Nonostante il ruolo centrale per l’economia nazionale, la viticoltura da tavola oggi deve far fronte a importanti problematiche: dai costi di produzione alla gestione dei parassiti, dal degrado del suolo alle conseguenze del cambiamento climatico. Il tutto, continuando a garantire la massima qualità del prodotto. Di qui il lavoro di ricerca condotto dal Dipartimento di Agricoltura dell’Università Ellenica Mediterranea della Grecia, volto a esaminare l’impatto dei substrati di pomice, fibra di cocco e perlite sulla crescita e sulle caratteristiche fisico-chimiche di due cultivar di vite coltivate fuori suolo in un sistema idroponico.
Come sottolineato, infatti, è ormai ampiamente accertato che i sistemi di coltivazione fuori suolo consentano di aumentare l’efficienza nell’uso dell’acqua e dei nutrienti rispetto alle piante coltivate nel suolo, con conseguente maggiore rendimento produttivo per superficie.
A riprova, recenti lavori hanno mostrato che i sistemi di coltivazione fuori suolo possono aumentare il rendimento commerciale delle colture orticole e ornamentali di oltre il 25-50%, a seconda della coltura. E proprio a fronte di queste evidenze scientifiche, nell’ultimo decennio, i sistemi di coltivazione fuori suolo sono stati proposti non solo per le colture annuali, ma anche nell’arboricoltura come una promettente tecnica di coltivazione alternativa che può aumentare sostanzialmente l’efficienza dell’uso dell’acqua e la resa commerciabile delle colture perenni.
Non fa eccezione il comparto viticolo, per cui si è dimostrato che la coltivazione di vite fuori suolo ne accelera la maturazione e ne aumenta le caratteristiche di resa e qualità, evidenziando così il grande potenziale offerto da questa modalità di coltivazione.
In particolare, attraverso questo studio, si sono ottenute preziose informazioni relative all’impatto dei substrati di pomice, fibra di cocco e perlite sulla crescita e sulle caratteristiche fisico-chimiche di due cultivar, Sugraone e Prime, coltivate fuori suolo.
I risultati hanno evidenziato il ruolo cruciale della selezione del substrato nel raggiungimento di una crescita e di una produzione ottimali, ottenute principalmente garantendo un’umidità sufficiente e una buona disponibilità d’acqua. Un adeguato contenuto di acqua, infatti, influisce direttamente sulla capacità delle piante di assorbire efficacemente i nutrienti, rivelandosi così decisivo.
Nello specifico, stando a quanto emerso nello studio, grazie alla sua capacità di supportare colture di alta qualità e ad alto rendimento, la perlite risulta il substrato ottimale per la coltivazione della vite fuori suolo, promettendo risultati agricoli migliori e il potenziale per maggiori profitti.
L’uso della perlite ha infatti favorito la resa totale, la resa commerciabile, la dimensione del frutto e il contenuto di solidi solubili più elevati di entrambe le cultivar. Al contrario, sebbene il substrato di pomice abbia avuto un effetto significativo sulla germogliazione precoce, sulla fioritura e sull’invaiatura, si è rivelato inadatto alla coltivazione della vite fuori suolo a causa della sua limitata capacità di trattenere l’umidità e sostenere la nutrizione delle piante, con conseguente bassa qualità e quantità della produzione. Per quanto riguarda i substrati di cocco, invece, i risultati hanno riportato una migliore nutrizione della pianta e una più elevata qualità del prodotto, dovuta alla loro maggiore capacità di trattenere l’umidità; d’altra parte, in questo caso si è riscontrato anche un ritardo della maturazione.
In sintesi, il successo della coltivazione fuori suolo della vite si basa dunque su substrati in grado di mantenere livelli di umidità adeguati, favorire i processi fisiologici e fornire nutrimento alle piante per una crescita e una produzione ottimali.
Gli studi in tal senso sono ancora molto limitati, lasciando ancora diverse domande e sfide aperte. Ulteriori ricerche si rivelano dunque necessarie, al fine di perfezionare le pratiche fuori suolo ed esplorare substrati alternativi per promuovere ulteriormente la coltivazione della vite fuori suolo.
Ilaria De Marinis
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