Il sottosegretario L’Abbate analizza il settore

da Redazione uvadatavola.com

Il Sindaco di Noicattaro (Ba) – Raimondo Innamorato – e l’assessore all’agricoltura – Vito Fraschini – venerdì scorso (24 luglio 2020) hanno chiamato a raccolta il mondo produttivo pugliese che ruota attorno all’uva da tavola. 

Da Grottaglie a Mola di Bari, dal foggiano, passando per Rutigliano, gli assessori all’agricoltura ed i rappresentanti delle associazioni dei produttori hanno preso parte ad un interessantissimo incontro con il sottosegretario all’agricoltura Giuseppe L’Abbate e la Deputata Francesca Galizia.

I saluti dei padroni di casa hanno introdotto l’incontro: “Questa giornata nasce in seguito alla denuncia che c’è stata da parte di alcuni produttori per via delle importazioni che l’Olanda sta effettuando di alcuni volumi di uva egiziana che giunge sul mercato ad un prezzo più competitivo. Sottraendo quindi quote di mercato al prodotto nostrano”.

Nel corso dell’incontro i diversi rappresentati del territorio si sono detti disposnibili a collaborare e fare rete per sostenere il comparto.

Di seguito pubblichiamo l’intervento del sottosegretario, che analizza lucidamente le falle del comparto italiano dell’uva da tavola, spiega quanto accaduto tra Egitto ed Olanda e propone alcune soluzioni per rilanciare il settore.

“Dobbiamo inquadrare bene tutte le situazioni. Sarebbe troppo facile dire che l’Olanda e l’Egitto sono cattive e per questo noi non riusciamo a vendere l’uva. Si è parlato di concorrenza sleale dell’Olanda nei confronti dell’Italia, ma non è così. C’è un accordo commerciale siglato nel 2010 tra l’Unione Europea e l’Egitto, (da quando è stata istituita l’UE gli accordi si fanno tra UE ed altri Paesi, quindi non più accordi bilaterali tra i singoli Paesi), questo accordo prevede che l’Egitto può esportare in Europa carciofi, pomodori, uva da tavola ed altri prodotti alimentari. Per tutelare i produttori europei è presente un limite per il quantitativo di merce importata ed una finestra temporale definita. Pertanto possono essere importati solo alcuni volumi entro il 31 luglio di ogni anno. Questi scambi avvengono ogni anno dal 2010. Non è quindi corretto parlare di concorrenza sleale, si tratta di libero mercato, anche perché i quantitativi immessi non sono oltre i limiti consentiti.

Il fatto però apre diverse riflessioni. L’Olanda, pur non producendo uva da tavola, aggredisce nella stessa finestra lo stesso mercato Nord Europeo a cui si rivolgono i produttori italiani. Questo è possibile perché il Paese dei tulipani dal punto di vista logistico è molto forte e noi abbiamo diverse carenze strutturali. Il porto di Rotterdam è il più grnde porto europeo, riesce a sdoganare le merci con una tempistica ed un costo concorrenziali rispetto ai porti italiani.

sindaco_rutigliano_2.jpgIn foto: Raimondo Innamorato – sindaco di Noicattaro (Ba)

Aggregazione
Detto questo, cosa possiamo fare? Innanzitutto dobbiamo lavorare per aggregare sempre di più la nostra produzione, il viticoltori da tavola sono polverizzati e questo costituisce un problema. In Puglia l’aggregazione si aggira attorno al 35%, si tratta di numeri troppo bassi. Se riuscissimo ad essere più uniti potremmo anche utilizzare al meglio gli strumenti che abbiamo a disposizione dall’OCM (Organizzazione Comune di Mercato) per poter programmare la produzione ed immettere l’uva sul mercato quando effettivamente il prodotto è maggiormente richiesto,

 

Rinnovo varietale
Il mercato richiede sempre più uve apirene. A tal proposito proprio gli egiziani stanno facendo dei grandi investimenti in questo senso, e non sono gli unici. Noi siamo il 5° Paese al mondo per volumi di uva esportati, dietro di noi c’è il Cile che ci sta tallonando e sta effettuando grandi investimenti. A breve ci sorpasserà. Se il mercato richiede le uve apirene noi dobbiamo essere bravi a offrire quel prodotto.

