In che modo lo stress idrico influenza la produzione e la qualità delle uve da tavola, se praticato dopo l’invaiatura? Questa è la domanda che si sono posti i ricercatori del Dipartimento di Ingegneria Agraria dell’Università Politecnica di Cartagena – in provincia di Murcia (Spagna).
È noto, infatti, che le tecniche di coltivazione influenzano la qualità della frutta e lo stress idrico controllato è una di quelle. Il deficit idrico controllato potrebbe consentire di preservare l’acqua, ottimizzandone l’efficienza d’uso. Obiettivi interessanti, quelli appena citati, soprattutto in zone agricole con clima semi arido e difficoltà di approvvigionamento idrico. In vigneto, per adoperare la tecnica del deficit idrico, occorre però un’attenta pianificazione.
Obiettivi dello studio
Nello specifico i ricercatori A. Temnani Rajjaf, A. Perez-Pastor hanno cominciato le loro osservazioni con l’intento di determinare il preciso livello d’intensità di stress idrico in grado di preservare resa e qualità dell’uva al momento della raccolta. Lo studio si è anche occupato di osservare in che modo il deficit idrico era correlato con i seguenti parametri: resa, turgore e colorazione delle bacche. Lo studio si è svolto tra il 2011 e il 2017 in vigneti con varietà Crimson Seedless appartenenti a due diverse aziende.
Nella Regione spagnola di Murcia l’agricoltura è il fulcro dell’economia, qui – tra l’altro – si concentra ben il 50% della produzione agricola dell’intera nazione spagnola. In questo panorama la varietà di uva Crimson Seedless si caratterizza per la sua elevata qualità.
Risorsa idrica
È risaputo che una buona colorazione e croccantezza delle bacche di uva conquistano il consumatore. I viticoltori spagnoli praticano già diverse operazioni agronomiche volte a migliorare questi parametri . Ad esempio intervengono per regolare il carico dei frutti nel vigneto, controllano il vigore, applicano fitoregolatori e adoperano anche lo stress idrico. Tutte strategie che, se ben pianificate, migliorano notevolmente la qualità dell’uva che, di conseguenza, sarà più apprezzata sul mercato.
Come si è svolto lo studio?
I vigneti interessati sono stati sottoposti a quattro diversi regimi d’irrigazione:
- controllo (CTL) le viti del vigneto che ha svolto il ruolo di controllo sono state irrigate al 110% dell’ evapotraspirazione effettiva della coltura (metodo FAO);
- deficit idrico controllato (RDI), con irrigazione pari a quella del controllo solo fino a prima della fase d’invaiatura. In questo campo, infatti, durante il periodo di post-invaiatura è stato irrigato con il 50% dell’acqua rispetto al controllo;
- disseccamento parziale delle radici (PRD), con irrigazione come nel caso precedente (RDI), ma alternando i lati umidi e asciutti della zona radicale ogni 10-14 giorni;
- in asciutto (NI), le viti di questo campo hanno ricevuto solo acqua piovana e solo occasionali irrigazioni supplementari nel momento in cui potenziale idrico dello stelo (Ψs) fosse stato inferiore a –1,2 MPa.
Come calcolare l’intensità dello stress idrico?
Il team ha calcolato lo stato idrico delle viti misurando il potenziale idrico del fusto a mezzogiorno con una camera a pressione, con intervalli di 7-14 giorni, considerando 2 foglie per ripetizione. L’intensità dello stress idrico è stata determinata calcolando l’integrale dello stress idrico accumulato durante il periodo di post-invaiatura (attraverso l’equazione definita da Myers).
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Risultati raggiunti
Durante i sei anni di sperimentazione si è osservato che la cv di uva da tavola Crimson Seedless ha mostrato ottimi risultati dal punto di vista produttivo rispetto al controllo, riducendo l’irrigazione del 35%, senza superare il potenziale idrico del fusto di -1,2 MPa. Questa è la soluzione ha permesso di ottenere il massimo potenziale produttivo del vigneto, senza intaccare il turgore delle bacche e senza effetti negativi sulla loro colorazione.
Autrice: Teresa Manuzzi
©uvadatavola.com