La viticoltura da tavola con la sua produzione rappresenta una dei principali comparti a livello mondiale. La Spagna, in particolare, con i suoi 15mila ettari di superficie dedicati alla produzione di uva da tavola e con l’introduzione di nuove varietà, risulta essere uno dei più temuti competitor per il Belpaese. (L’Italia, infatti, insieme alla Spagna rappresenta una delle principali nazioni produttrici di uva da tavola in Europa e nel mondo, ed entrambi vantano una lunga tradizione nella coltivazione della coltura).
Grazie alla vicinanza geografica, i due Paesi sono accomunati da condizioni climatiche molto simili, tanto da ritrovarsi spesso ad affrontare le medesime problematiche, tra cui quelle fitosanitarie, direttamente legate al clima. Tuttavia, a differenza di quanto avviene in Italia, dove il comparto risulta ancora parzialmente legato alla tradizione, in Spagna si incentiva l’ottenimento di nuove cultivar apirene autoctone in grado di far fronte, oltre che alle esigenze di mercato, anche alle problematiche legate ad agenti biotici.
Ne abbiamo parlato con l’agronomo Alfonso Lucas Espadas, focalizzando l’attenzione sulla regione di Murcia, la più importante in Spagna per il comparto viticolo.
Alfonso Lucas Espadas ha lavorato per circa 40 anni come tecnico agronomo specializzandosi nel controllo dei parassiti nella Comunità Autonoma di Murcia. Durante la sua attività professionale ha guadagnato la stima di tecnici, agricoltori e altri professionisti appartenenti al mondo della vite da vino e da tavola, oltre che degli agrumi. Si è occupato della difesa di queste colture, portando così grandi cambiamenti in merito agli approcci fitosanitari della regione di Murcia e più in generale della Spagna. Nel 2019, ha iniziato a occuparsi di consulenza agronomica per diverse aziende del comparto viticolo e agrumicolo. Durante la sua attività professionale si è anche dedicato allo sviluppo di un nuovo biostimolante “Signafresh” composto da fosfolipidi estratti dal tuorlo d’uovo che permette di migliorare la colorazione delle uve a bacca pigmentata e di allungarne la shelf life.
Qual è la situazione attuale del comparto viticolo spagnolo?
In Spagna il comparto dell’uva da tavola è in costante crescita, con un incremento di circa 3-400 ettari all’anno. A favorire una simile crescita sono soprattutto i nuovi impianti di varietà apirene nelle diverse aree di coltivazione. In particolare, il 60% della superficie dedicata alla coltivazione di uva da tavola si concentra nella regione di Murcia con i suoi 7 mila ettari dedicati alla coltura. La restante superficie di produzione è invece distribuita in zone limitrofe come Valencia, Andalusia, Alicante, Almeria ed Estremadura. Nel complesso, si stima che la produzione di uva da tavola spagnola interessi una superficie di circa 14-15 mila ettari. In ogni caso, negli ultimi anni si sta pensando di espandere le produzioni anche nel Nord della Spagna, nella zona di Saragozza, in Aragona. La scelta non è casuale: per via dei cambiamenti climatici in atto, e in particolar modo per l’aumento delle temperature, la zona di produzione aragonese – prima inadatta alla produzione viticola – può ora offrire interessanti sviluppi. Attualmente Murcia si conferma comunque la regione più importante per la produzione di uva da tavola: qui, infatti, si trovano i maggiori produttori ed esportatori della nazione. Bisogna tuttavia far presente che, nel tempo, le stesse aziende della regione hanno iniziato a impiantare uva da tavola anche in zone più lontane che, oltre ad assecondare le variazioni dei parametri climatici, permettono di allungare il calendario di raccolta, ampliando l’offerta sul mercato. A tal proposito, in Spagna, e in modo particolare nella zona di Murcia, si sta accentuando ulteriormente la conversione che sta portando alla progressiva scomparsa dei piccoli produttori. Questo processo è in parte dovuto al fenomeno per il quale le grandi aziende di produzione ed esportazione, acquisendo i diritti per la produzione di nuove varietà apirene brevettate, concedono ai piccoli produttori il diritto di produrle, vincolandoli però nel conferimento del prodotto.
Come è distribuita la produzione spagnola in termini di varietà tradizionali e seedless?
La direzione seguita dai produttori spagnoli in merito alla scelta delle varietà apirene è piuttosto chiara. Circa l’80% della produzione spagnola è realizzata attraverso la coltivazione di varietà seedless, mentre il restante 20% interessa uva tradizionale con semi. Bisogna inoltre considerare che tutti i nuovi impianti realizzati in questi anni, che – come già detto – ricoprono circa 3-400 ettari all’anno, producono esclusivamente varietà apirene. Dati che suggeriscono una variazione delle percentuali prima descritte, sempre più a favore delle varietà apirene.
Le nuove varietà senza semi con il passaporto spagnolo derivano dal lavoro di breeder presenti nella penisola iberica. Nella regione di Murcia sono presenti infatti due breeder che cercano di licenziare nuove varietà senza semi. Da un lato abbiamo SNFL che, ora fusa con IFG, costituisce il 70% del mercato mondiale di varietà di uva da tavola. Dall’altro c’è ITUM che, di proprietà statale, ha registrato ben 17 nuove varietà. Le varietà ottenute dal programma di miglioramento genetico di queste due realtà sono state poi commercializzate nell’emisfero Sud, in Paesi come Perù e Cile. Al contrario, la loro produzione non è stata prevista in Italia, in modo da detenere il primato nella loro produzione. Questo approccio punta a mantenere alti i prezzi sul mercato internazionale, eliminando i possibili competitor e riuscendo nel contempo a soddisfare la richiesta di uva da tavola per tutto l’anno.
Guardando la campagna viticola spagnola 2023, qual è il bilancio finale?
Nel complesso, la campagna 2023 è stata piuttosto regolare, nonostante alcune alterazioni climatiche registrate nei mesi di marzo-aprile, che hanno provocato un caldo anticipato per circa 2 settimane. Le varietà che in quel periodo erano in piena fioritura – fase fenologica molto delicata per la coltura – hanno risentito dello stress provocato dalle alte temperature con una conseguente riduzione di allegagione. Le varietà più tardive, invece, sono state capaci di produrre in maniera ottimale sia in termini di qualità, che di quantità, compensando così la ridotta produzione delle varietà più precoci.
Un problema molto sentito nel corso di questa campagna è stato piuttosto quello relativo alla presenza di Jacobiasca lybica, nota anche come cicalina africana, all’interno dei vigneti. A causa dell’incidenza crescente delle alte temperature, questo insetto patogeno ha infatti invaso i vigneti in tempi ben più precoci rispetto alle scorse annate, in cui si presentava solo a fine campagna, nel mese di agosto, causando non pochi danni alla produzione.
In definitiva, però, possiamo dire che la stagione 2023 in Spagna verrà ricordata con il sorriso, pur mantenendo alta la guardia specialmente con questa cicalina che, complice il clima, potrebbe rappresentare presto una nuova sfida per i viticoltori, spagnoli e non.
Donato Liberto
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