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La stagione delle uve tardive 2023 non è ancora terminata, ma volendo tracciarne il profilo, la fotografia che ne vien fuori è quella di un’annata conclusasi con un certo entusiasmo. Se non tenuto a freno, però, il rischio è di ritrovarsi di fronte a un’immagine alterata della realtà.
Buona qualità, prezzi soddisfacenti: volendo ridurre a questi due elementi la stagione delle uve tardive 2023, il bilancio finale di questa campagna potrebbe dirsi perfetto. Come in un articolato mosaico, però, i tasselli che compongono l’immagine sono molteplici e non considerarli tutti rischia di trasferire un’immagine alterata della realtà. A conferma, le parole di Francesco Messina – responsabile commerciale di Agrimessina s.r.l., azienda pugliese specializzata nella produzione e commercializzazione di uva da tavola – con cui tracciamo il bilancio di questa stagione 2023.
A grandi linee com’è andata la campagna delle uve tardive 2023?
Ad oggi (11 ottobre ndr) la stagione delle uve tardive non può dirsi ancora conclusa. In ogni caso, possiamo dire che quest’anno il carico sulle piante è leggermente inferiore rispetto alle ultime due stagioni. Questo carico produttivo inferiore, però, unitamente a fattori climatici molto favorevoli per la coltura consente oggi di avere una produzione di ottima qualità e soddisfacente dal punto di vista commerciale. Al momento, infatti, un’offerta ridotta consente di spuntare prezzi soddisfacenti su diversi mercati e, al contempo, la buona qualità dell’uva, garantita dall’elevato grado zuccherino e dalla salubrità, permette di soddisfare a pieno le aspettative dei consumatori. In controtendenza rispetto a quanto registrato nel corso delle ultime due stagioni viticole. Specialmente rispetto alla campagna del 2022, quando – pur con volumi maggiori – la qualità delle uve era più bassa, sfavorita da condizioni climatiche che da settembre in poi non erano state molto favorevoli e, anzi, avevano provocato l’insorgenza di fitopatie, con grandi perdite di prodotto in campo e a livello commerciale.
Ma questo è ormai il passato e fortunatamente quest’anno per quanto riguarda le uve tardive abbiamo avuto condizioni migliori. Nel complesso, sicuramente le uve prodotte in vigneti coperti presentano una qualità di gran lunga superiore. Mentre dal punto di vista fitosanitario, se in biologico abbiamo riscontrato la presenza della cocciniglia, in convenzionale – grazie ai trattamenti effettuati nella prima parte della stagione – il prodotto non ha presentato alcuna anomalia.
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Vigneto a uva da tavola della varietà Autumncrisp® in agro di Rutigliano (BA)
Quali sono le varietà che stanno performando meglio sul mercato?
Al momento un po’ tutte le varietà stanno andando abbastanza bene. Come di consueto in questa seconda parte della stagione, si registra una maggiore richiesta di uve bianche senza semi. Senza dubbio, però, tra tutte predominante è la richiesta di Autumncrisp®, varietà apprezzata da tutti i mercati, seppur con caratteristiche diverse: chi la richiede più gialla, chi più verde. In generale comunque grande è l’attenzione posta sulle nuove varietà apirene. Diversamente, pare calare sempre più l’interesse per le varietà con semi, soprattutto per i nostri mercati di riferimento come Inghilterra, Germania e Scandinavia.
La stagione comunque non è finita: le operazioni di raccolta sono iniziate a inizio giugno e pensiamo di proseguire fino a novembre. Tutto dipende da due fattori: la domanda sul mercato e il clima. Il nostro obiettivo è andare avanti il più possibile, sebbene poi sui mercati internazionali l’interesse per l’uva italiana inizi a calare progressivamente, fino ad arrivare a dicembre quando inizia ad arrivare sui banchi l’uva d’oltremare proveniente da Brasile, Perù e Namibia.
Concludendo, dunque, come potremmo definire il bilancio di questa stagione?
Penso che per tirare le somme e avere un quadro quanto più realistico della stagione si dovrà attendere la fine della campagna. Se, infatti, da un lato si sono avute delle belle soddisfazioni sia dal punto di vista commerciale che produttivo, dall’altro bisogna comunque fare un’analisi attenta, considerando che quest’anno molti appezzamenti non erano in produzione. Nel complesso, dunque, ritengo che il bilancio potrà dirsi soddisfacente per chi ha investito nelle varietà e nelle strategie giuste qualche anno fa, quindi chi in passato ha corso dei rischi. Diversamente, se si guarda al quadro complessivo, sul piatto della bilancia graverà la mancata produzione da parte di chi si è ritrovato a dover espiantare vigneti di uve con semi e di chi ha introdotto nuove varietà che però entreranno in produzione l’anno prossimo. Per questo, il mio consiglio è di non lasciarsi prendere dall’entusiasmo, ma di continuare a investire in strategie e nuove varietà. Perché, in fin dei conti, quello che ci lascia questa stagione è ancora una volta la conferma di una verità ormai consolidata: l’uva di buona qualità si vende e a un prezzo soddisfacente, regalando non soddisfazioni effimere, ma certezze nel tempo.
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Ilaria De Marinis
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