Siccità in Sicilia e Puglia, è allerta alta

L'uva da tavola e le altre produzioni tipiche delle due Regioni stanno soffrendo a causa della carenza di acqua; ANBI ha stimato che fra tre settimane non ci sarà più acqua per i campi.

da uvadatavoladmin
siccità in sicilia e puglia

Fra tre settimane non ci sarà più acqua per i campi del Centro-Sud”, è l’allarme che arriva dal report dell’Osservatorio ANBI, Associazione Nazionale dei Consorzi di Bacino. La grave siccità in Sicilia e Puglia quest’anno sta  mettendo a dura prova gli agricoltori e le loro produzioni, dai pomodori da industria del Foggiano all’uva da vino salentina, fino alle arance e all’uva da tavola pugliese e siciliana. Una situazione così grave che sta facendo il giro del mondo, visto che a parlarne ci ha pensato, tra gli altri, anche il New York Times, con un reportage direttamente dalla Sicilia, che ha scatenato le polemiche.

La siccità in Sicilia e Puglia sta preoccupando gli agricoltori

Prendendo in considerazione le dighe gestite in Puglia dal Consorzio per la bonifica della Capitanata, è evidente che le parole si scontrano con i dati. La disponibilità idrica, infatti, segna quest’anno 162 milioni di metri cubi, una quantità ridotta rispetto a quello dello scorso anno e che preoccupa gli agricoltori della Capitanata. L’immagine più eclatante è quella dell’invaso di Occhito sul Fortore, un bacino posto tra Molise e Puglia, che fornisce acqua sia agli agricoltori del Tavoliere sia all’Acquedotto Pugliese. La sua capacità è quasi vicina a raggiungere il “volume morto”(volume del serbatoio compreso tra la quota del punto più depresso del paramento di monte e la più bassa tra la quota dell’imbocco dell’opera di presa o dello scarico di fondo), pari a 40 milioni di metri cubi di acqua, e nelle prossime settimane l’invaso servirà quasi esclusivamente per l’uso potabile. La capienza attuale è di 74,5 milioni di metri cubi, quando l’anno scorso ce n’erano 192,7

siccità in sicilia e puglia

“È reale il rischio di vedere inaridita la pianura foggiana, così come ampie porzioni di territorio salentino” – ha sottolineato Francesco Vincenzi, presidente dell’ANBI. 

Non va di certo meglio nelle altre dighe, a causa della siccità. Quella di Marana Capacciotti contiene 10,5 milioni di metri cubi di acqua, in confronto ai 39,1 dello scorso anno. L’invaso di Capaccio sul Celone contiene 2,4 milioni di metri cubi per una capienza massima di 25,8 milioni. Nella diga di San Pietro sull’Osento, infine, c’è appena 1,2 milioni di metri cubi di acqua, quando lo scorso anno ce n’erano 9,8 milioni. Nelle dighe lucane che servono l’agricoltura pugliese la situazione non è migliore. La diga del Pertusillo, stando ai dati forniti dall’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e la Trasformazione Fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia, contiene 77 milioni di metri cubi, quando lo scorso anno ce n’erano 103 milioni. Nella diga di Monte Cotugno, invece, sono presenti 128 milioni di metri cubi d’acqua contro i 256 del 2023. 

L’Assessorato all’Agricoltura della Regione Puglia ha istituito un tavolo tecnico permanente per affrontare la siccità che sta colpendo l’agricoltura pugliese.

Ora, però, Confagricoltura Puglia è tornata all’attacco, chiedendo a gran voce alla Regione di dichiarare lo stato di calamità naturale. “Le aziende agricole, nonostante tutto continuano con grande responsabilità a fornire i mercati – ha dichiarato il presidente Luca Lazzàro – ma se non si interviene prontamente si rischia il collasso di numerose imprese già in forte difficoltà”. La perdita maggiore nelle produzioni pugliesi, stando alle parole di Confagricoltura Puglia, è stata riscontrata perlopiù per il grano, che ha subito una drastica riduzione in termini quantitativi. Le previsioni, al momento, non sono favorevoli nemmeno per l’uva da vino e da tavola, con quantità limitate ma qualità ottime. “La situazione – ha inoltre aggiunto – richiede un ripensamento dei modelli di pianificazione e di governance, l’implementazione di politiche e strategie mirate per le aree rurali”.

Ma è in Sicilia che l’emergenza idrica sta provocando i danni più gravi. 

Sull’isola a fine giugno si sono registrate 414 mm di precipitazioni cumulate, soltanto un millimetro in meno rispetto all’altro grande episodio di siccità del 2002. Il deficit pluviometrico arriva a superare anche il 60% su base annua sulla Sicilia orientale, sicuramente la porzione di territorio più colpita. Negli invasi regionali sono presenti circa 267 milioni di metri cubi, di cui però soltanto meno della metà sono realmente utilizzabili. 

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Sei bacini siciliani su 29 totali non hanno più acqua utile, altri sei hanno una capacità di meno di un milione di metri cubi, altri quattro una capacità di due milioni.

Sono partiti già da giorni i razionamenti di acqua nelle grandi città. Stando a quanto riportato dal report dell’ANBI, Gela non potrà ricevere più acqua per l’irrigazione, vista la scarsità di acqua presente nei bacini di Cimia, Disueri e Comunelli. Nell’Agrigentino, invece, si sta facendo di tutto per salvare la produzione di agrumi, in particolare negli areali di produzione delle arance di Ribera, facendo arrivare l’acqua dal sistema Prizzi-Gammauta all’invaso Castello.

Nei giorni scorsi è stato a Siracusa Francesco Lollobrigida, il Ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Il ministro si è confrontato con le associazioni di categoria Coldiretti, CIA, Confagricoltura e Copagri, sottolineando la necessità di affrontare la carenza idrica in maniera permanente in modo da verificare lo stato di avanzamento di tutti gli interventi di carattere contingente e strutturale. “Abbiamo una condizione purtroppo ciclica legata al cambio climatico che produce i suoi effetti inerenti la siccità come quella che si sta affrontando in maniera drammatica – ha dichiarato Lollobrigida – la cabina di regia nazionale è al lavoro”. Il ministro ha confermato che sono stati già previsti altri quindici milioni per la grave crisi idrica che sta interessando la Sicilia. 

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Insomma, la questione della siccità oltre che legata agli andamenti ciclici del cambiamento climatico è necessariamente politica.

A chi accusa il Governo di non fare o non aver fatto abbastanza per fronteggiare una situazione al limite dell’esplosivo, ha risposto l’ex presidente della Regione Siciliana e ora ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci. Difendendo il suo operato ha accusato invece quello delle Regioni, responsabili di aver speso soltanto il 30% dei fondi stanziati dal PNRR per arginare quella che si è poi trasformata in un’emergenza. “La lotta alla siccità si fa quando l’acqua c’è, non si può inseguire l’emergenza ma occorre una pianificazione seria e concreta”, ha ribadito il ministro.

In caso di mancanza d’acqua per gli agricoltori in che modo si affronteranno eventuali risarcimenti? O ancora, cosa ne sarà delle produzioni tipiche del territorio?

Silvio Detoma
©uvadatavola.com

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