Stagione dell’uva 2025, già si vende: strategia o psicosi?

Partite già bloccate, protocolli siglati, trattative chiuse, ma la produzione è ancora un’ipotesi. Tra azzardo e presunta pianificazione, cerchiamo di fare chiarezza

da Federica Del Vecchio
stagione dell'uva 2025

L’uva nei vigneti ancora non si vede, ma già si firma per comprarla. Sembra una provocazione, e invece è la nuova (folle?) normalità in Puglia, dove forse una forma di isteria collettiva pare aver travolto il comparto. Una corsa che coinvolge commercianti e produttori, pronti a chiudere accordi quando l’unica cosa visibile è il germoglio, non il grappolo. La stagione dell’uva 2025, di fatto, parte sotto il segno dell’azzardo.

Certo, in alcuni casi si tratta di rapporti consolidati, di fiducia reciproca: “acquisto il produttore, non la produzione” ironizza qualcuno. Ma c’è anche una crescente sensazione di “panico organizzato”, alimentata da fattori strutturali che vanno ben oltre l’emotività. Primo tra tutti, la paura – concreta – di restare senza le varietà più richieste. Negli ultimi anni, infatti, la superficie dedicata alle uve con seme si è drasticamente ridotta, sostituita da varietà seedless, medio-tardive, spesso brevettate e vincolate da accordi esclusivi. Il risultato? Un buco nella finestra delle precoci, che tutti ora cercano freneticamente di colmare. A questo si sommano stagioni irregolari, rese altalenanti, un clima sempre meno prevedibile. E un comparto che, sotto pressione costante da parte della grande distribuzione, non può permettersi di rimanere senza queste varietà. In questo scenario, accaparrarsi le primizie più che una scelta diventa una necessità. Ma a quale prezzo?

Oggi, infatti, la campagna esiste solo sulla carta. Eppure, chi non si muove ora rischia di restare fuori dai giochi. È una logica spietata, che trasforma il calendario commerciale in un casinò: si entra con un anticipo aggressivo e si spera di non uscire con un pugno di mosche.

Stagione dell’uva 2025: precoci sotto assedio

Le varietà protagoniste di questa corsa sfrenata? Le prime ad affacciarsi sul mercato, le più a rischio carenza. “Si blocca soprattutto la Vittoria, la Black Magic, la Palieri” – elenca Clarissa Redavid della F.lli Redavid SRL, “perché la produzione si sta riconvertendo sempre più verso le seedless e queste varietà sono sempre meno”. Una tendenza confermata anche da Marco Laselva della 2ERRE Fruit & Vegetables SRL: “Chi si muove ora punta sulle precoci: Millennium, Superior, Arra. Quelle che servono a partire subito”. 

Sotto la spinta delle richieste dei supermercati – e della paura di trovarsi scoperti – il mercato si concentra su queste varietà precoci, sempre meno disponibili nei vigneti pugliesi. La ragione? “Il timore di registrare una carenza di prodotto precoce – come osserva Redavid – che porta in tanti a muoversi adesso, con un anticipo mai segnalato prima”.  

Le mani avanti della GDO

Dietro l’anticipo significativo con cui oggi si stanno acquistando le uve, c’è un attore che fa pressione senza mai esporsi del tutto: la GDO. È lei, infatti, a dettare in qualche modo il ritmo, chiedendo pianificazioni sempre più spinte, molto prima che in campo si possa vedere un grappolo. “La grande distribuzione italiana vuole tutto definito con mesi d’anticipo: quantità, varietà, protocolli fitosanitari – spiega Giacomo Suglia, presidente APEO e amministratore della Ermes Sas.E ogni distributore segue parametri diversi. Così i commercianti si affrettano a impegnarsi, per avere il controllo sulle partite e assicurarsi che vengano gestite secondo le loro esigenze”.

Non si tratta però solo di vendere uva, ma di vendere l’idea di essere pronti. Come racconta Clarissa Redavid, “già in occasione delle fiere internazionali di settore come Fruit Logistica a Berlino o Macfrut a Rimini, le catene ti chiedono: in che settimana parti? Che varietà hai? In quale packaging? Per cui se non hai una risposta pronta, non hai un posto. E questa dinamica alimenta la corsa all’acquisto ancora prima di conoscere il destino della stagione”.

Ma in questo gioco della programmazione anticipata accade che il controllo passa di mano. Vito Fraschini, agronomo e produttore, evidenzia un fenomeno sempre più frequente: “Oggi molti commercianti dopo l’acquisto, si prendono in carico l’intero processo produttivo, decidendo così trattamenti, potature, defogliazione. Questo da un lato permette loro di rispettare i protocolli della GDO e dell’altro consente di far leva al momento delle trattative”. 

Ma questa dinamica porta con sé uno squilibrio: la catena commerciale scarica a valle – sui produttori o sugli operatori intermedi – l’intera responsabilità di un rischio agronomico ancora imprevedibile. “Siamo un’industria senza protezioni – sintetizza efficacemente Suglia – e ogni anno la stagione dell’uva diventa un’avventura”.

