzazione di invasi e nuove infrastrutture che migliorino l’apporto idrico a disposizione dell’agricoltura regionale, legato da una parte al sistema dei pozzi artesiani e dall’altra da una forte dipendenza dalle regioni limitrofe. Nei giorni scorsi si era parlato addirittura di una richiesta di prestito avanzata dall’Acquedotto Pugliese alla Regione Abruzzo per rifornire di acqua i nostri territori. Una notizia poi ampiamente smentita dal presidente della Giunta Regionale, Marco Marsilio“Il problema – ha concluso Sicolo – è strutturale e ci impone un orizzonte nuovo, con una programmazione seria di interventi strategici per cui occorrono idee chiare, un forte senso di responsabilità e collaborazione tra le istituzioni”.

Il trend per la Regione è piuttosto chiaro. Se non si corre ai ripari sarà proprio il primo settore a pagarne le spese, con tutte le conseguenze del caso. Pertanto, le risorse in arrivo dal Governo – se usate a dovere – saranno fondamentali per investire sulle infrastrutture già esistenti e sui progetti futuri, nell’ottica di un ripensamento totale dell’agricoltura pugliese.

Silvio Detoma
©uvadatavola.com

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