Il 2016 è stato un anno abbastanza complicato per l’uva da tavola. Dopo una stagione cominciata positivamente, le vendite hanno subìto una frenata, anche a causa delle avverse condizioni climatiche, per poi riprendersi con l’arrivo sul mercato delle varietà tardive.
Tuttavia il mercato si è stabilizzato su prezzi più bassi rispetto alla passata stagione. La redazione di uvadatavola.com ha raccolto le considerazioni l’agronomo Antonio Mastropirro di Agriproject Group srl.
L’agronomo: “Stagione segnata dalle condizioni climatiche avverse”
La campagna delle uve medio-tardive dal punto di vista tecnico agronomico è stata senza alcun dubbio segnata dalle condizioni climatiche avverse e dai problemi legati alla tenuta delle uve che hanno dovuto superare condizioni anomale molto piovose. Verso la fine della stagione si sono poi verificate temperature e umidità relative molto alte, anche con presenza di nebbie. Ciò ha favorito i marciumi e poi, in coda alla campagna, anche la botrite. Questi fattori hanno abbassato il periodo di shelf life del prodotto e hanno influito sulle esportazioni. Questo probabilmente anche a causa della scarsa tenuta del prodotto sul punto vendita.
L’andamento del mercato delle uve con e senza semi
Per quanto riguarda la valutazione dell’andamento delle uve sui principali mercati di riferimento, si sente sempre più il bisogno di una visione generale capace di spiegare al meglio la situazione e far progredire il comparto. In quanto tecnico di campo, ho un personale punto di vista che deriva da un’osservazione solo parziale di quanto è accaduto. Secondo la mia personale visione si è verificato un concorso di cause tra qualità intrinseca del prodotto e tenuta, soprattutto per quelle uve che dovevano raggiungere mercati lontani. Inoltre non esiste ancora una seria macro-programmazione di comparto, che ci consentirebbe di operare in maniera più serena. Purtroppo siamo alla mercè di grandi mediatori ed agenzie che prendono le loro decisioni in base a ragioni che solo in alcuni casi riusciamo a comprendere.
I problemi principali infatti si sono avuti soprattutto sulle uve vendute all’estero, su mercati più aperti alla concorrenza, sulle senza semi e sulle rosse. L’uva Italia non ha avuto questi problemi, anche perché giunge in mercati interni o chiusi che non subiscono molto l’influenza di altri Paesi produttori. Riassumendo quindi, sempre a mio avviso, i problemi principali di questa campagna potrebbero essere legati alla qualità del prodotto, alla struttura intrinseca del mercato commerciale e alla catena di approvvigionamento che non consente agli operatori commerciali e ai produttori di fare una programmazione seria.
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Autore: Teresa Manuzzi
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