 

Promozione
Non dobbiamo mai scordare la promozione e alla valorizzazione della nostra uva, e quindi del territorio. Abbiamo un’IGP uva da tavola Puglia che stenta a portare risultati per i nostri produttori. Al suo interno è presente un disciplinare di produzione che contempla varietà indubbiamente storiche per la nostra regione, ma che sono fuori mercato. Quindi abbiamo un’IGP da mettere in moto per far funzionare al meglio. Risulta anche necessario allargare il disciplinare di produzione alla nuove cultivar apirene. Oggi sono cambiati anche i consumi, pertanto siamo costretti a rivedere le nostre modalità di commercializzazione. Il consumatore non acquista più 1-2 kg di uva, ma si acquistano grappoli. Dobbiamo lavorare per far capire al consumatore tedesco/francese/inglese la differenza tra la nostra uva, etichettata come prodotto UE, e quella di importazione extra UE. Tocca a noi mostrare e dimostrare le qualità superiori del nostro prodotto e spiegare perché la nostra uva è più cara. Magari perché rispettiamo determinate norme? Perché è più sostenibile dal punto di vista ambientale?

 

Logistica
Per far funzionare tutto questo risulta fondamentale intervenire dal punto di vista logistico, a tal proposito mi sono impegnato in prima persona per far rientrare l’aeroporto di Grottaglie (TA) come aeroporto-cargo importante all’interno del piano “Connettere Italia”. Non possiamo più permetterci che le nostre merci raggiungano i mercati europei con anche solo un giorno in più ed a costi maggiori rispetto ai nostri concorrenti. Gli olandesi riescono a movimentare tutto con due giorni in meno di noi. Qui però torniamo al primo punto, se voi produttori foste aggregati e non polverizzati, sarebbe tutto più facile perché aggregare domanda significa andare al ministro di turno o in regione e dire: “Abbiamo bisogno di queste infrastrutture”, “Abbiamo bisogno di questa logistica”, “dovete investire in questo” oppure “Puntate maggiormente sulla ricerca”.

Varietà autoctone
A proposito di nuove varietà, a breve avremo il nome del nuovo direttore generale del CREA. Gli enti che si occupano di ricerca devono funzionare perché puntare sulla ricerca vuol dire guardare al futuro, avere varietà sempre più performanti e che esprimono il meglio sul nostro territorio. Varietà autoctone capaci di anticipare la raccolta, studiare nuove tecniche agronomiche per ridurre i trattamenti o posticipare i tagli. Tutto questo è possibile solo se il tessuto produttivo è aggregato, diversamente è impossibile agire.

 

Modello Melinda
Abbiamo già un modello a cui ispirarci: il modello Melinda. Se lo fanno lì perché non possiamo farlo noi che in appena due province (Bari e Taranto) ritroviamo la maggior parte degli areali produttivi italiani? I produttori di mele sono distribuiti in un’area più vasta. Ogni giorno Melinda, insieme alle altre OP (4 in tutto che collaborano tra loro in una AOP – associazione di organizzazione di produttori) conoscono esattamente il numero delle mele prodotte nel mondo. Hanno realizzato due enti di ricerca che lavorano soprattutto per ricercare nuove varietà e nuove tecniche agronomiche volte ad abbattere i costi di produzione – il numero dei trattamenti fitosanitari ad esempio -. Per riproporre anche qui quel modello dobbiamo superare l’individualismo endemico che affligge il Sud Italia.

IMG_7166.JPGIn foto: Vito Fraschini – assessore all’agricoltura del comune di Noicattaro (Ba)

Usare bene i fondi UE
La politica, e quindi io in prima persona, dovrò lavorare per riaprire il mercato Russo
. Tutti i nodi che ho elencato non sono facili da sciogliere. Per questo, a mio avviso, chiedere al governo fondi a pioggia non serve. Non sono quelle le misure capaci di risolvere davvero il problema. A mio avviso bisogna realizzare degli interventi strutturali capaci di renderci competitivi sul mercato. Siamo consapevoli che ci troveremo ad affrontare una nuova recessione, le crisi economiche ciclicamente si presentano, ed i Paesi meno forti strutturalmente soffrono di più queste contingenze.

 

Un Hub italiano in Olanda
Un’altro passo che a mio avviso dovremmo realizzare è quello di realizzare, magari nella stessa Olanda, un hub – una piattaforma ortofrutticola italiana – così da avere una distribuzione rapida ed efficiente delle merci nei Paesi del Nord Europa. Una soluzione del genere ci consentirebbe di aggredire in modo più rapido ed efficiente il mercato di riferimento.

E-commerce
Non dobbiamo però sottovalutare la rete e le nuove piattaforme di vendita online. Ad esempio Alibaba, che ha acquistato un aeroporto nel quale gestisce la sua logistica. Anche la Cina sta puntando sull’e-commerce per sostenere il settore produttivo ed ha lanciato grandi piattaforme di commercio online. La GDO, che molti vedono come il male, ha il terrore delle piattaforme online. Perché notano una riduzione delle quote di mercato dovute a questi nuovi concorrenti.

 

Autore: Teresa Manuzzi
@uvadatavola.com

Articoli Correlati