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Un suolo sano è la premessa indispensabile per tante delle sfide fondamentali del nostro tempo. Prima fra tutte, la perdita di sostanza organica nel suolo. Conseguenza diretta di un’attività agricola che per anni non ha tenuto conto della frazione biologica presente all’interno dei suoli, il deterioramento del suolo ha ricadute su molteplici piani: da quello ambientale a quello economico, senza tralasciare quello della salute alimentare. Ripensare il suolo come un elemento “vivo” e complesso è il primo passo per un’agricoltura resiliente e sostenibile nel tempo.
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La sostanza organica (SO) svolge importanti funzioni. Tra queste, fornisce energia al biota del suolo ed è fonte dei principali nutrienti delle piante (N, P, K, tra gli altri), promuove un’alta efficienza nell’uso di nutrienti e acqua e contribuisce ad aumentare la capacità di scambio cationico. La SO agisce anche assorbendo l’acqua a bassi potenziali di umidità del suolo, consentendo poi di aumentarne la disponibilità per le piante in periodi più siccitosi. Promuovendo l’infiltrazione, inoltre, riduce le perdite d’acqua per scorrimento superficiale e i danni causati dall’erosione. Favorisce l’aggregazione del suolo, migliorandone la struttura, e riduce la sua suscettibilità all’erosione. Inoltre, funge da tampone o ammortizzatore delle variazioni di pH e modera le temperature influenzando il colore del suolo.
La principale fonte di sostanza organica è rappresentata dai residui vegetali, caratterizzati da un importante contenuto di carbonio.
Nello specifico, il carbonio organico del suolo corrisponde a circa il 58% della SO. La Capacità di Scambio Cationico (CSC) è la quantità totale di cationi che un suolo è in grado di trattenere. Più alta è la CSC, maggiore è la capacità del suolo di trattenere cationi. La CSC aumenta quando aumenta il contenuto di argilla, il contenuto di sostanza organica nel terreno o il pH del suolo. La capacità di trattenere nutrienti sotto forma disponibile per le piante è dovuta al fatto che le molecole di humus presentano un gran numero di cariche negative, che interagiscono con gli ioni a carica positiva (cationi). Ad esempio, K+, Ca++, Mg++, NH4+, H+, elementi che vengono temporaneamente trattenuti in forme immediatamente disponibili per le piante.
La sostanza organica aumenta anche la formazione di aggregati attraverso vari meccanismi, il che porta a una struttura del suolo migliore per la crescita delle piante. L’aumento degli aggregati del suolo tende a migliorare la struttura dei pori, incrementando la capacità di ritenzione dell’acqua e il suo tasso di infiltrazione.
Le funzioni dei microrganismi del suolo
I microrganismi del suolo sono capaci di fornire un diretto apporto di nutrienti, ad esempio attraverso la fissazione dell’azoto. In più, trasformano i composti organici che le piante non possono assorbire in forme inorganiche assimilabili (mineralizzazione) e solubilizzano i composti inorganici per facilitarne l’utilizzo da parte delle piante, provocando cambiamenti chimici di ossido-riduzione in questi composti.
Ad esempio, i funghi micorrizici si sono evoluti in ambienti dove il suolo ha nutrienti poco disponibili e le piante dipendono da loro per nutrirsi adeguatamente. Diverse pratiche dell’agricoltura moderna possono influenzare la popolazione e le prestazioni delle micorrize. Questo è il caso dell’applicazione di azoto, fosforo, fungicidi e insetticidi, delle lavorazioni eccessive del terreno e dell’acidificazione del suolo. D’altro canto, se alla pianta vengono forniti tutti i nutrienti di cui ha bisogno, viene al contempo ridotta la sua necessità di creare una simbiosi con le micorrize. Nei suoli agricoli, la quantità di micorrize tende a essere molto bassa e nei terreni fertilizzati o sovra-fertilizzati la loro efficacia è minima.
Altri benefici dei microrganismi del suolo includono lo sviluppo migliore delle radici delle piante e la generazione di reazioni bio-antagonistiche utili a un miglior controllo dei patogeni (ad es. nematodi fitoparassiti).
“Ottimizzare” i suoli
Il concetto di “ottimizzazione” dei suoli si può comprendere facendo un confronto tra un’auto perfettamente tarata e un’altra il cui sincronismo è leggermente sbilanciato o i cui freni funzionano meglio da un lato. Il conducente dell’auto tarata consumerà meno carburante e avrà una guida più fluida. Al contrario, il conducente dell’altra auto completerà il percorso compensando le carenze del veicolo. Tuttavia, si può supporre che l’auto tarata, se mantenuta in buone condizioni, continuerà a servire il conducente per molto più tempo rispetto a quella non tarata.
Il desiderio di aumentare la produttività per ridurre i prezzi degli alimenti, mantenendo contemporaneamente la redditività per gli agricoltori, spiega perché non si è posto l’accento sull’ottimizzazione delle condizioni del suolo per la crescita delle piante e la funzione biologica. Nel passato, infatti, l’agronomo di campo si concentrava sulla massimizzazione dei profitti, fornendo agli agricoltori solo il minimo di input necessari per raggiungere una determinata resa. Investire nello stato delle risorse era considerato uno spreco di denaro se non portava a un rendimento economico immediato. L’insensatezza di questo comportamento diventa evidente se applicato allo stesso modo alla manutenzione delle nostre auto, trattori o altre macchine agricole. Naturalmente, trascurare la manutenzione di importanti risorse agricole è una pratica aziendale sbagliata.
L’ottimizzazione dei suoli consiste nel migliorare le condizioni biologiche, fisiche e chimiche. Tutte queste componenti sono correlate tra loro. Non possiamo più gestire le aziende agricole considerando le limitazioni biologiche, fisiche o chimiche separatamente.
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A cura di: Martín Silva
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