Il viticoltore Angelo Franchini descrive le speranze deluse della campagna 2021 per le uve da tavola. Il viticoltore si sofferma, inoltre, sui tanti dubbi per il futuro del comparto e sui problemi che minano, di anno in anno, la redditività delle aziende viticole.
Angelo risponde al telefono con una calma spiazzante. Faccio quasi fatica a immaginare che sia un viticoltore, solitamente sprizzanti di entusiasmo o di rabbia. La verità è che la stagione 2021 per l’uva da tavola è stata una battaglia campale. Nonostante la buona qualità delle uve, i prezzi sono stati sempre troppo bassi e oggi, a metà novembre, i viticoltori sono esanimi, smarriti e destabilizzati.
L’azienda agricola Franchini Angelo, ha sede in agro di Foggia e si estende su circa 30 ettari. L’azienda coltiva uva da tavola con e senza semi, sia precoce che tardiva: Italia, Crimson, Superior Seedless® Sugraone, Regal e alcune varietà Arra.
Le gelate che hanno colpito il territorio foggiano a inizio aprile 2021 hanno bruciato dal 30 al 60% della produzione per le cultivar precoci. A farne le spese più di tutti sono stati i vigneti della cv Superior Seedless® Sugraone, mentre fortunatamente le tardive ne sono uscite illese.
Parliamo di questa campagna
“Sembrava una campagna “nella norma”. Certo, per le uve rosse abbiamo avuto problemi di colorazione, ma il caldo ci ha favorito. Il prodotto sulla pianta si presentava sano. I problemi si sono presentati a partire dal mese di novembre. Da quel momento in poi posso dire che è stato tragico: nebbie, umidità e piogge hanno favorito l’insorgere della botrite. Immagina che non sono riuscito nemmeno a raccogliere l’uva Crimson. Ho atteso che colorasse sulla pianta, ma sono iniziate le piogge e l’uva è stata preda delle muffe”.
Come sono andate le vendite?
“Il mercato è partito a rilento, con prezzi molto bassi. Si sperava in un colpo di coda che non c’è mai stato. I prezzi si sono tenuti troppo bassi per tutta la stagione. Abbiamo avuto problemi molto seri a collocare il prodotto. A fare eccezione c’è stata solo qualche primizia e qualche seedless. I consumi da diversi anni si stanno orientando verso le uve senza semi, ma le apirene non sono tutte uguali. Le varietà libere, sul mercato da più tempo, hanno bisogno di sgomitare per essere competitive. Le apirene brevettate, invece, riescono a spuntare dei prezzi che potremmo definire normali”.
Materie prime e costi di produzione: ci sono stati aumenti?
“In realtà è il futuro che ci spaventa. A mio avviso finora abbiamo avuto solo un assaggio degli aumenti dei costi di produzione. Per prima cosa i teli – che acquistiamo ogni anno – sono aumentati dal 30 al 40%. Anche il ferro per la realizzazione dei nuovi impianti e i prodotti per la nutrizione sono aumentati. Sta aumentando tutto”.
Per il futuro cosa pensi di fare?
“Ho impianti giovani, non posso pensare di estirpare i vigneti. Però sto pensando di eliminare quelle varietà che sono diventate antieconomiche da coltivare – come la Crimson – in favore di varietà brevettate. Un altro gravissimo problema che siamo chiamati a gestire come produttori è la mancanza di manodopera. In tutte le aziende agricole ci stiamo ritrovando con il 30 – 40 % di manodopera in meno, non riusciamo a trovare operai per svolgere le normali operazioni colturali. Siamo disperati”.
Una stagione deludente, insomma.
“Dal punto di vista delle vendite e del mercato è stata una stagione fortemente deludente. Speravamo molto in questa campagna perché il prodotto era davvero di qualità. Trovo ingiusto il fatto che al produttore l’uva venga pagata a prezzi da fame, mentre sui banchi del supermercato i prezzi lievitano a dismisura. Magari i consumatori non sono disposti a pagare tutti quei soldi per l’uva e dirigono i loro acquisti verso frutta più economica. Noi produttori viticoli, come categoria, stiamo cercando di muoverci, ma è difficile coordinarci”.
La telefonata con Angelo è terminata. Ascoltare le testimonianze dei produttori di uva da tavola sta diventando sempre più faticoso da reggere. Ci si rende conto che il rinnovamento varietale si è trasformato, di fatto, in una locomotiva che procede a velocità spedita e che è capace di investire chi non è riuscito ad accaparrarsi un biglietto per il viaggio.
Ancora una volta ci si ritrova – al termine di un’altra campagna – con molti produttori che si leccano le ferite. La polverizzazione del settore produttivo e l’incapacità di lavorare insieme ci presenta, ancora una volta, il suo conto a dir poco salato.
Infine si sente il rumore assordante di una grande assente: la politica. Quella politica del territorio e dei rapporti internazionali. Quella politica che dovrebbe leggere i problemi locali per agire a livello legislativo e internazionale – se occorre -. Quella politica che è strumento necessario per la costruzione di una società armonica, capace di valorizzare il territorio attraverso l’espressione – dei saperi e del saper fare – di coloro che vi abitano.
Autrice: Teresa Manuzzi
©uvadatavola.com