A complicare il quadro, anche la concorrenza internazionale. Come sottolinea Laselva, oggi il supermercato ha più opzioni sul tavolo: Italia, Spagna, Egitto. “In questi casi la GDO potrebbe comparare prodotti di qualità diversa, ma ponendoli su prezzi uguali, quantificando cioè in egual misura il valore del prodotto italiano e quello egiziano, pur consapevoli del divario qualitativo che persiste”. In un contesto così fragile, la pressione della distribuzione diventa allora uno dei motori principali dell’isteria anticipata, ma anche una miccia potenzialmente esplosiva per il comparto. Non solo: come sottolineato, “comprare troppo presto significa anche dare una valutazione oggi che magari domani il mercato non può realmente riscontrare”. E quindi scommettere sul valore del prodotto prima ancora che sulla possibilità di venderlo o meno.

Quando il rischio passa di mano

Dunque: le partite si bloccano, i protocolli si definiscono, ma la produzione è ancora un’ipotesi. E questo genera un paradosso che ben sintetizza Marco Laselva: “Stai acquistando un prodotto il cui valore ancora non può essere quantificato. In altri termini è come giocare in borsa: scommetti su qualcosa che non sai nemmeno se arriverà”.

Dello stesso parere Vito Fraschini: “Se la fioritura va male, rischi di trovarti con grappoli e uva di scarsa qualità. È un azzardo, perché in questa fase non puoi ancora leggere il mercato”.

Il rischio – aggiunge poi Laselva – non è più sulle spalle del produttore, ma del commerciante, che si assume la responsabilità dei lavori in campo, dei trattamenti, della qualità. E del prezzo. Se la stagione è difficile, quel rischio diventa altissimo”.

Prezzi a blocco e previsioni a spanne

Comprare ora significa comprare al buio. Ma non gratis. In questa fase iniziale della campagna, le trattative si chiudono spesso “a blocco”, cioè senza un prezzo al chilo definito, ma stimando un potenziale produttivo sulla base dello storico dell’impianto e delle rese dell’anno precedente. “Si ipotizzano i volumi che si potrebbero raggiungere in quel vigneto, si fa un calcolo e si aggiunge un 10, 15, a volte anche 30%, rispetto all’anno precedente” spiega Fraschini. È un meccanismo che somiglia più a un esercizio di fede (o di nervi saldi) che a un reale calcolo economico.

In alcuni areali pugliesi, per esempio, si registrano già vendite di varietà precoci – come Vittoria e Black Magic – intorno ai 20-25 euro a ceppo, mentre per le Autumncrisp si arriva anche a 35 euro. Prezzi che, se da un lato confermano la febbre da accaparramento, dall’altro creano una pressione forte su tutta la filiera: perché nessuno sa ancora quanta uva si avrà, né quanta produzione sarà effettivamente commerciabile.

Come nota Marco Laselva, “se poi arriva una gelata o una fioritura scarsa, sei dentro fino al collo e il prezzo di mercato che troverai al momento della vendita potrebbe non riflettere quello che hai pagato”.

In un contesto in cui le condizioni meteo sono sempre più instabili e le stime produttive affidabili si possono fare solo a maggio inoltrato, scommettere oggi su un raccolto sembra allora, a tutti gli effetti, una forma di gioco d’azzardo. Ma con puntate reali, e altissime.

stagione dell'uva 2025 puglia

Stagione dell’uva 2025: strategia o psicosi?

A guardarla da fuori, questa macchina dell’anticipo non sembra il frutto di una strategia lungimirante, ma piuttosto il riflesso di un’isteria collettiva ben camuffata da programmazione. Nessuno vuole rimanere senza prodotto. Nessuno vuole trovarsi impreparato davanti alla GDO. Ma allo stesso tempo, nessuno sa davvero cosa accadrà nei prossimi due mesi. “C’è quasi una paura generalizzata – dice Fraschini – ma è tutta basata su sensazioni”.

Il problema è che le sensazioni, in agricoltura, pesano poco. Eppure, sembrano guidare gran parte delle scelte. “Stiamo sommando troppi fattori di rischio – avverte Laselva – e questo non fa bene al comparto. Serve una strategia, non un riflesso pavloviano”.

Ma il riflesso, per ora, prevale. Si compra per non restare esclusi. Si programma per non perdere il treno. E così si parte tutti, senza sapere dove si andrà a finire. Un’ansia condivisa che si traduce in scelte apparentemente razionali, ma che a ben vedere poggiano su un terreno fragile. 

Un applauso partito troppo presto?

Il fenomeno degli acquisti anticipati è il sintomo evidente di un comparto che cerca stabilità in un contesto sempre più instabile. La pressione della grande distribuzione, la paura di restare senza prodotto, l’incertezza climatica e la concorrenza internazionale stanno trasformando quella che vorrebbe essere una pianificazione strutturata in una corsa al buio.

Si compra uva prima ancora che la fioritura entri nel vivo, si fanno stime su grappoli che non esistono, si investe su rese che potrebbero non arrivare mai. Eppure, nonostante tutti – o quasi – riconoscano quanto sia rischioso (e in parte assurdo) muoversi con questo anticipo, gli accordi si chiudono. Le trattative proseguono. Le partite si bloccano.

Alla fine, appare più un meccanismo che si alimenta da sé: un po’ come quando scatta un applauso in platea, e all’improvviso tutti battono le mani, anche chi non è d’accordo. Perché alla fine, qualcuno deve pur iniziare. E forse per la stagione dell’uva 2025 qualcuno l’ha già fatto.

 

Ilaria De Marinis
©uvadatavola.com

 

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