Sovescio: un nuovo modo di operare tenendo conto della difesa e della sostenibilità, anche economica, dell’azienda agricola. Ci racconta tutto Stefano Borracci.
“Quello che si vede in foto e nei video potrebbe sembrare un vigneto disordinato, ma in realtà si tratta di un vigneto che obbedisce a precise logiche agronomiche oltre che economiche”.
Quelle che avete appena letto sono le parole con cui comincia la mia chiacchierata con il viticoltore di Rutigliano (Ba) Stefano Borracci, dell’Azienda agricola Borracci Stefano. Azienda che si estende su più di 10 ettari, condotti in integrato e con l’ausilio di insetti utili. Il viticoltore pratica il sovescio, ma quest’anno ha sperimentato un nuovo modo di effettuare il sovescio. La sperimentazione l’ha condotta su 5 ettari di vigneto ad uva da tavola delle varietà:
- Midnight Beauty , nera precoce;
- Autumncrisp®️, medio tardiva a bacca bianca;
- Italia, bianca e tardiva.
Questo sovescio perché è particolare rispetto agli altri?
Innanzitutto è stato effettuato seminando a file alterne, due specie diverse di leguminose: trifoglio incarnato e favino. Effettuo la semina a novembre e pratico il sovescio in primavera, più precisamente nel momento in cui avviene la piena fioritura delle essenze seminate. A mio modo di vedere, infatti, questo è il periodo migliore per effettuare l’importante pratica colturale del sovescio. Adesso le essenze raggiungono, infatti, una perfetta quantità e qualità di massa vegetale.
Trinciatura, vermicompost e interramento, come procedere?
Io opero il sovescio in questo modo: per prima cosa trincio le essenze, così da trasformare la massa vegetale in poltiglia. Passaggio fondamentale per avviare l’umificazione. In seguito interro la poltiglia ottenuta con una fresa.
Quest’anno, però, prima dell’interramento della massa vegetale, abbiamo scelto di spargere del vermicompost, proveniente da letame bovino. Si tratta di un prodotto realizzato da un’azienda italiana che trasforma il letame proveniente da allevamenti della Valle d’Itria.
La mia è una scelta etica, effettuata innanzitutto con l’intento di alimentare l’economia circolare del territorio. Ciò, inoltre, mi consentirà di abbattere le emissioni e i costi derivanti dall’acquisto di fertilizzanti di altro tipo, realizzati al di fuori dall’Italia e che oggi presentano costi esagerati.
Perché hai sparso il vermicompost?
L’intento è quello di potenziare l’effetto del sovescio, inoltre ci aiuta ad arricchire il terreno di sostanza organica e a preservare la risorsa idrica. Un terreno più poroso, infatti, risulta più ossigenato. La sua porosità gli permette di assorbire meglio l’acqua di eventuali piogge cedendola alla piante in modo lento e graduale.
Trifoglio incarnato: oltre che per il sovescio serve a controllare i fitofagi
Nella mia azienda si adopera il sovescio anche per favorire la biodiversità all’interno del vigneto. Questo mi aiuta a potenziare la lotta biologica nei confronti degli insetti. Stiamo effettuando il sovescio solo su favino, in attesa che il trifoglio incarnato giunga nella sua fase di piena fioritura. La funzione di quest’ultima essenza, infatti, è duplice. Essa non solo è ottima per gli inerbimenti, ma mi aiuta nel controllo biologico dei fitofagi della vite da tavola.
I fiori del trifoglio incarnato, infatti, riescono ad attrarre i tripidi. Grazie a quei fiori rossi, quindi, riusciamo a monitorare la presenza dei tripidi in vigneto e a determinare anche il periodo migliore per il lancio degli insetti utili. Questa settimana, infatti, sto monitorando fiori, infiorescenze e grappoli. Sulla base delle osservazioni e dell’esperienza pregressa riesco a determinare la quantità degli insetti utili da ordinare e il periodo ideale per il loro lancio.
Ma non è finita qui, attendo che il trifoglio vada a seme, e solo successivamente effettuo il sovescio. I semi che cadranno durante quest’anno, infatti, mi aiuteranno a dimezzare i quantitativi di semi/ettaro da acquistare per il sovescio dell’anno successivo. Solitamente la trinciatura delle ultime file di trifoglio avviene a fine fioritura-inizio allegagione dell’uva da tavola.
Dopo di che il trifoglio, ormai secco, viene trinciato e incorporato nel terreno con la fresa meccanica. A fine fioritura il terreno del vigneto risulterà arato. Da quel momento in poi, fino ad invaiatura, cercherò di arare il meno possibile e solo superficialmente.
Un vigneto specchio della sostenibilità
Questo vigneto è il risultato di una precisa visione che contempla:
- risparmio idrico;
- conservazione della fertilità del suolo;
- sottrazione di anidride carbonica dall’atmosfera;
- realizzazione di un’economia circolare;
- razionalizzazione delle spese di gestione;
- oltre all’indubbio beneficio nel miglioramento della struttura del suolo e
- favorire la biodiversità.
Spero che la mia esperienza possa avvicinare anche altri viticoltori da tavola a compiere queste fondamentali operazioni colturali.
Autrice: Teresa Manuzzi
Foto e video: Stefano Borracci
©uvadatavola.com