La Xylella fastidiosa continua a rappresentare una sfida complessa per l’agricoltura pugliese, ma le recenti attività di monitoraggio hanno delineato un quadro più chiaro e meno preoccupante rispetto alle iniziali previsioni. Mentre la sottospecie pauca, responsabile del disseccamento rapido dell’olivo, mostra segnali di rallentamento dell’epidemia che ha colpito gli uliveti, altre due sottospecie del batterio sono state rilevate nel territorio pugliese, con origine nella provincia di Bari: la fastidiosa e la multiplex. Sebbene queste due sottospecie non siano in grado di infettare l’olivo, rappresentano una potenziale minaccia per altre colture di interesse agronomico. In particolare, la presenza di Xylella su vite e mandorlo potrebbe avere effetti rilevanti.
A seguito della loro identificazione, infatti, è stata avviata una campagna di monitoraggio che, da poco conclusa, ha consentito di delineare con precisione la diffusione di queste sottospecie nel territorio regionale. In questo contesto, il Regolamento UE 1201/2020, che stabilisce misure uniformi di contenimento per tutte le sottospecie di X. fastidiosa, è stato applicato localmente con interventi rigorosi, come la rimozione delle piante in un raggio di 50 metri attorno a ogni pianta infetta rilevata. Tuttavia, secondo alcuni esperti, tra cui il dott. Donato Boscia, responsabile dell’IPSP del CNR di Bari, l’applicazione letterale di tali prescrizioni meriterebbe una revisione. In alcuni casi, infatti, il rispetto rigido di queste regole rischia di risultare più dannoso del patogeno stesso, specialmente in aree agricole di pregio come quelle dedicate alla coltivazione di vite a uva da tavola. Questa situazione evidenzia l’esigenza di un approccio più calibrato, che concili la tutela delle colture con l’efficacia delle misure di contenimento.
Xylella su vite, un focus sulla sottospecie fastidiosa
Le recenti campagne di monitoraggio hanno portato a un quadro più chiaro della diffusione delle sottospecie di Xylella in Puglia. La sottospecie multiplex è stata rinvenuta in aree limitate della provincia di Bari, con infezioni localizzate su mandorlo e su alcune specie della macchia mediterranea. Tuttavia, è la sottospecie fastidiosa a suscitare maggiore preoccupazione per il suo potenziale impatto sulla vite, essendo associata alla temuta “malattia di Pierce”, che negli Stati Uniti ha provocato danni significativi ai vigneti.
Secondo quanto emerso dalle operazioni di monitoraggio, l’area contaminata dalla sottospecie fastidiosa sembra essere meno estesa di quanto inizialmente temuto. “L’infezione è circoscritta a una zona relativamente ristretta, si tratta di qualche km² compreso tra i comuni di Triggiano e Capurso, ed è ferma ai margini del comprensorio di uva da tavola di Noicattaro-Rutigliano, dove finora tutte le analisi sono risultate negative” ha spiegato Boscia.
La notizia che fa ben sperare è che nonostante la diffusione del patogeno all’interno del prezioso comprensorio di uva da tavola del sud-est barese, fino a ora non sembra corrispondere la manifestazione di gravi sintomi della malattia di Pierce nei vigneti di uva da tavola. “È ipotizzabile che al grave quadro epidemiologico descritto negli Stati Uniti concorrono diversi fattori non presenti nelle condizioni del territorio pugliese, quali la presenza di specie vettrici molto più efficienti delle nostre sputacchine, nonché altri aspetti ancora poco noti” osserva l’esperto. Tuttavia, pur non generando allarmismi immediati, questa situazione richiede una costante attenzione e un approccio mirato per proteggere il comparto dell’uva da tavola in Puglia, responsabile di una produzione che a livello nazionale occupa circa il 60%.
La legislazione europea e le misure di contenimento: necessaria una revisione
Le operazioni di monitoraggio recentemente concluse hanno fornito un quadro più chiaro e meno allarmante della diffusione e della manifestazione dei sintomi delle sottospecie fastidiosa e multiplex in Puglia, ma il contesto normativo, al contrario, non sembra adattarsi appieno alle circostanze locali. Il Regolamento europeo, infatti, stabilisce misure uniformi di contenimento per tutte le sottospecie di Xylella, indipendentemente dalla loro gravità o dal tipo di coltura potenzialmente coinvolta.
In particolare, la Determina n. 188 del 12 dicembre 2024 del Servizio fitosanitario regionale applica le stesse misure di eradicazione per le sottospecie fastidiosa e multiplex, come già avviene per la pauca. Secondo questa normativa, i proprietari e i conduttori dei terreni situati in zone infette da Xylella devono procedere con l’estirpazione di tutte le piante in un raggio di 50 metri attorno a ciascuna pianta infetta, una misura che avrebbe un impatto abbastanza significativo per la vite, per la quale si tratta di abbattere interi tendoni. Danni in parte già mitigati da misure di compensazione economica significative che la Regione Puglia ha già definito.
Questa situazione evidenzia la necessità di una revisione della normativa, affinché un approccio più mirato consenta ai Servizi fitosanitari nazionali di valutare, caso per caso, le soluzioni più efficaci e sostenibili, in linea con le specifiche condizioni ambientali e colturali della Regione. In caso contrario, c’è il rischio che le operazioni di eradicazione possano risultare controproducenti, soprattutto per colture di pregio, come le viti di uva da tavola.
Donato Liberto
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